Martinelli: «Sogno il Lombardia, ammiro Froome e vorrei correre i Grandi Giri»

Alessio Martinelli
Alessio Martinelli in allenamento tra la neve del Passo dello Stelvio (foto: Instagram/Alessio Martinelli)
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Alessio Martinelli è un ciclista che non ha paura della fatica, ma la cerca. Valtellinese di Sondalo in provincia di Sondrio, fa parte della scuderia dei talenti del Team Colpack-Ballan. Alza lo sguardo e intorno il paesaggio rappresenta un richiamo naturale a salire in sella alla bici. Quando c’è tanta neve, come in questi giorni, l’alternativa per Alessio è divertente e stimolante: «A Bormio faccio sci di fondo, camminate con le ciaspole, palestra e allenamenti sui rulli. A mezz’ora da casa posso pedalare senza problemi. Sto facendo allenamenti abbastanza lunghi per recuperare i due mesi in cui sono stato fermo».

Alessio Martinelli: dimensione salita

Stop, pausa, alt. Il 12 giugno 2020 Alessio ha un problema in allenamento: sta affrontando la salita di Cancano, scollina e si ritrova a terra. Ma lo sport oltre che tecnica è soprattutto psicologia. Cadi, ti rialzi, riparti. Forgiato dalla multi-disciplina ha corso in mountan-bike sin dai Giovanissimi con l’Unione Sportiva Bormiese. Poi il Team Protek Dalla Bona-Damiani ed è con l’arrivo al Team F.lli Giorgi e grazie al preparatore Omar Beltran che Martinelli acquisisce consapevolezza e ottiene risultati magnifici: nove vittorie nel 2019, anno impreziosito dallo splendido argento al Mondiale di Harrogate. Il 2020 è stato particolare per tutti e Alessio lo ha vissuto da spettatore. Quest’anno è solo l’inizio, l’ennesimo. Magari quello giusto. Vent’anni il prossimo 26 aprile, vive per il ciclismo e per questo si sente felice. Uno sport sedimentato nei suoi cromosomi. Le salite sono il suo pane: lì, dove non c’è da perdersi nel labirinto delle varie ed eventuali. Si pedala, si spinge con il cuore prima e con le gambe poi. Il contenitore è giusto, per i contenuti si vedrà. Con quibicisport.it ha acceso la Polaroid dei magic moment vissuti finora e il futuro tra i prof. Dal 2022 sarà alla Bardiani e da lombardo sogna un giorno di vincere il Giro di Lombardia. E un tris di idoli dai quali prende esempio: Ivan Basso, Alberto Contador e Chris Froome.

Come stai dopo l’incidente in allenamento dell’estate scorsa?

«Mi sento abbastanza bene. Ho ripreso bene. Oramai da giugno sono passati sei mesi, sto facendo un po’ di allenamenti alternativi visto che da me c’è la neve: abito a Bormio e non si può uscire tanto in bicicletta. Praticamente faccio sci di fondo, camminate con le ciaspole, palestra e allenamenti sui rulli. Ogni tanto scendo giù con la macchina, a una mezz’oretta da casa e posso pedalare senza problemi: allenamenti abbastanza lunghi per recuperare il volume di lavoro perso per i due mesi che mi hanno costretto a stare fermo. Con il mio allenatore Omar Beltrami, abbiamo deciso di aumentare i carichi in inverno, ma senza esagerare, con un ritmo abbastanza tranquillo. Ogni tanto faccio anche lavori fuori soglia visto che nel 2020 ho fatto pochissime gare».


Martinelli, con il Team Colpack avete già pensato al calendario di gare della prossima stagione?

«Ho parlato con Valoti in particolare e abbiamo messo come obiettivo un avvicinamento abbastanza ottimale al Giro d’Italia, passando per la Ronde de l’Isard. Dopo il Giro, il Valle d’Aosta, sperando che proceda tutto nel modo giusto. A febbraio inizieremo la stagione: il 27 con la Coppa San Geo o la Firenze-Empoli e poi le prime gare saranno con i professionisti, ovvero il Trofeo Laigueglia e il Gran Premio Industria e Artigianato a Larciano. Le farò per crescere di condizione in vista delle gare di aprile come il Palio del Recioto e altre».


Che tipo di corridore sei e in futuro da prof a quali gare pensi di poter puntare?

«Non ho ancora capito bene che tipo di corridore sono in questo momento. Per esempio al Mondiale di Harrogate nel 2019 sono andato molto forte ed era un percorso non duro, ma ondulato. Sulle salite corte riesco a esprimermi al meglio. Abitando in un posto come il mio, dove ci sono salite molto lunghe, sono anche un buono scalatore soprattutto se le salite contengono pendenze ripide. Ho un buon recupero e sono adatto alle corse a tappe, due anni fa sono andato molto bene al Giro della Lunigiana. In futuro aspiro a voler diventare un buon corridore per le gare a tappe come il Giro, il Tour e la Vuelta».

L’argento al Mondiale di Harrogate ti ha dato maggior consapevolezza?

«Assolutamente. Mi ha fatto capire che posso essere qualcuno anch’io. Il Mondiale mi ha fatto comprendere che valgo anche a livello internazionale e una gara insieme ad atleti già professionisti e con tutto quel pubblico è stata una sensazione fantastica».

Quale corridore ritieni un modello, oltre che per qualità sportive anche per doti umane?

«Ho avuto tre idoli e tre persone da cui ho tratto ispirazione: Ivan Basso, Alberto Contador e Chris Froome. Froome è il corridore che preferisco perché dopo l’incidente non si è demoralizzato e credo che riuscirà a raggiungere il suo obiettivo di vincere il quinto Tour de France».

Nelle categorie giovanili hai corso in mountain-bike: ti piacerebbe cimentarti anche nel ciclocross?

«Fino agli Esordienti sono stato un biker e poi ho deciso di passare su strada perché mi vedevo molto meglio e mi piaceva molto di più. Con il mio allenatore avevamo pensato di fare un po’ di ciclocross quest’anno, ma ci abbiamo pensato tardi e per alcuni problemi non ci siamo riusciti. Ma in futuro mi piacerebbe fare qualche gara di ciclocross in inverno perché è un buon allenamento, ti mantiene attivo e ti permette di fare dei lavori che in allenamento da solo non riesci a fare».

La gara dei sogni di Alessio Martinelli?

«Non è semplice. Ci sono tante gare importanti. Il Lombardia è una corsa speciale, per me che sono un lombardo».