Conca: «Per Savio ho il massimo rispetto, ma adesso mi aspetta il World Tour»

Filippo Conca nel 2021 correrà con la maglia della Lotto Soudal.
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Filippo Conca, giovane talento della Biesse Arvedi, si è ritrovato al centro di una delle polemiche che hanno caratterizzato il finale di stagione: nel 2019 si era promesso all’Androni Giocattoli-Sidermec di Gianni Savio per il 2021 e 2022, salvo poi ripensarci e firmare un biennale con la Lotto Soudal. «La squadra belga – spiega – mi osservava dalla primavera di quest’anno, ma l’offerta mi è stata fatta solo qualche mese fa, diciamo tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. Di rifiutare non me la sono sentita, si tratta di una formazione del WorldTour che dà delle garanzie diverse rispetto ad una Professional. Io, poi, ero al quarto anno nella categoria. Non ho voluto rischiare, insomma».

Ma Conca non dimentica certo Gianni Savio, il quale aveva comunque dato al lombardo un’opportunità. «Anzi, lo ringrazio – puntualizza – non era mia intenzione sollevare tutto questo polverone insieme a Manuel Quinziato, il mio procuratore. Firmare con l’Androni nel 2019 mi ha permesso di disputare tutto sommato serenamente questa stagione così disastrata. Sarei stato contento anche con loro, intendiamoci, ma alla Lotto Soudal mi sento più tutelato».

Anche se, Conca lo sa bene, la squadra belga non ha mai avuto una grande tradizione coi corridori italiani. Stefano Oldani, alla Lotto Soudal dal 2019, è soltanto il terzo azzurro di sempre a farne parte: i primi due furono Dario David Cioni e Stefano Zanini. «Con Oldani ho parlato – racconta Conca – siamo entrambi lombardi e ci siamo affrontati spesso e volentieri fin da bambini nelle categorie giovanili. Che consigli mi ha dato? Di fidarmi dell’ambiente e di portare pazienza: integrarsi rapidamente in una squadra quasi interamente belga è impossibile, ci vogliono alcuni mesi. Ma lui ce l’ha fatta, quindi posso riuscirci anch’io».

Resta da capire, adesso, cosa vuole diventare da grande Filippo Conca: un uomo da grandi giri o più adatto alle classiche? «Oggi un atleta si può costruire – riflette – e quindi non voglio pormi limiti, giacché nemmeno io ancora mi conosco così bene. Nei periodi in cui ho più massa muscolare, in pianura mi sento a mio agio. Quando, invece, sono più magro, mi difendo egregiamente anche in salita (infatti è arrivo quinto al Giro d’Italia Under 23 2020, ndr). Se posso sognare liberamente, allora dico: tappe al Giro e il Fiandre. Più che scalatore, però, preferirei definirmi passista. E in generale, chiedo al professionismo di rendermi più maturo: i momenti negativi non riesco ancora a gestirli molto bene, ma se voglio far parte del WorldTour dovrò imparare a farlo».