Dall’inizio del dopoguerra alla prima metà degli anni Sessanta le squadre ciclistiche italiane non avevano nel loro programma quella che in tempi recenti è stata soprannominata la Campagna del Nord, di fatto la partecipazione alle classicissime di primavera, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaixe Liegi-Bastogne-Liegi, ma pure alle altre gare di prestigio, note anche come semiclassiche, che si svolgono tra Fiandre e Ardenne, come la Gand-Wevelgem, la Freccia Vallone, l’Het Volk (ora Omloop Het Nieuwsblad) e la Freccia del Brabante. Terminata l’epoca di Coppi e di Magni, che al Nord avevano mietuto prestigiosissimi successi, il ciclismo italiano aveva preso a snobbare il pavé e i muri. Rimaneva un tenue interesse per la Roubaix, ma andava inevitabilmente scemando. Fiandre e Ardenne, poi, erano totalmente ignorate. L’ultimo glorioso sprazzo d’italianità in Belgio si doveva a Loretto Petrucci, che nel 1953 colse il successo nella prestigiosa Parigi-Bruxelles, sorprendendo tutti i grandi favoriti, soprattutto belgi.
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