AMARCORD/8 Show sul Poggio, Kelly rompe il tabù Sanremo

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Era l’uomo da battere, lo aspettavano tutti al varco. E lui vinse, come fanno i grandi campioni, schiera eletta a cui Sean Kelly, allora trentenne, aveva tutti i diritti di appartenere.

Prima del via della Milano-Sanremo 1986, nel suo palmares già figuravano una Roubaix, una Liegi e due Giri di Lombardia, nonché un quinto e un quarto posto al Tour de France e un centinaio di altre vittorie. Un talento epocale a cui la Classicissima di Primavera era però sfuggita più volte per un soffio. 

Il 15 marzo 1986 l’irlandese ci riprova per la settima volta. La corsa ha uno sviluppo classico, con fughe e controfughe che si spengono ai piedi del Poggio. Sull’ultima erta, spesso decisiva, il gruppo si allunga sulla spinta dei battistrada, tra i quali si fa luce il canadese Bauer. Il primo a partire però è l’emergente Greg Lemond, che al suo attivo ha già due podi del Tour de France e uno del Giro d’Italia. Lo segue Mario Beccia, tutt’altro che un carneade, tanto che il suo nome figura sull’albo d’oro della Freccia Vallone, vinta quattro anni prima.

Azione molto pericolosa: Kelly capisce che è il momento di agire e in quattro pedalate schizza dal gruppo e si porta sui due. Anzi fa di più: affianca Lemond, gli dice qualcosa tipo “dai, andiamo insieme al traguardo”, poi si mette a tirare. La richiesta di collaborazione, se tale è stata, cade subito nel vuoto, perché né Lemond, né tanto meno Beccia si sognano di dare un cambio all’irlandese, che in caso di volata è nettamente il più forte.

Sean Kelly alla premiazione. Imponente il suo bilancio nelle classiche monumento: oltre a due Sanremo, ha vinto due Parigi-Roubaix, due Liegi e tre Giri di Lombardia. Gli è sfuggito solo il Fiandre, che ha sfiorato tre volte, con altrettanti secondi posti: quasi una maledizione.

La volata con Lemond e Beccia non ha storia: Kelly è troppo più forte

Dietro provano a organizzare l’inseguimento, si danno da fare il vecchio Moser, Fignon e Vanderaerden, ma l’andatura imposta da Kelly è nettamente superiore. I tre in fuga vengono giù dal Poggio senza attaccarsi; solo alla fine della discesa, proprio in vista dello striscione dell’ultimo chilometro, ci prova Beccia, ma Kelly lo riconduce subito a un destino già segnato. 

La volata non ha storia: l’irlandese esce dalla ruota di Beccia e cambia marcia, Lemond prova a seguirlo ma deve arrendersi. Il gruppo arriva poco dopo, regolato dallo spunto di Saronni.

La copertina di BS, nel numero di aprile, non poteva che essere dedicata al dominatore della Sanremo, la cui espressione malinconica, aggravata nell’occasione dal fango rappreso su tutto il volto, non mutava neanche nel trionfo. A trent’anni era ancora lontano dal tramonto, al punto che sei stagioni dopo sarebbe stato di nuovo primo nella Classicissima, sottratta in volata ad Argentin

Si ritirerà solo nel 1994, dopo aver vinto nove classiche monumento, una Vuelta, la Coppa del Mondo del 1989, quattro maglie verdi al Tour, sette Parigi-Nizza e una miriade tra tappe e corse in linea. Un campione fra i più completi di sempre.