Calzoni: «Sono un attaccante e voglio diventare un corridore completo, come Nibali»

Calzoni
Walter Calzoni in maglia azzurra al Giro della Valle D'Aosta 2022
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Checché se ne dica, il panorama ciclistico italiano è tutt’altro che una prateria deserta senza speranze all’orizzonte. Sono tanti i ragazzi che ogni giorno lavorano duramente per conquistare il sogno World Tour, ottenendo anche buoni risultati. Tra questi, chi si è fatto particolarmente notare nel 2023 è Walter Calzoni, giovane di punta della Q36.5 di cui Vincenzo Nibali è ambasciatore. Nel suo primo anno tra i professionisti, Calzoni ha rivelato un eclettismo da non sottovalutare, grazie alle sue doti da aspirante scalatore e da combattivo in fuga. Lo abbiamo visto all’attacco in diverse occasioni, dove quasi sempre ha centrato un piazzamento in Top 10.

Calzoni, il tuo esordio è andato nel migliore dei modi?

«Nel migliore dei modi non saprei. Sicuramente io sono soddisfatto e la squadra anche, visto che già l’anno scorso dopo pochi mesi mi hanno proposto un prolungamento di contratto. Anche grazie a questo sto affrontando il mio inizio di carriera in modo più sereno e tranquillo».

Che cosa hai imparato dalla scorsa stagione?

«Che devo gestirmi meglio, usare meno l’istinto e più la testa. Però penso che siano stati errori dovuti alla foga del primo anno nella categoria. Mi sentivo bene, volevo vincere a tutti i costi e certe volte ho fatto azioni ed errori che un professionista non dovrebbe fare, ma per chi è inesperto è normale. Credo di avere imparato, vedremo».


Alla Coppa Sabatini sei andato molto vicino ai big. Che effetto ti ha fatto?

«Sicuramente quella è stata una delle mie gare più belle perché non capita a tutte le corse di restare davanti insieme a nomi del calibro di Pogacar o Hirschi, gente che ha vinto grandi corse. Mi piacerebbe un giorno quantomeno avvicinarmi al loro livello e lavorerò duro per riuscirci».

A proposito di gente che ha vinto grandi corse. Che rapporto hai con Nibali?

«È molto impegnato, ma quando può non fa mai mancare il suo sostegno. È venuto anche al nostro ultimo ritiro di gennaio. Per me come penso per tutti i giovani italiani è stato un punto di riferimento, un idolo. Penso sia fonte di ispirazione non solo per me ma per tutto il ciclismo italiano».

Ti ha mai dato qualche consiglio?

«Prima di una cronometro al Giro di Svizzera. Le prove contro il tempo erano il mio punto debole perché i primi approcci con la bici da crono li ho avuti solo l’anno scorso, e avevo una posizione sbagliata in sella. Al ritiro di gennaio sono riuscito a migliorarla grazie a un’esperienza in velodromo, ho trovato una posizione con la quale riesco a spingere meglio».

Sogni di partecipare a un Grande Giro o ti senti votato alle classiche e alle brevi corse a tappe?

«Devo ancora capire bene che tipo di corridore diventerò. Partecipare a un Grande Giro è un sogno che hanno tutti, al di là delle ambizioni specifiche su tappe o classifica. Quest’anno non abbiamo ottenuto la wild card per partecipare al Giro d’Italia e credo non saremo a nessun altro Grande Giro, ma faremo le corse World Tour di un giorno e puntiamo tutto su quelle».

Quanto spazio avrai?

«Alla Gran Camiño cominceremo a capire com’è la condizione, poi la prima corsa di un giorno importante sarà la Strade Bianche il 2 marzo. Punto ad arrivarci bene. Se la condizione sarà dalla mia parte, penso che la squadra mi lascerà provare a fare risultato».

Tra i prossimi appuntamenti, qual è quello che senti vibrare di più tra le tue corde?

«La Strade Bianche mi era piaciuta particolarmente l’anno scorso. Purtroppo ho bucato in un momento cruciale della corsa, sullo strappo di Monte Sante Marie e bucare in quel momento significa restare fuori dai giochi. Ero anche in buona condizione. Non avrei potuto competere per la vittoria, ma a un piazzamento avrei potuto ambire e non sarebbe stato male, considerando che era la mia prima partecipazione a quella corsa. È andata così, vedrò di rifarmi quest’anno».

Che percezione hai della squadra? L’obiettivo World Tour ti sembra fattibile?

«Mi sembra un sogno a cui si può ambire. Come primo anno abbiamo fatto bene. L’obiettivo era entrare tra le prime cinque Professional e siamo arrivati quinti davanti a squadre come Tudor che ha ottimi corridori o Bardiani che ha tanti anni di esperienza».

Di quale corridore vorresti seguire le tracce?

«Da quando ho iniziato a correre tra i professionisti cerco di concentrarmi sulla mia carriera senza farmi troppo influenzare da altri. Prima mi ispiravo a corridori come Van der Poel e Pogacar».

Calzoni, c’è un tratto caratteriale che ti accomuna a Mathieu: all’Arctic Race of Norway hai vinto il premio di più combattivo di giornata. Da dove nasce l’indole da attaccante?

«È un’indole che ho sempre avuto, sin da quando ho iniziato a correre. In tutte le categorie, sono sempre stato uno a cui non piaceva aspettare la volata, mi piaceva animare la corsa, entrare nel vivo. Certe volte può essere un bene, ma quando arrivi a questi livelli, dove devi centellinare ogni attacco e ogni energia, bisogna imparare a farlo nel momento giusto».