Federica Venturelli (che lo speaker per tutto il tempo ha chiamato erroneamente Venturini) taglia il traguardo e piange, affranta. «Ancora quarta ad un passo dal podio, come già mi era successo agli europei di pista. Davvero un peccato».
Federica, hai dei rimpianti?
«Non potevo seguire la francese quando si è mossa perché ero al limite, volevo provarci sull’ultimo strappo quand’è partita la belga ma anche lì ero al gancio. Ho dato tutto, e così la squadra».
Quanto cambia il percorso con la pioggia?
«Io non l’ho accusata più di tanto, grazie anche all’esperienza nel ciclocross, ma di sicuro c’è chi è andato in crisi e l’ha pagata».
All’inseguimento della francese c’erano nazionali in superiorità numerica. Qualcuna ha fatto la furba?
«No, ad esempio le inglesi mi avevano chiesto di collaborare, ma quando si sono accorte che da sola non potevo andare molto lontano hanno capito che non bluffavo. Anche la Ferguson ha fatto il suo, dopo che nell’omnium aveva azzardato rimanendomi a ruota. E poi, ovviamente, le francesi non tiravano perché avevano la Bego davanti».
Che lezione porti a casa?
«Direi di provarci sempre finché se ne ha, di non ritrovarsi in volata con le migliori laddove possibile. Se avessi risposto alla belga, forse ora sarei sul podio. Un po’ di delusione c’è, ma dei grossi rammarichi non li ho».
