Giro d’Italia, le salite di oggi: Passo Duron, Forcella di Lius, Sella Valcalda, Cima Sappada

Giro d'Italia
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La Cima Sappada precede di circa 6 chilometri il traguardo di oggi al Giro d’Italia, posto a Sappada. Dopo il passaggio dal GPM verrà affrontato un tratto in discesa seguito della breve salita conclusiva. Prima dell’impegnativo finale dovranno essere scalati il Passo Duron e la Sella Valcalda

PASSO DURON – Due presenze al Giro d’Italia, sempre nelle tappe che si concludevano sul Monte Zoncolan. Il battesimo nel 2010, quando transitò al comando il francese Ludovic Turpin. Secondo passaggio nel 2018, davanti a tutti Valerio Conti. 

FORCELLA DI LIUS – Non è valida per la classifica degli scalatori perché viene affrontata nella discesa verso Paluzza, subito dopo il GPM del Passo Duron. 

SELLA VALCALDA – La salita di Sella Valcalda porta fortuna ai … Conti. Fu il romagnolo Roberto Conti ad inaugurare i passaggi nel Giro d’Italia del 1987 (come oggi, la tappa arrivò a Sappada), è stato il romano Valerio Conti a chiuderli, per ora, nell’edizione 2018 della corsa rosa. Quella di quest’anno sarà per la storia la sesta scalata a questo valico secondario, posto in corrispondenza del paese di Ravascletto, non lontano dal mitico Monte Zoncolan. Il più illustre tra i conquistatori di Sella Valcalda è lo statunitense Greg Lemond, transitato in testa con la maglia di campione del mondo nel 1990, durante un Giro che non lo vide mai protagonista e che terminò al 105° posto, a quasi tre ore di distacco da Bugno. Passarono in testa a Sella Valcalda anche Marzio Bruseghin (2003) e il francese Ludovic Turpin (2010). 

CIMA SAPPADA – Cima Sappada precede di circa 6 chilometri il traguardo della tappa odierna, posto a Sappada. Dopo il GPM verrà affrontato un tratto in discesa prima della breve erta conclusiva. 

La salita di Sappada entra nella storia del Giro anche e soprattutto per il clamoroso crollo di cui è vittima la maglia rosa Roberto Visentini nel 1987. Il bresciano ha una crisi di nervi quando viene attaccato nel finale della 15ª tappa, la Lido di Jesolo-Sappada. Ad acuire lo sconforto la presenza nel gruppetto all’offensiva del suo compagno di squadra l’irlandese Roche, che furbescamente coglie l’occasione e si accoda a Van der Velde, Anderson, Bernard, Chioccioli, Lejarreta, Millar ed altri. Il ds della Carrera, Boifava, impone a Roche di non collaborare. Dietro, Visentini trova inizialmente la forza per reagire, ma, non spalleggiato dai suoi gregari, va alla deriva, complice anche una crisi di fame dovuta alla tensione che gli impedisce di alimentarsi a dovere. Diventa l’ombra di se stesso e sull’ascesa a Sappada sprofonda. Abbandonato dai compagni, conclude penosamente al 58° posto, a 6’50” dal vincitore, l’olandese Van der Velde e a 5’54” da Roche, che gli sfila la maglia rosa e scivola al 7° posto in classifica a 3’12”. 

Il colpo di scena ha enormi strascichi polemici. Quando taglia il traguardo, Visentini esclama “Questa sera qualcuno va a casa!”. Roche è sotto accusa. Visentini lo accusa di tradimento. Si scatena il finimondo. Si riuniscono i vertici della Carrera. Il patron Imerio Tacchella arriva a Sappada in elicottero. Ma per festeggiare: “Ma quali veleni? La maglia rosa è sempre nostra. Dobbiamo essere contenti ed ottimisti. Vogliamo vincere il Giro”. “Sono un professionista, svolgo il mio lavoro – osserva dal canto suo Roche –, non ho fatto nulla di male”. L’irlandese, in realtà, aveva dato un modesto apporto alla fuga in atto, Visentini è crollato perché debole di nervi, prima o poi sarebbe precipitato comunque. La Carrera è spaccata. C’è chi si schiera con Roche, chi prende le difese di Visentini. L’irlandese vincerà il Giro, realizzando nello stesso anno quella incredibile tripletta Giro-Tour-mondiale che nella storia del ciclismo è riuscita soltanto ad un altro campione, Eddy Merckx. Per Visentini è l’inizio della fine della sua carriera. Il Giro non lo termina neppure. Col morale sotto i tacchi e per la frattura allo scafoide dopo una caduta lungo la salita di Pila, nella penultima giornata di corsa, abbandona la gara e non si riaffaccerà mai più agli onori delle cronache ciclistiche.  La tappa di Sappada vede il successo per distacco dell’olandese Van der Velde. A 46” Rominger conquista il secondo posto precedendo in volata il gruppetto di cui fa parte anche Roche (12°). 

Mancavano 850 chilometri alla fine del 31° Giro d’Italia, era il 1° giugno 1948 e per la prima volta si scalava Cima Sappada. Era in atto uno spietato duello tra due toscani, il pratese Fiorenzo Magni, maglia rosa, e il pistoiese Ezio Cecchi, staccato di soli 56” alla partenza della quintultima tappa. Percorso breve, soli 125 chilometri, partenza da Udine ed arrivo ad Auronzo di Cadore. Fuga solitaria del ligure Vincenzo Rossello, nativo di Stella, compaesano di Sandro Pertini, che è lontano in classifica e non fa paura a nessuno. L’alfiere della Legnano transita in testa a Sappada (29” di vantaggio su Cottur e 54” su Ronconi; gruppo con Bartali, Coppi e Magni cronometrato a 2 minuti), poi vince la tappa con ampio margine. La lotta si scatena alle sue spalle. Cecchi lascia la compagnia, raggiunge Ronconi e al traguardo, dove giunge terzo a 2’17”, recupera con gli interessi il suo distacco in classifica da Magni, che ad Auronzo accusa un ritardo di oltre 5 minuti dal vincitore. Cecchi è la nuova maglia rosa. Ma due giorni dopo, a Trento, Fiorenzo Magni si rimpossesserà definitivamente della leadership, per soli 11”, quelli che gli basteranno a Milano per vincere il suo primo Giro

Nel 1990, nell’edizione del Giro dominata da Gianni Bugno, Cima Sappada era la penultima asperità del tappone Velden-Dobbiaco, partito dal Tirolo per far rientro in Italia. Al GPM transitò in testa il bresciano Bruno Leali, ma la frazione si decise lungo la successiva discesa dal Passo di Monte Croce Carnico, quando evase un sestetto poi regolato in volata dal francese Eric Boyer davanti allo spagnolo Unzaga e al russo Ugrumov. 

La 15ª tappa del Giro del 2018 parte da Tolmezzo e arriva Sappada. La maglia rosa sembra più che saldamente sulle spalle dell’inglese Simon Yates, che sulla penultima asperità della giornata, il Costalissolo, saluta la compagnia, imbocca la salita finale con ampio vantaggio e manda in crisi il connazionale Chris Froome. A Sappada  Yates vince la frazione con 2’11” sul colombiano Miguel Ángel López (Dumoulin è terzo a 2’38”) e consolida la sua leadership. L’inglese sarà vittima di un inatteso naufragio nel tappone di Bardonecchia, cinque giorni dopo, nella giornata che incoronerà il suo connazionale Froome. 

Nella terzultima tappa del Giro del 2017, quella che arriva in salita a Piancavallo, Cima Sappada è collocata a troppa distanza dal traguardo per risultare determinante. Quando si scollina mancano 144 chilometri. Non viene nemmeno considerata valida per il Gran premio della montagna (così come avvenne nel 2007) e infatti viene scalata nel totale disinteresse. A passare per primo è il belga Devenyns, che precede 14 compagni di fuga. Hanno un vantaggio di 5 minuti, ma saranno le salite successive a decretare l’esito della corsa. La tappa andrà al basco Mikel Landa, secondo a 1’49” il portoghese Rui Costa, terzo a 1’54” il francese Rolland. Il gruppo dei migliori è staccatissimo. La maglia rosa Dumoulin, in crisi, arriva dopo 9’30”. Quintana lo attacca sull’ascesa finale del Piancavallo e gli basta tagliare il traguardo con 8’21” di ritardo da Landa, insieme a Nibali, per strappare la maglia rosa all’olandese. La riconsegnerà a Dumoulin al termine della cronometro conclusiva di Milano.