Strade Bianche, gli italiani: Bagioli da seguire, Formolo finalmente capitano. Bettiol la mina vagante

Bagioli
Andrea Bagioli della Lidl-Trek in azione alla Volta ao Algarve
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La Strade Bianche non è mai stata una corsa felice per gli italiani. In diciassette edizioni della corsa senese si ricorda un solo successo azzurro, quello di Moreno Moser nel 2013, mentre i secondi posti sono stati “solamente” tre (Ballan 2008 e 2011, Formolo 2020). Il fascino unico degli sterrati e la passione del pubblico toscano non hanno quasi mai spinto i nostri corridori, al contrario degli avversari, capaci sempre di dare qualcosa in più quando l’asticella si alza.

Difficilmente il copione sarà diverso quest’anno. I favoriti si contano sulle dita di una mano e non ci sono italiani: Pogacar, Pidcock, Mohoric, Laporte e Yates. Se ci aggiungiamo le seconde linee, non troviamo i nostri: Healy, Powless, Hirschi, Kuss, Benoot, Madouas, Gregoire e Martinez.

Bisogna dunque gettare la spugna? Assolutamente no. Non partiamo certo con i favori del pronostico (il più quotato è Bagioli a 100), ma è nelle difficoltà che molto spesso riusciamo ad emergere. Pensiamo a Bettiol al Fiandre, Nibali con il guizzo del fuoriclasse alla Sanremo, Colbrelli sul fango della Roubaix e molto altro. Mai darsi per vinti.

Andrea Bagioli: per dare continuità

Chi è chiamato a una grande prestazione è Andrea Bagioli. Quanto fatto lo scorso anno al Giro di Lombardia, alle spalle del solo Pogacar, non può essere un caso e il passaggio alla Lidl-Trek dalla Soudal-QuickStep serve a dare la scossa decisiva ad un ragazzo pieno di talento, ma che per un motivo o per un altro non è mai riuscito ad esprimersi come avrebbe voluto.

Davide Formolo: finalmente capitano

Dopo tanti anni di gregariato, giunto a 31 anni, Davide Formolo può finalmente correre da capitano di una squadra WorldTour. Nessuna pressione da parte della sua Movistar che però si affida al suo talento per salire sul podio o centrare una top-five. Lui sa già come si fa perché è stato l’ultimo azzurro a centrare un piazzamento nei tre (secondo) nel 2020.

Alberto Bettiol: la mina vagante

Quando nel 2019 fu capace di scattare in faccia a tutti e vincere il Giro delle Fiandre, tutti abbiamo pensato di aver trovato finalmente il corridore italiano per le classiche del nord. Alberto Bettiol non si è più ripetuto in Belgio, ma sa come sorprendere. Quale terreno migliore della Strade Bianche per rifarlo di nuovo?

Lorenzo Rota: costanza di rendimento

Lorenzo Rota è probabilmente uno dei corridori più costanti del gruppo. Se andiamo a leggere i suoi risultati troviamo una sfilza di quinti, sesti e settimi posti, anche in gare importanti. Peccato che vince molto poco, tant’è che in carriera vanta solo due successi. La speranza è che riesca quanto meno ad entrare nei dieci.

Simone Velasco: il tricolore

Simone Velasco sembra essersi finalmente tolto di dosso le sfortune e le difficoltà degli anni passati, come dimostra il bellissimo successo al Campionato Italiano del 2023. Guiderà l’Astana-Qazaqstan sugli sterrati senesi, lui che è dell’isola d’Elba e con la Toscana ha un rapporto privilegiato.

Gli altri: Zana, Albanese e Vendrame

Difficilmente possono entrare nei dieci, ma se ispirati possono comunque correre da protagonisti. Parliamo di Filippo Zana della Jayco AlUla, Vincenzo Albanese dell’Arkèa-B&B Hotels e Andrea Vendrame della Decathlon Ag2r La Mondiale, già secondo al Trofeo Laigueglia ieri.