Borghesi: «Io il Binda l’ho finito tra semafori e traffico»

Giro Donne
Il gruppo del Giro Donne 2022 (foto: SprintCyclingAgency)
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Molto spesso ciò che succede dietro al gruppo principale durante le corse passa in secondo piano. Gli atleti, o nel caso specifico le atlete, che si staccano devono fare sempre più spesso i conti con la riapertura anticipata al traffico delle strade e molti altri rischi. A mettere in luce questo aspetto è stata Brodie Chapman, ciclista della Lidl-Trek che al Trofeo Binda si è ritrovata a fare i conti con le scelte dell’organizzazione. Ma il tema è rilanciato anche da Giada Borghesi della BTC City Ljubljana.

«Ho corso per 110 chilometri nel gruppo principale, poi sulla salita prima dell’ultimo giro ho perso contatto – spiega Giada Borghesi – Mi sono fatta la discesa da sola e sono transitata sul traguardo, dove sarebbe iniziata la tornata finale. Peccato che la macchina del giudice mi abbia superata dicendomi che da quel momento sarei stata fuori dalla corsa».

Esattamente come la Chapman, Borghesi denuncia la decisione dell’organizzazione di chiudere al traffico solamente la corsa del primissimo gruppo, lasciando tutte le altre in balia dei pericoli e dei rischi della strada. E pensare che il distacco dalle prime era davvero minimo.

«Ho continuato perché volevo finire la corsa – continua – Ho completato l’ultimo giro e ho tagliato il traguardo a circa dieci minuti dalla Balsamo, vincitrice del Binda. Sono stata classificata “DNF”, quindi come un’atleta che non ha finito la corsa, esattamente come alcune ragazze che per vari motivi si sono staccate e ritirate dopo pochi chilometri dalla partenza. In teoria esiste l'”OLT”, cioè aver finito la corsa oltre il tempo limite. Così non credo proprio sia giusto…».

Dieci minuti considerando anche che si è dovuta fermare agli stop e ai semafori, rispettare le precedenze, prendere le rotonde nel verso giusto. Tutti comportamenti che rispettano il codice della strada.

«La cosa che mi lascia più dispiacere è vedere quel risultato – conclude – Sono stata probabilmente l’ultima italiana di una Continental del nostro paese a staccarsi. Per noi finire una corsa come il Trofeo Binda è molto importante, perché parliamo di una corsa World Tour, non una gara qualsiasi. Siamo partite in 140 e vedere il proprio nome tra le arrivate sarebbe motivo di orgoglio. Spero che con i microchip riusciranno a ricostruire un ordine d’arrivo più giusto».