Il più giovane del quartetto azzurro è Manlio Moro, Zalf Euromobil Désirée Fior, appena ventuno anni. Davvero notevole la rapidità con cui si è integrato nel quartetto che soltanto due anni fa vinceva l’oro olimpico. «Ma non è stato facile – spiega lui – infatti ogni volta, prima di partire, provo ansia».
Spiegati meglio, Manlio.
«Il dubbio più grande è quello di commettere qualche errore, ne basta uno per staccarsi e non essere all’altezza di Milan e Ganna».
Cosa provi quando pedali con loro?
«Emozione e soddisfazione, ma anche fatica. Insomma, non capita tutti i giorni di avere a ruota un fenomeno come Ganna e la maglia ciclamino del Giro d’Italia».
Soddisfatto della tua e vostra prova?
«Certo, siamo in finale e ce la giocheremo. La Danimarca è fortissima, non si può sottovalutare, ma noi siamo lì e daremo il massimo».
Sei entrato alla grande al posto di Simone Consonni.
«Il mio ruolo era chiaro, specialmente con la seconda tirata dovevo lanciare il finale di Ganna e Milan. Credo d’esserci riuscito egregiamente».
Che rapporto hai con Ganna?
«Buono, anche se quest’anno ha deciso di fare nonnismo con me e non me ne lascia passare mezza, da come mi vesto a quello che dico. Devo recitare il mio ruolo di giovane, insomma».