Cassani sulla “crisi” del ciclismo italiano: l’analisi del commissario tecnico

Cassani
Davide Cassani, ex commissario tecnico della Nazionale italiana
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Con un lungo, anzi lunghissimo post come sua abitudine sulla pagina Facebook, il cittì Davide Cassani, ha commentato e analizzato il momento vissuto dal ciclismo italiano a pochi giorni dalla conclusione del Giro d’Italia. Domande e risposte sulla stagione che sta per terminare, sul fenomeno Slovenia, sull’attuale ranking mondiale e sulle prospettive future.

Diversi giovani interessanti alle porte del professionismo e pronti al debutto nel Gotha del ciclismo e un unico grande interrogativo che apre la disamina di Cassani.

Cassani: il ciclismo italiano è in crisi?

«Per rispondere a questa domanda credo che sia importante guardare un po’ di numeri, non dicono tutto ma qualcosa si. Sono andato a vedere i vari ranking mondiali e la prima cosa che è giusto sottolineare è il dominio della Slovenia. Roglic e Pogacar sono in testa alla classifica corridori, mentre la Slovenia in quella per nazioni. Io penso che, per valutare lo stato di salute di uno sport, bisogna guardare il movimento nel suo complesso».

Cassani apre una parentesi anche sulla classifica mondiale per nazioni: «Tornando al Ranking mondiale per nazioni è interessante vedere che l’Italia in questo momento è al quarto posto dietro la Slovenia, la Francia ed il Belgio. In campo individuale se prendiamo i primi 100, contiamo 14 Belgi, 13 francesi così come 13 Italiani, 8 spagnoli, 6 australiani e olandesi». E a seguire sul settore della pista: «Su pista, nelle specialità Endurance, l’Italia è al primo posto mentre in MTB abbiamo davanti solo la Svizzera e la Francia (siamo terzi). In campo femminile, specialità strada, siamo secondi per nazioni mentre nella classifica individuale abbiamo, tra le prime 100, lo stesso numero delle olandesi, 13 atlete. La terza nazione per numero è la Francia con 6».

Pianeta giovani: il futuro è azzurro

La lente d’ingrandimento del cittì passa anche sul panorama giovanile: «Se poi andiamo a vedere la categoria Under 23 e controlliamo il ranking 2019 (questo 2020 non si può prendere in considerazione) salta fuori che siamo secondi in classifica per nazioni e abbiamo vinto  il campionato Europeo (Dainese) e quello mondiale (Battistella). Tra gli juniores, sempre prendendo come riferimento il 2019, abbiamo il campione europeo ed il campione del mondo a cronometro (Piccolo e Tiberi) e siamo secondi nella classifica per nazioni».

Cassani ha poi commentato il vu parlé degli ultimi tempi: «Uno può dire, si però c’è il nulla dopo Nibali per le grandi corse a tappe. Io credo che, il non avere un dopo Nibali, non è un problema nato oggi, ma le conseguenze di un qualcosa che è mancato anni fa. Mi spiego: dal 2012 al 2016 in Italia, la categoria under 23 aveva in calendario una sola corsa a tappe, il Val d’Aosta. Il Giro d’Italia giovani ed altre gare a tappe erano sparite. Cosa vuol dire? Che le nostre squadre dilettantistiche, ottimamente organizzate ma in grado solo di gareggiare in Italia, avevano a disposizione un calendario non all‘altezza e questo ha  abbassato il livello della categoria. Mentre nel resto del mondo i ragazzi correvano a destra e a manca facendo esperienze fondamentali alla loro crescita, noi ci siamo chiusi a correre in Italia. Ma se negli anni 90 avevamo 7/8 corse a tappe che tenevano alto il nostro livello, in seguito sono sparite ed il nostro movimento ne ha subito le conseguenze.  Credo che, anche per questo motivo, non abbiamo, per il momento, il dopo Nibali perché non siamo riusciti a preparare nel modo giusto i nostri giovani nel passaggio al professionismo. E abbiamo perso una generazione di scalatori».

Cassani: «Nello sport ci vuole pazienza»

Un messaggio di ottimismo per gli anni a venire: «Io credo che il lavoro di questi ultimi anni lo vedremo, non adesso, ma tra qualche  stagione. Siamo riusciti a riportare in vita il giro giovani, diverse squadre dilettantistiche sono diventate continental avendo così la possibilità di gareggiare anche all’estero e contro avversari più qualificati e la nazionale permette a tanti corridori di ottime squadre dilettantistiche di prendere parte a diverse corse a tappe. Ci vuole pazienza nello sport. Tanta pazienza. Io penso che il lavoro fatto in questi anni darà risultati e ritorneremo ad avere anche corridori da corse a tappe. Intanto abbiamo il cronoman più forte al mondo, un quartetto, anzi due (anche quello femminile) tra i più veloci e diversi ragazzini e ragazzine che stanno crescendo molto bene. Almeno credo perché questo è semplicemente un mio pensiero».