GIRO D’ITALIA 2023 / Le salite di oggi: Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e Tre Cime di Lavaredo

Giro d'Italia
L'arrivo di oggi al Giro d'Italia 2023 è posto sulle Tre Cime di Lavaredo
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Con oltre 5.400 metri di dislivello totale, quello odierno è l’ultimo tappone alpino in linea del Giro d’Italia 2023. Si snoda quasi per intero nella zona dolomitica e prevede il ritorno sulle Tre Cime di Lavaredo dopo dieci anni. Qui tutti i precedenti di ogni salita. 

Passo Campolongo

Oggi il Giro d’Italia scalerà per la diciannovesima volta il Passo Campolongo, che ha fatto il suo esordio sulle altimetrie della corsa rosa nell’immediato dopoguerra. Nel 1949 Fausto Coppi scatena l’inferno sul Passo Pordoi e inizia una trionfale impresa. Transita in testa anche sul Campolongo (non valido per la classifica degli scalatori) e sul Gardena e a Bolzano è primo con un vantaggio di 6’58” su Leoni e Bartali. Con i 3’30” di abbuono guadagnati al passaggio sui GPM, si colloca al secondo posto della classifica a 28” dalla maglia rosa Leoni. S’impossesserà dalla leadership otto giorni dopo, al termine del leggendario tappone Cuneo Pinerolo, e vincerà il suo terzo Giro. 

La Vicenza-Bolzano, durante la quale Coppi è vittima della drammatica caduta che lo costringe al ritiro sulle Scale di Primolano, fu la nona tappa del Giro d’Italia del 1950. In una giornata dalle infami condizioni meteo, con pioggia, nevischio e fango, il francese Robic, noto come «Testa di vetro», è primo sul Rolle, sul Pordoi e sul Campolongo, che non è però valido per il GPM. Nel finale si forma al comando un quartetto con gli svizzeri Koblet e Kübler, Bartali e Robic. Il piccolo transalpino crolla a 11 chilometri dall’arrivo, vittima di un collasso: giungerà con 13’35” di ritardo a Bolzano, dove Bartali regola in volata la maglia rosa Koblet. 

Al Giro d’Italia del 1954 il Passo Campolongo venne superato a ranghi pressoché compatti nel corso della tappa Bolzano-San Martino di Castrozza. Per una volta ancora non era valido per il Gran Premio della montagna. 

E’ il 1958 quando il Campolongo ha finalmente l’onore di contare per la classifica di top climber. Il belga Brankart precede in vetta la maglia rosa Baldini e Gaul. A Bolzano, il romagnolo, in giornata di grazia, avviato verso la conquista del Giro, avrà la meglio in volata su Louison Bobet e Defilippis. 

Nella ventesima tappa del Giro 1984, che prevedeva la doppia scalata del Passo Campolongo, cui s’aggiungevano Pordoi, Sella e Gardena, Laurent Fignon andò all’attacco della maglia rosa Moser e riuscì a spodestarlo al traguardo di Arabba. Al primo passaggio sul Campolongo transitò in testa Zappi, al secondo Fignon che, solo al comando, conservò all’arrivo 20” sull’olandese Van der Velde. Moser perse 2’19”. Il francese mantenne la leadership per due giorni, ma nell’ultima giornata, cronometro di Verona, quella che scatenò una marea di polemiche, venne scavalcato da Moser. 

Un altro grande scalatore, Claudio Chiappucci, transitò in testa sul Campolongo. Trent’anni fa. Quattordicesima tappa, Corvara-Corvara, ricca ovviamente di salite leggendarie: Costalunga, Pordoi, Fedaia e di nuovo il Pordoi prima del Campolongo. Nel finale si avvantaggia un quintetto e il Diablo s’aggiudica sia il passaggio al GPM del Campolongo che il successo di tappa. Secondo Indurain, che conquista la maglia rosa, terzo Pulnikov. Giornataccia per Bugno, che arriva con un ritardo di 7’24”, precedendo di una manciata di secondi la maglia rosa Bruno Leali, che cedette dunque a Indurain le insegne del primato. 

Il Passo di Campolongo ha visto svettare in testa anche Dancelli (1969), Paganessi (1983), Giupponi (1989), Calcaterra (1992), Baliani (2007), il belga Vandenbossche (1970), gli spagnoli Rupérez (1983, secondo passaggio), Muñoz (1986) e Plaza (2016), il colombiano González Pico (1997) e il messicano Pérez Cuapio (2002). 

Passo di Valparola

Maratona dles Dolomites, Passo Valparola

E’ il 1976 quando il Passo di Valparola viene affrontato per la prima volta dal Giro. Si sale dal versante del Passo Falzarego, di cui è una brevissima appendice. Sono in fuga Oliva ed Esparza, due spagnoli che transitano in testa con 1’30” sugli inseguitori. Il Valparola non è però valido per il Gran premio della montagna. La tappa sarà vinta da un loro connazionale Andrés Gandarias, con 1’17” su Bertoglio e 1’25” su De Muynck, che conquisterà la maglia rosa. 

Nel 1977 il Passo Valparola è la prima salita della Cortina d’Ampezzo-Pinzolo, che viene vinta da Giambattista Baronchelli sul belga Pollentier. Non s’è ancora accesa la battaglia tra i favoriti, allora la maglia verde Fernández Ovies ha la possibilità di transitare in testa e conquistare altri punti per la classifica del GPM. Pollentier, invece, s’impossessa della maglia rosa, scavalcando per pochi secondi Moser. 

Il Giro dominato da Gianni Bugno, nel 1990, prevede la scalata del Valparola all’inizio del tappone che si conclude con la doppia scalata del Passo Pordoi. In vetta è primo l’emiliano Maurizio Vandelli, lo seguono Konyshev (a 1’14”) e il gruppetto dei migliori (2’12”). Al traguardo giungeranno quasi appaiati Bugno e Mottet e la maglia rosa, ormai più che appagato, non contrasterà il successo del francese. 

Nel 2004 Damiano Cunego passa in testa alla classifica del Giro al termine della tappa del Passo Valparola (al GPM è primo lo svizzero Wegmann), la quindicesima con arrivo a Falzes. Si scalano anche i passi Staulanza, Furcia e Terento. Il veronese vincerà per distacco, con 1’16” su Nocentini  e 1’38” sullo svizzero Moos. Infuriato il suo compagno di squadra Simoni, che si sente tradito. Cunego strappa le insegne del primato all’ucraino Hončar, giunto staccato di 2’29”. 

Gli ultimi due passaggi sul Passo Valparola nel 2012 (primo Rabottini) e nel 2016 (in testa il colombiano Atapuma). 

Passo Giau

Da Fuente a Bernal. Sono ormai cinquant’anni di Giau. E le imprese più belle le hanno realizzate proprio questi due grimpeur di razza, lo spagnolo nel 1973 ed il colombiano nel 2021. Il tanto atteso tappone di due anni fa venne accorciato per le avverse condizioni climatiche, suscitando tante polemiche. Esclusi dal percorso i passaggi sui passi Fedaia e Pordoi, la corsa si decise proprio sul Giau. Un superlativo Bernal, già maglia rosa, scatta a 3 chilometri dalla cima e nessuno resiste al suo passo. Al GPM ha già 45” su Caruso, 1’13” su Bardet, 1’30” su Ciccone, Carthy e Almeida. Affronta con prudenza la discesa su Cortina d’Ampezzo, perdendo una manciata di secondi sugli inseguitori, e vince con 27” di vantaggio su Bardet, che regola Caruso nella volata per il secondo posto. Il Giau venne scalato da Bernal a tempo di record (32’45”) e registrò il clamoroso crollo di Remco Evenepoel, che si staccò già all’inizio della salita e arrivò 58° a Cortina con un ritardo di 24’05”. 

Il Giau festeggia quest’anno mezzo secolo di presenza al Giro. Quando venne scalato per la prima volta, nel 1973, era ancora sterrato, inserito come penultima asperità nel percorso della penultima tappa, una delle più dure del Giro con i suoi 4.172 metri di dislivello. Lo spagnolo Fuente, staccato in classifica, non preoccupava la maglia rosa Merckx, leader della corsa con ampio vantaggio su Gimondi e Battaglin. «Tarangu» ebbe via libera e passò in testa sul Giau con un margine di 3’25”. Superò indenne il Passo di Tre Croci e vinse ad Auronzo di Cadore con 1’06” sul debuttante Francesco Moser e, con i punti conquistati, s’aggiudicò la classifica di miglior scalatore Merckx arrivò a 2’38” con tutti i migliori. Vittima illustre della giornata Bitossi, che perdette oltre mezz’ora.

Dopo mezzo secolo dalla sua prima apparizione nella corsa rosa, il Giau accoglierà oggi per la decima volta il passaggio del Giro d’Italia. Oltre a Fuente e a Bernal sono transitati in testa in passato Piepoli (2007), Sella (2008), Garzelli (2011), Pozzovivo (2012),i colombiani Cardenas (1989) e Atapuma (2016) e il francese Cornillet (1992). 

Passo Tre Croci

Il primo passaggio del Giro d’Italia sul Passo Tre Croci avvenne nel lontano 1951. La salita veniva affrontata subito il via della tappa Cortina d’Ampezzo-Bolzano e non lasciò alcun segno: gruppo a ranghi compatti, andatura tranquilla. Il pavese Portalupi, gregario di Vito Taccone, transitò in testa nel 1966, con un vantaggio di 1’05” su Bitossi e 3’ sul gruppo. La tappa Moena-Belluno venne poi vinta per distacco da Gimondi. Nel corso della Rocca Pietore-Dobbiaco (Giro d’Italia 1970) sul Tre Croci passò per primo Michele Dancelli, che il giorno prima aveva vinto a sorpresa la tappa di Malga Ciapela. Il successo di giornata andò stavolta a Franco Bitossi, allo sprint. Quarto la maglia rosa Merckx, settimo Dancelli. Anche nel ’71 il Tre Croci era posto in un punto non strategico del percorso della tappa di Falcade. La corsa non si animò e il trevigiano Poloni , in fuga subito dopo la partenza da Lienz, trovò il modo di passare al GPM con un vantaggio di 7’40” sugli inseguitori. Il neoprofessionista della Cosatto sarà riassorbito prima del Pordoi  e la tappa sarà vinta in volata da Gimondi su Van Springel e Gösta Pettersson, che conquista la maglia rosa. Attardatissimi Bitossi, Motta e Zilioli, relegati ad oltre 20 minuti. 

La storia cambia quando il Passo Tre Croci è posto in prossimità dell’arrivo. Nel tappone per eccellenza del Giro del 1973 era l’ultima asperità dopo il Valles e il Giau. Quel giorno fu protagonista di una cavalcata trionfale lo scalatore spagnolo José Manuel Fuente, che s’impose ad Auronzo di Cadore dopo una lunga fuga e dopo aver nettamente preceduto sul Tre Croci  i primi inseguitori, condotti da Francesco Moser e Ritter. Crisi micidiale di Franco Bitossi, che in quella tappa perse mezz’ora. 

Sul Passo Tre Croci sono poi transitati al comando Bortolotto (1980), lo svizzero Breu (1981), il colombiano Acevedo (1985), Piepoli e il russo Brutt (2013). Il valico fu scalato anche nel 1974, ma dal breve e facilissimo versante di Misurina, e non era valido per il GPM.

Tre Cime di Lavaredo 

1967 – Sulle Tre Cime di Lavaredo, nel 1967, alla prima assoluta, venne scritta una delle pagine più infauste della storia del Giro. Il tempo inclemente rese innevata e fangosa la strada negli ultimi chilometri e la tappa venne rovinata dallo scandaloso comportamento antisportivo di decine di spettatori, molti dei quali ubriachi, che distribuirono vigorose spinte ad alcuni corridori, ignorandone altri. A beneficiarne furono soprattutto gli italiani, danneggiati di conseguenza gli stranieri. Ma finì per essere penalizzato anche Wladimiro Panizza. Gli spingitori si disinteressarono del piccolo scalatore lombardo, che in vista del traguardo era nettamente in testa alla corsa e si vide superare nel giro di pochi secondi da Gimondi, che vinse la tappa, poi da Merckx, Motta, Adorni e la maglia rosa Schiavon. Panizza terminò al 10° posto, tra le lacrime. Nel dopocorsa si scatenò una ridda di proteste e di polemiche. I direttori sportivi degli sconfitti minacciarono di ritirare i loro team se l’ordine d’arrivo fosse stato convalidato. Sergio Zavoli,  storico conduttore del Processo alla Tappa, riuscì alla fine a convincere il patron Torriani e la giuria annullò la tappa. «Le montagne del disonore» fu il titolo d’apertura con cui uscì l’indomani La Gazzetta dello Sport, organizzatrice del Giro.  

1968 – La disastrosa esperienza dell’anno prima non scoraggia Torriani, che ripropone le Tre Cime di Lavaredo nel Giro d’Italia del 1968. Si ritrova il maltempo. Nevica anche in quell’occasione, forse ancor di più. Ma la tappa si svolge in piena regolarità. E’ in atto fin dal mattino una fuga di una dozzina di attaccanti, tra i quali Bitossi e lo spagnolo Galera. A 3 chilometri dal traguardo si scatena un irresistibile Merckx, che sorpassa uno ad uno i corridori che lo precedono. L’ultimo a desistere è il marchigiano Polidori, che riesce a salvare il secondo posto (a 42”) precedendo poco Adorni, terzo a 48”. E’ la dodicesima tappa e Merckx conquista la maglia rosa. Non la perderà più fino a Napoli, dove vincerà il primo dei suoi 5 Giri. Naufraga invece Gimondi, che al Rifugio Auronzo accusa un ritardo di 6 minuti. 

1974 – Il suo ultimo Giro Eddy Merckx lo vince sei anni dopo, nel 1974. Ma dopo avere corso il pericolo di perderlo proprio sulle Tre Cime. E’ la quartultima giornata di gara e il Cannibale è in testa alla classifica con 41” di vantaggio sul neoprofessionista Giambattista Baronchelli. Quando inizia il troncone più ripido che porta al Rifugio Auronzo entra in crisi. Baronchelli lo stacca nettamente e a un chilometro è mezzo dal traguardo vanta un margine di un minuto. Il giovane della Scic è maglia rosa virtuale. Punto nell’orgoglio, Merckx dà fondo alle ultime risorse e recupera 29”. Conserverà in classifica un vantaggio di 12”, sufficienti per conservare la maglia rosa e per portarla sino al traguardo finale di Milano. La tappa viene vinta dallo spagnolo José Manuel Fuente, partito all’attacco ancor prima dell’imbocco della salita. 

1981 – Nella terzultima tappa del Giro del 1981 Giovanni Battaglin va all’attacco della maglia rosa. Ha già vinto la frazione del giorno prima, a San Vigilio di Marebbe, ed ha mancato la conquista del simbolo del primato per pochissimo. Ora il suo obiettivo è spodestare il leader della classifica, Silvano Contini, che lo precede di soli 3 secondi. Il varesino perde le ruote dei primi già sul Passo Tre Croci, per lui è una giornata difficilissima. Battaglin è incontenibile e cogliendo il 3° posto conquista la maglia rosa. Quarantott’ore dopo, a Verona, il Giro sarà definitivamente suo. Per la vittoria di tappa è una sfida tra due svizzeri, al termine di una lunga fuga. Ha la meglio Beat Breu sul connazionale Joseph Fuchs. 

1989 – Il più grande grimpeur colombiano della storia, Luis Herrera, vince da dominatore alle Tre Cime nel 1989. Non è nella Top10 e gode di un po’ di libertà, mentre i big della classifica si controllano. Con una serie di scatti fa presto il vuoto e sulla cima precede di un minuto secco i primi inseguitori, regolati da Laurent Fignon, che non è ancora maglia rosa ma la conquisterà il giorno dopo, a Corvara, spodestando l’olandese Breukink, che sulle Tre Cime è terzo davanti ad Hampsten e Chioccioli. 

2007 – Nel Giro d’Italia del 2007 il tappone delle Tre Cime di Lavaredo vede il successo del giovane emiliano Riccardo Riccò, al termine di una lunga fuga con il colombiano Parra, il messicano Perez Cuapio e il compagno di squadra Piepoli. La coppia della Saunier Duval stacca i due avversari e Riccò trionfa con il beneplacito di Piepoli. Alle loro spalle, a debita distanza, la maglia rosa Di Luca si difende brillantemente dagli attacchi di Simoni e Cunego. 

2013 – Come nel 1967 e nel ’68 anche nel 2013 il Giro è atteso alle Tre Cime da una fitta nevicata. E’ la penultima tappa e Vincenzo Nibali ha saldamente in mano il successo finale. I suoi avversari accusano ormai pesanti distacchi: Evans è secondo a 4’02”, Uràn terzo a 4’12”. Ma lo Squalo è insaziabile e assesta un altro dei suoi micidiali colpacci. Con una serie di progressioni, senza la necessità di scattare, si libera di tutti gli avversari, compresi Evans e Scarponi. Gli ultimi a cedere sono Betancur e Kangert. Al traguardo Nibali precederà un terzetto di colombiani, Duarte (a 17”), Urán (a 19“) e Betancur (a 21”), mentre al quinto posto si piazzerà un giovanissimo Aru. A Brescia, il giorno dopo, il siciliano vincerà il suo primo Giro d’Italia.