TRICOLORI 2023 / Baroncini: «Con Ciccone possiamo fare bene, ma occhio alle sorprese. Mi piacerebbe fare la Vuelta»

Baroncini
Filippo Baroncini della Trek-Segafredo alla vigilia del campionato italiano
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Dopo una prima stagione difficile funestata dagli infortuni, Filippo Baroncini sperava di poter vivere finalmente un anno senza intoppi. Purtroppo anche la prima parte di questo 2023 è stata quasi completamente da dimenticare: caduto alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne, il campione del mondo Under 23 di Lovanio si è dovuto fermare per la frattura del polso.

Ungheria a maggio, poi Kanton Aargau e Giro di Svizzera per ripartire e arrivare in una condizione quanto meno discreta per provare a fare bene al campionato italiano. La cronometro di ieri gli ha dato buone sensazioni con un sesto posto a 1’12” da Ganna, solo dieci secondi peggio di Tiberi.

Un buon risultato Filippo, non trovi?

«Direi di sì. Non partivo certo per vincere, ma per ritrovare un po’ di fiducia, capire a che livello mi trovo e provare a testarmi su una disciplina che in fin dei conti mi è sempre piaciuta, pur non curandola particolarmente. Sì, mi ritengo soddisfatto: di più non si poteva fare».

Domani la prova in linea, cosa ti aspetti?

«Sicuramente una gara tiratissima e imprevedibile, come è sempre l’italiano. Il percorso è duro, lo sappiamo, ma abbiamo una squadra di grande qualità. Come si dice? Pochi ma buoni».

Tu e Mosca con Ciccone, uno dei favoriti.

«È innegabile che Giulio stia bene, lo abbiamo visto al Delfinato ed è pronto per il Tour. Ma non prenderemo in mano noi la corsa con solo tre uomini al via, ci sono altre squadre che hanno la responsabilità di tenere sotto controllo la situazione».

Chi altro ti aspetti?

«Mi aspetto un Green Project, perché sono in molti. L’Astana che è la squadra WorldTour con più uomini e ce ne sono alcuni come Battistella o Velasco che in un percorso del genere possono esaltarsi. E poi la UAE con Ulissi, che è andato bene allo Slovenia, ma anche Covi e Formolo».

Come ci arrivi tu?

«Sono stato “sfortunato” anche al Giro di Svizzera dove, personalmente, non ho avuto problemi. La tragedia di Gino Mader ha colpito tutti e la corsa ne ha risentito, ovviamente. Con la tappa annullata e la successiva interrotta prima del traguardo senza la discesa, io ho perso la possibilità di giocarmi le mie carte nelle due frazioni più adatte alle mie caratteristiche. Ma chiaramente è passato tutto in secondo piano. Questo per dire che speravo di arrivare all’italiano con più chilometri e più sforzi sulle gambe. Già mettere la sfortuna alle spalle sarebbe ottimo».

Dopo l’italiano cosa farai?

«Dobbiamo valutare. C’è la possibilità di fare la Vuelta, in base a quella decideremo cosa fare. Mi piacerebbe correre il primo grande Giro perché tutti dicono che correre tre settimane ti cambia a livello di motore. Voglio fare questa esperienza, ma dovrò meritarmela come tutti. Probabilmente andrò al Giro di Polonia per capire a che punto mi trovo».