Caso Evenepoel, per Lefevere è una “vendetta” dell’Uci: «Paghiamo la battaglia sulla sicurezza dei corridori»

lefevere
Patrick Lefevere, team manager della Deceuninck-Quick Step.
Tempo di lettura: 2 minuti

«La situazione è chiara: sto pagando il conto per le mie dichiarazioni nel dibattito sulla sicurezza dei corridori». Così Patrick Lefevere, team manager della Deceuninck-Quickstep, spiega il caso relativo al video diffuso dopo la caduta di Remco Evenepoel al Giro di Lombardia.

Nelle immagini si vede Davide Bramati, ds della Deceuninck, calarsi nella scarpata dov’era caduto il corridore, estrarre qualcosa dalla tasca posteriore dei pantaloncini del ragazzo e metterselo in tasca. Sulla scorta del filmato, L’Unione Ciclistica Internazionale ha annunciato l’apertura di un’indagine.

Nella sua rubrica settimanale sul quotidiano belga Het Nieuwsblad, Lefevere è andato giù duro, criticando i «cosiddetti organismi indipendenti» dell’Uci e Antoine Vayer, l’ex allenatore della Festina che ha portato alla luce il video su Twitter: «Pubblica i video più ridicoli, deliberatamente tagliati nel modo più suggestivo. Cosa è successo? Bramati è sceso nel burrone dopo la caduta di Remco e ha rimosso tutti gli oggetti duri per salvarlo da ulteriori ferite. Il suo casco, la radio e anche una borraccia, in questo caso di piccole dimensioni».

«La borraccia? Niente di proibito»

«I corridori usano spesso una borraccia nel finale di gara – ha continuato Lefevere – Ora quella borraccia ha acquisito una pessima reputazione, come fosse una sorta di stregoneria (nelle immagini dal vivo, si vede Evenepoel prenderla dalle mani di un uomo dello staff, poco prima dell’incidente, ndr). La realtà è che le borracce negli ultimi chilometri sono meno appiccicose e più pratici dei gel».

Niente di proibito nel contenuto, assicura il team manager: «Coca-Cola, Red Bull o cose del genere. Non ci sono certamente antidolorifici perché il nostro team non fa certe schifezze».

Lefevere ha dunque interpretato l’atteggiamento dell’Uci come una sorta di rappresaglia. «Insieme a Richard Plugge (manager della Jumbo-Visma, ndr) e ai responsabili di altre squadre, stiamo lavorando a un’iniziativa per rendere il ciclismo più sicuro». E ha concluso: «Angosciante: non ho un’altra parola per definire questa storia».