Tragedia Mäder, archiviato il processo. Il padre: «Errore di Gino, unico responsabile. Non faremo appelli»

Mäder
Gino Mäder alla Vuelta di Spagna nel 2021 (foto: SprintCyclingAgency)
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Lo scorso 16 giugno 2023 è scomparso Gino Mäder a seguito della bruttissima caduta dal dirupo lungo la discesa dall’Albulapass, nella 5ª tappa del Tour de Swisse. Poco dopo l’accaduto qualcuno aveva avanzato la possibilità che le responsabilità dell’accaduto potessero ricadere sull’organizzazione della corsa, a causa della scarsa sicurezza del percorso. Stamattina, però, sono state completate le indagini sulla tragedia e la conclusione cui sono giunti gli inquirenti del Kanton Graubünden è che non c’è nessuna responsabilità è imputabile a terzi.

Il procedimento, quindi, è stato archiviato: «Per noi questo esito è solo un pezzo di carta. Come ho sempre detto, Gino ha fatto un errore ed è lui l’unico responsabile. Per quanto possa sembrare duro da dire, la cosa sarebbe stata più facile da accettare se fosse stata colpa di qualcun altro, ma non è andata così», queste le parole del padre del 26enne svizzero, Andreas Mäder, dette a Blick dopo l’ufficialità del risultato.

Il testo diramato dagli inquirenti recita: «In base ai risultati delle indagini, e in particolare dalle testimonianze raccolte, dall’esame della bicicletta che Mäder stava guidando e dagli esiti degli esami condotti dall’Istituto di Medicina Forense dell’Ospedale Cantonale dei Grigioni, nessuna terza parte può essere ritenuta colpevole di fatti rilevanti dal punto di vista criminale, cui imputare la morte del corridore. La curva dove è avvenuto il fatto non era segnalata come pericolosa, ma la cosa non può essere considerata una colpa, visto il contesto in cui ci si trovava», tolta quindi ogni responsabilità dal direttore della corsa svizzera, Olivier Senn, e dal corridore britannico della Ineos-Granadiers, Magnus Sheffield, coinvolto con l’elvetico nella caduta. 

Il padre di Gino ha poi concluso dicendo: «Non posso neanche immaginare i sensi di colpa che dovrebbe affrontare uno dei meccanici della squadra di Gino, qualcuno dell’organizzazione o della scorta, se avesse la colpa o delle responsabilità di quello che è successo. Questa persona come potrebbe continuare a vivere con quel peso? Starebbe morendo dentro. Quindi, sono contento del fatto che sia finita così. Come famiglia, non faremo appelli rispetto a quello che è stato deciso».