
Un americano con la maglia di leader di un grande Giro, non ci eravamo più abituati. Sono passati dieci anni dall’ultima volta, e quello era il vecchio Chris Horner, sempre alla Vuelta. Sempre di dieci anni fa è la confessione di Lance Armstrong.
Sepp Kuss è un’altra storia, è il gregario che fa vincere i suoi capitani. C’è molto di suo nel Giro d’Italia vinto da Primoz Roglic e c’è Kuss anche nel Tour vinto da Jonas Vingegaard. Qui alla Vuelta corrono tutti insieme, e come corrono. Domani Sepp Kuss indosserà la maglia rossa. Sulla ripida salita finale, oggi, verso Xorret de Catì, Kuss è riuscito a rimanere tra i favoriti. «Molto bello», dice al traguardo. «Sapevo che la maglia era una possibilità per me, ma mi sono reso conto di averla conquistata solo dopo l’arrivo. Primoz voleva vincere la tappa oggi, ma mi è stato permesso di provare a scappare all’inizio della salita finale. L’ho fatto, purtroppo non ha funzionato. Dopo è stata davvero una sofferenza riuscire a superare i favoriti».
Si parla anche del precedente americano che è stato leader alla Vuelta, Chris Horner. Può Sepp fare lo stesso del suo connazionale dieci anni fa? «Beh, è stato davvero impressionante in quel momento. Se avessi il suo stesso manubrio da 44 centimetri e fossi il più forte sull’Angliru, allora potrei farcela», ha concluso ridendo Kuss. Dopo la vittoria all’Osservatorio Astrofisico Javalambre, Kuss sul podio aveva fatto ridere tutti bevendosi mezza bottiglia di champagne in un solo sorso.
Il ragazzo del Colorado è una garanzia: nei 10 grandi Giri corsi prima di questa Vuelta, il suo capitano per 8 volte ha finito la corsa sul podio, una volta è arrivato appena ai piedi del podio (Steven Kruijswijk, quarto alla Vuelta 2018) e un’altra volta – una sola – Kuss si è dovuto arrendere prima della fine: è successo alla Vuelta dello scorso anno quando poi anche il suo capitano Roglic si è dovuto ritirare a causa di una caduta lasciando via libera a Evenepoel.