Non esistono giornate tranquille né facili nei grandi Giri. Quella di oggi è stata un calvario per qualcuno dei corridori. Molte le cadute. Uno dei primi a finire per terra è stato il leader della Ineos Grenadiers, Geraint Thomas. Ha preso una brutta botta, ci ha messo parecchio a rialzarsi, ma fortunatamente è tornato in sella, anche se gli spuntava dell’erba dalla maglietta.
La tappa per un bel tratto è proseguita tranquilla, finché a dieci chilometri dal traguardo si è verificato un altro incidente che ha coinvolto diversi corridori, soprattutto quelli dell’Arkéa e il vincitore della tappa di ieri all’Osservatorio Astrofisico di Javalambre, l’americano Sepp Kuss. Ma sono tutti ripartiti.
Altri cinque chilometri ed ecco un’altra brutta caduta, nella quale ha avuto la peggio un altro corridore della Ineos, l’olandese Thymen Arensman, rimasto a lungo con la faccia a terra, immobile. Le immagini ci hanno fatto spaventare, Arensman è stato soccorso sul posto dai sanitari, che poi lo hanno caricato in ambulanza e trasportato all’ospedale di Oliva. In serata la Vuelta ha riferito che il corridore ha riportato un trauma craniofacciale e la frattura di una clavicola. Sembra che abbia importanti lesioni al volto e che sarà necessario un lungo periodo di recupero.
Da quella caduta oltretutto si è salvato a malapena il suo compagno alla Ineos, il colombiano Egan Bernal. Ma dopo una settimana il team inglese ha già perso De Plus e Arensman. Quanto a Thomas, «ha battuto il ginocchio molto forte, inizialmente sembrava davvero brutto, ma è riuscito a andare avanti», ha spiegato il direttore sportivo della Ineos Grenadiers Steve Cummings. «A 50 km dalla fine era un po’ nervoso, ma si è ripreso». Cummings ha detto che le strade rimangono scivolose nonostante le recenti piogge, e c’è ancora molta polvere, ghiaia, sabbia e sporcizia accumulati sulle strade del sud della Spagna. «Solo sfortuna. Fai mille curve e una è un po’ più scivolosa delle altre. Sono corse in bicicletta, è uno sport rischioso».