UCI e la larghezza minima della piega: più sicurezza senza compromettere la performance

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Da un paio di settimane l’Unione Ciclistica Internazionale ha ufficializzato l’aggiornamento al regolamento relativo alla larghezza minima dei manubri, un tema che aveva iniziato a circolare già dallo scorso giugno. La novità più significativa riguarda l’introduzione, a partire dal 2026, di una larghezza minima di 400 millimetri, misurata tra i bordi esterni della piega. La norma prevede anche un limite massimo di 65 millimetri di flare e una distanza minima di 280 millimetri tra i cofani dei freni.

Questa misura rappresenta un equilibrio tra aerodinamica e sicurezza. Negli ultimi anni si era diffusa soprattutto tra i corridori del Nord Europa la tendenza a ridurre al minimo la larghezza del manubrio per ottenere vantaggi aerodinamici. In contesti specifici come sprint ravvicinati, discese tecniche o curve strette, i manubri troppo stretti potevano compromettere la stabilità e la gestione del mezzo, aumentando il rischio di incidenti.

Non sarà un cambiamento drastico

Dal punto di vista tecnico, la scelta dell’UCI è più che sensata. Oggi, nella pratica, difficilmente si vedono manubri più stretti di 38 millimetri, quindi la nuova regola non sconvolgerà le scelte della maggior parte del gruppo. Al contempo, però, pone un limite chiaro in un ciclismo dove la performance viene prima di tutto, impedendo di spingersi troppo oltre i margini di sicurezza in nome del vantaggio aerodinamico.

Per i meccanici dei team e per gli appassionati, la novità richiede attenzione: sarà necessario verificare che le biciclette rispettino le nuove misure minime e regolare con cura leve, attacchi e posizioni per garantire sia il rispetto del regolamento sia il mantenimento del setup ottimale dei corridori.

È un promemoria tecnico che anche nel professionismo ogni scelta, dal manubrio alla posizione in sella, deve bilanciare performance e controllo, senza mai dimenticare la sicurezza del corridore.