Bardelli torna tra i dilettanti con la Work Service: «Vorrei vincere subito la Firenze-Empoli»

Bardelli
Andrea Bardelli, diesse del Team Franco Ballerini, fornisce indicazioni ad uno dei suoi ragazzi prima di una gara (foto: Niccolò Lucarini)
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«Volevo prendermi un anno sabbatico – racconta Andrea BardelliPoi, a settembre, in concomitanza col Giro della Toscana e la Coppa Sabatini, sono andato a fare due chiacchiere con un amico, Ilario Contessa della Work Service, per proporgli due dei miei juniores della Cps, Bambagioni e Farsetti. E’ stato in quel momento che mi ha spiegato la loro situazione: avrebbero avuto bisogno di una mano in ammiraglia coi dilettanti perché Contessa si sarebbe occupato degli juniores. Si è aperto un varco e ne ho approfittato. Il progetto è serio e l’ambiente è familiare: non avevo motivi per rifiutare. Aiuterò Mistichelli, che rimane il primo direttore sportivo».

Andrea, l’ultima volta tra gli Under 23 fu nel 2019 col Team Ballerini.

«C’erano Allori, Bevilacqua, Iacchi. E soprattutto vincemmo la Firenze-Viareggio con Stojnic. Fu una bella stagione, se si considera che non eravamo una vera e propria corazzata. Per capire quant’è cambiata la categoria devo avere ancora un po’ di tempo a disposizione. All’epoca, ad esempio, al Giro ci si qualificava se si raggiungeva un certo punteggio. Ma complessivamente non credo che le differenze siano clamorose».

Ma negli ultimi cinque anni al ciclismo è stata impressa un’accelerazione inaspettata e mai vista in precedenza.

«E’ vero, ma la regola principale è sempre la stessa: chi va forte trova un ingaggio e vince le corse. Io credo che gli addetti ai lavori del ciclismo italiano debbano guardare all’estero, io per primo. Ci sono tanti corridori stranieri che credono ancora in noi e nelle nostre capacità, ma non siamo più il riferimento internazionale di vent’anni fa. A livello federale, per quanto mi riguarda ci sarebbe bisogno di una maggior chiarezza. Che indirizzo vogliamo dare al movimento? Qual è il futuro delle piccole squadre regionali? Ci vorrebbero dirigenti appassionati e competenti. Illuminati, direi».

A proposito, le piccole squadre regionali criticano la presenza delle continental nelle gare locali. 

«Per come la vedo io, a farci la guerra tra di noi non risolviamo niente. Però parliamone. Le continental, alle gare regionali, possono partecipare soltanto coi ragazzi di primo e secondo anno: coi più giovani, insomma. E poi mi dovete spiegare che calendario deve impostare la Work Service. Partecipiamo alle corse dilettantistiche più importanti, spesso e volentieri ci buttiamo in mezzo ai professionisti. Ad andare all’estero noi ci pensiamo eccome, il problema è che ci vogliono troppi soldi. La differenza tra l’Italia e l’estero la fanno i soldi: la Colpack, da anni strutturata come si deve, difatti nel 2025 entrerà tra le professional».

Proprio da una professional, la Green Project dei Reverberi, arrivano due dei vostri ingaggi: Rastelli e Nieri.

«Il blocco degli elite è ottimo. Oltre a loro due ci sono anche Pierantozzi, Belletta, Ginestra, Ferrari e Bonaldo. Nello specifico, io credo che per Rastelli e Nieri la situazione sia ideale: hanno accumulato esperienza e con noi avranno quella libertà di manovra che a volte gli sarà mancata nella Green Project. Non sono vecchi: Rastelli ha 24 anni, Nieri nemmeno 23. Lucca, proprio con la Work Service, nel 2022 vinse una tappa all’Adriatica Ionica Race e trovò un contratto nella massima categoria: è la dimostrazione che una continental di buon livello può togliersi le sue soddisfazioni».

Chi potrebbe essere il corridore di riferimento?

«Io credo che sia fondamentale l’esempio e la compattezza degli elite. Pierantozzi è il più anziano e in passato ha già dimostrato di valere, Belletta nel finale di stagione ha corso tra i professionisti concludendo praticamente coi migliori il Giro del Veneto. Io dico sempre che non si diventa brocchi dall’oggi al domani: si possono prendere decisioni sbagliate, si può incappare nella sfortuna, ma la stoffa rimane. Tra gli juniores, nel 2017, Rastelli chiuse secondo al mondiale. Sempre in quel biennio, tra il 2016 e il 2017, e sempre tra gli juniores, Ferrari vinse due tappe al Rüebliland e salì sul podio al Fiandre e alla Gand. Bisogna provare a recuperare e a rilanciare questi ragazzi».

Puntare sugli elite non vi spaventa, nonostante il ciclismo oggi remi nella direzione opposta.

«Io credo che in una continental ci voglia di tutto, gli atleti esperti e quelli più giovani che possano crescere nella loro ombra. E poi gli elite sono necessari per andare a correre coi professionisti: a buttare nella mischia un diciannovenne ancora acerbo si fa soltanto il suo male, ritirandosi dopo trenta chilometri non si fa esperienza nella maniera giusta».

Tra gli Under 23, invece, ci sono anche Bambagioni e Farsetti, che tu conosci bene avendoli cresciuti alla Cps.

«Non gli chiedo la luna, ma qualche segnale me lo aspetto: hanno delle buone qualità. Sono rimasti Mion e Pase, cresciuti nella filiera della Work Service e ormai esperti quanto basta per provare a sbocciare, e dalla Trevigiani è arrivato D’Aniello, che all’inizio di quest’anno vinse in bello stile a La Torre battendo Milan, Zamperini e Romele prima di perdersi. Se gli elite si dimostreranno dei trascinatori, ne trarranno giovamento anche i più giovani».

C’è una gara che ti piacerebbe vincere?

«Troppo facile: da toscano, e avendo già in bacheca la Firenze-Mare, sogno di partire col botto vincendo la Firenze-Empoli. Bonaldo, uno dei nostri elite, è arrivato secondo nel 2020 e terzo nel 2021: potrebbe essere l’uomo giusto per provarci».