Domenica si è corsa la prova in linea dei campionati italiani juniores, con la vittoria del talento classe 2005 Simone Gualdi. Il bergamasco sta correndo una grande stagione, tanto che su di lui aveva già messo gli occhi una squadra WorldTour come la Intermarché-Circus-Wanty. Il giorno dopo la vittoria dell’Italiano, il team belga ha ufficializzato il passaggio del ragazzo dalla Scuola Ciclismo Cene alla propria squadra di sviluppo: la Circus-ReUz-Technord.
Come ogni buon bergamasco, Simone ha due grandi passioni: il ciclismo e la Dea.
«Corro in bici dall’età di otto anni, ma il ciclismo non è l’unico sport che seguo. Sono un fan sfegato dell’Atalanta. Quando riesco vado spesso in curva al Gewiss Stadium. Idoli? Nessuno in particolare. L’Atalanta è squadra che non esalta i singoli, quanto il lavoro di squadra. Ed è proprio questa coralità che la rende speciale».
Mentre per quanto riguarda il ciclismo c’è un corridore simbolo della tua infanzia?
«Da piccolo guardavo principalmente il Giro d’Italia e il corridore che più mi piaceva era Vincenzo Nibali. Mentre ora sono ammaliato da come corrono i soliti tre: Pogacar, van der Poel e van Aert. Il loro modo d’interpretare le corse, sempre all’attacco, è la cosa che più mi stupisce e piace di loro».
Il tuo percorso di crescita come atleta, fino a oggi, si è sempre svolto vicino casa. Giusto?
«Sì. Fino agli esordienti ho militato nella Gazzanighese, squadra a neanche 10 km da casa mia. Poi quando sono passato negli allievi sono andato alla Scuola Ciclismo Cene, che è una squadra affiliata alla Gazzanighese. Questo è un vantaggio per noi corridori, perché quasi tutti fanno questo percorso e quindi con i miei compagni di squadra corriamo insieme da quando eravamo bambini. Inoltre, il team ha sede nel paese dopo il mio, quindi siamo tutti ragazzi di zona e ci conosciamo e frequentiamo anche al di fuori del ciclismo».
Ora però sei pronto per una nuova avventura lontano non solo da casa, ma anche dall’Italia. Lunedì la Intermarché ha comunicato il tuo passaggio alla sua squadra di sviluppo.
«Sono pronto e motivato per questa nuova avventura. Con la Intermarché i contatti sono iniziati a inizio stagione, ma si sono concretizzati già durante la Milano-Sanremo. Per l’ufficialità, però, hanno voluto aspettare fino a questa settimana. Non capita tutti i giorni che ti cerchi un team WorldTour, quindi per me si tratta di un’occasione importante e ho accettato senza pensarci troppo».
Ma l’idea di doverti trasferire all’estero così giovane non ti spaventa?
«Sicuramente non sarà facile. Però, senza nulla togliere alle Under 23 italiane, l’esperienza che si fa all’estero permette al corridore di crescere in modo diverso e ti rende più pronto al professionismo. Io l’ho notato anche tra gli juniores. Facendo diverse gare fuori dall’Italia, anche con la Nazionale, vedi proprio la differenza. Questo è un aspetto che pesa molto nelle decisioni dei tanti giovani che stanno optando per fare gli anni da Under 23 con squadre straniere. Io, inoltre, ritengo sbagliato quello che sento spesso dire sui giovani italiani, che “scappano” dall’Italia. In realtà noi lo facciamo per la nostra crescita e per crearci un futuro nel mondo professionistico».
Pensi che questa scelta di voi giovani sia influenzata dall’assenza di una WorldTour italiana?
«Sì, l’assenza di una squadra di quel livello italiana pesa tantissimo su questa scelta. Perché magari da te si presenta la Bardiani di turno, che è una bellissima realtà nel nostro paese, ma si tratta sempre di una Professional. Una squadra WorldTour ti permette di fare esperienze, di correre un calendario e avere strumenti per svilupparti che una Professional non può darti».
La Intermarché, nonostante sia una squadra belga, ha però tanti membri dello staff e qualche corridore italiano. Questo potrebbe essere un aiuto importante per te?
«Sì. La presenza di un nucleo italiano sarà sicuramente una risorsa per me e devo dire che questo è uno degli aspetti che mi hanno convinto ad accettare la loro offerta. Io di persona non conosco nessuno, però ho avuto la possibilità di parlare con alcuni corridori e membri dello staff e mi hanno spiegato come lavorano lì. In questi incontri mi è sembrato proprio che dentro la Intermarché ci sia un clima molto familiare, più simile a quello di una squadra italiana».
Parlando invece della vittoria al campionato italiano, te la aspettavi?
«Quello del tricolore era un obiettivo che mi ero prefissato già da inizio stagione e ci puntavo tanto. Per questa gara mi sono preparato tanto, avevo una buona gamba e i risultati hanno premiato gli sforzi fatti. Poi, certo, il modo in cui si è sviluppata la gara è andato a mio favore. L’arrivo in volata con un gruppo ristretto di scalatori era il miglior scenario che potessi aspettarmi. Io infatti non sono un scalatore puro, ma un passista-scalatore, che se la cava meglio sui percorsi lunghi e duri. In più in volata non sono fermo, quindi l’arrivo di domenica era perfetto per me».
Chiudiamo con una domanda secca: la corsa a cui più desideri partecipare?
«Il Giro d’Italia. Seguo e sogno di partecipare alla corsa rosa fin da piccolo e magari già tra gli Under 23 avrò l’occasione di sperimentarla. Anche se so che non sarà facile prendersi il posto in una squadra così forte come la Intermarché. Però anche il Giro di Lombardia, che passa proprio sulle strade di casa mia, è un altro grande obiettivo. Il percorso di questa corsa si adatta anche bene alle mie caratteristiche. Quindi un giorno vorrei non solo correrlo, ma anche giocarmi la possibilità di fare bene».