Paolo Tiberi, padre di Antonio, invita Bicisport a casa sua. Ecco il racconto di un pomeriggio “in famiglia”

Tiberi
Paolo Tiberi con il figlio Antonio e la moglie nella loro casa
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Le cose sono andate così. Dopo la tappa di lunedì, la terza del Giro d’Italia, Bicisport ha intercettato Stefano Garzelli, voce tecnica del Processo alla Tappa e vincitore della maglia rosa nel 2000, chiedendogli un parere autorevole su Antonio Tiberi, prima messo ai margini e poi allontanato dalla Trek-Segafredo dopo aver ucciso un gatto al quale aveva sparato per testare la validità di un’arma ad aria compressa regolarmente dichiarata. Garzelli è stato chiaro: l’incidente è increscioso e il ragazzo ha sbagliato, ma la Trek ha esagerato nell’impedirgli di correre per tutto questo tempo.

Tra i tantissimi commenti che il video di Garzelli ha ricevuto su Facebook, ne spicca uno in particolare: quello di Paolo, padre di Antonio, che ha voluto spiegare e ribadire la dinamica dei fatti. Ve lo riportiamo per intero. Eccolo: «Scusatemi se intervengo: sono Paolo Tiberi, il padre del ragazzo che purtroppo si è reso protagonista del bruttissimo gesto che ha provocato la morte del povero gatto. Non sto qui per sminuire, giustificare, o a dire era solo un gatto. Però ritengo giusto parlarvi un po’ di Antonio e di come si sono svolti effettivamente i fatti, affinché possiate avere tutti gli elementi per poter giudicare e magari valutare se il ragazzo meriti il perdono. Innanzitutto chiedo cortesemente a chi ancora non lo avesse fatto di leggere attentamente quanto scritto con il cuore da mio figlio sul suo profilo.

«Antonio è un ragazzo normale che all’età di 8 anni, spinto da una grande passione, ha cominciato un percorso sportivo (ciclismo) e da allora le sue giornate sono trascorse tra allenamenti (bici, piscina, pattini, palestra), studio e quando poteva aiutando me in azienda agricola. Compiuti 18 anni ha preso con mio disappunto (ma la legge glielo consentiva) il porto d’armi per uso sportivo e ogni tanto andava al poligono. Faccio notare che non ha mai nemmeno pensato di prendere la licenza per la caccia, perché anche lui ama gli animali tutti, tanto è vero che a casa/azienda agricola abbiamo 17 gatti e 5 cani, quasi tutti ex randagi raccolti e portati a casa proprio da Antonio.

«Con impegno, dedizione, sacrifici e tanta fatica è riuscito ad ottenere discreti successi nel ciclismo, tra cui il campionato del mondo nel 2019, che gli hanno consentito di fare della sua passione un lavoro, grazie al quale è riuscito nel 2022 a coronare il suo secondo sogno: quello di vivere a San Marino, essendosene innamorato fin da bambino quando durante le vacanze nella riviera romagnola o gare nella zona era spesso nostra meta. Unendo naturalmente l’utile al dilettevole, essendo il loro lavoro molto ma molto precario. I fatti: uno dei primissimi giorni che Antonio era a vivere da solo, compra nel centro storico di San Marino un fucile ad aria compressa versione depotenziata in libera vendita, acquistabile per legge da chiunque maggiorenne, quindi anche da disabili mentali, o facenti abuso di alcol, o uso di sostanze stupefacenti, o pregiudicati.

«La facilità di acquisto di queste armi definite dalla legge “non da fuoco a modesta capacità offensiva” e la dicitura “aria compressa, depotenziata/libera vendita” come mi ha confermato un esperto, induce molti a pensare che siano armi innocue. Purtroppo e suo malgrado tra questi molti è rientrato anche mio figlio, che stupidamente era convinto, considerando la notevole distanza (50/70 metri), di non arrecare danno. Ora da amante di animali quale lui è vi lascio immaginare lo stato di frustrazione che ha vissuto e che ancora sta vivendo dal momento in cui si è accorto che quello che lui pensava fosse un gioco era finito in tragedia.

«E quando i gendarmi, previo appuntamento, sono andati uno/due mesi dopo l’accaduto a casa per le indagini, per lui è stata una sorta di liberazione psicologica ed immediatamente si è assunto la piena responsabilità dei fatti, pur essendo nella posizione (visto che non è stato preso in fragrante) di poter dichiarare altro, per esempio che il giorno del fatto in casa non c’era lui ma tal dei tali suo ospite. Con onestà ha detto ai gendarmi prima e al giudice dopo, di aver fatto un grandissimo errore sia a provare l’arma dalla finestra sia a pensare che non fosse letale. Questi purtroppo sono i fatti, anch’io da principio sono rimasto inorridito, nauseato, sconvolto apprendendo la notizia come tutti via social e sapendo che ha il porto d’armi ho pensato che avesse sparato con un’arma da fuoco o comunque con un’arma acquistata con porto d’armi, quindi di aver ucciso consapevolmente, ho passato giorni nella più completa disperazione e non trovavo il coraggio di chiedere a mio figlio, perché vedendolo molto depresso ho temuto che potesse compiere su se stesso qualcosa di irreparabile.

«Poco alla volta, tassello dopo tassello (sono andato anche sul posto) conoscendo Antonio, sono riuscito a ricostruire il tutto e a dare la risposta alla domanda che più mi angosciava, ossia se il gesto era frutto di stupidità, di leggerezza, di superficialità, di ingenuità, di incoscienza, di deficienza. Purtroppo cose queste tipiche di molti ventenni di oggi, oppure che l’Antonio che io contadino uomo di terra e mia moglie infermiera di 118 e pronto soccorso pensavamo di aver educato nel migliore dei modi e che molti definivano ragazzo modello, all’improvviso fosse impazzito e avesse sparato consapevole di uccidere quella povera bestiolina. Analizzando tutti i dettagli che in parte ho descritto, per mia fortuna (altrimenti non so che fine avrei fatto) è venuta fuori una realtà diversa da quella emersa inizialmente, da come la notizia e non so se per motivi di audience, è stata esposta.

«Anche se è e rimane un gesto spregevole, essendo figlio di stupidità, incoscienza, superficialità, inesperienza e non intenzionale, anche se a fatica considerando la giovane età penso sia perdonabile, moltissimi lo hanno già fatto. Per rispondere a qualche commento aggiungo che per me e Antonio il gatto di un ministro ha lo stesso valore (nel senso buono, naturalmente) di un gatto randagio. Sempre per rispondere a commenti dico che pur nella demenza del gesto non ha messo in pericolo persone, avendo sparato dalla finestra del terzo piano e il muretto oggetto del bersaglio era ad un’altezza di circa 4 metri con terrapieno alle spalle e inaccessibile a persone. Notando commenti abbastanza offensivi, pur capendoli e sicuramente da mio figlio meritati, vi supplico se potete di limitarvi perché il ragazzo è già afflitto e affranto di suo, non occorre infierire ulteriormente. I casi di Pantani, Mia Martini e molti altri meno noti spero vi siano da insegnamento. Grazie. Spero di essere stato utile ed esaustivo, sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti e se chiunque di questo gruppo volesse verificare personalmente se quanto da me asserito corrisponda a vero, sarei felice di avervi miei ospiti a casa Tiberi. Farò in modo che ci sia anche il ragazzo, così potrete verificare anche la sua bontà o malvagità d’animo. Sperando che qualcuno accetti l’invito, cordialmente vi saluto».

Parole forti e chiare di un padre sì dispiaciuto, ma consapevole della bontà e dell’ingenuità del figlio. Ieri mattina abbiamo immediatamente contattato Paolo, padre di Antonio, che ci ha prontamente risposto così: «Buongiorno, sono io che ringrazio voi di Bicisport che dopo il vostro primo articolo del 28/02, scritto basandosi esclusivamente da quanto scritto dal Corriere della Sera, avete capito la situazione e non infierito. Io da contadino non sono un grande comunicatore, specialmente via telefono, preferisco interloquire guardando negli occhi. Vi ringrazio per aver apprezzato il mio commento scritto con il cuore in mano e solo chi ha cuore ha saputo apprezzare…».

A questo punto, nelle prime ore del pomeriggio di ieri, il vicedirettore di Bicisport Tony Lo Schiavo si è recato a casa del padre di Antonio Tiberi per raccogliere la sua testimonianza. Ecco qui il breve racconto del nostro vicedirettore.

«La Fattoria Tiberi spunta all’improvviso dopo una curva di una strada secondaria dell’Agro Pontino. Paolo ha curato per anni una bellissima azienda agricola ricca di animali verso i quali ha nutrito sempre un grande rispetto. Quando con la macchina imbocchiamo il vialetto che conduce alla casa siamo subito circondati dai cani che la famiglia cura. Uno, il più festoso, ci raccontano che è stato raccolto proprio da Antonio nella sua ultima visita a casa.

«Il papà, Paolo Tiberi, ci accoglie emozionato. Non pensava che a raccogliere il suo invito fossero proprio i giornalisti del suo mensile che, non a caso, fa bella mostra di sé sul tavola della cucina mostrando, con le sue tante sgualciture, la frequenza con cui viene consultato.
E’ solo in casa. Antonio è a San Marino, dove ha stabilito la sua residenza. La moglie di Paolo, infermiera del 118, è al lavoro. Lui è seduto intorno al tavolo della cucina a seguire la tappa del Giro d’Italia
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«E’ un padre che ha visto il figlio commettere una sciocchezza che ha avuto un effetto mediatico devastante, ampliato oltre ogni misura dai leoni da tastiera che hanno finito per dilatare l’eco e le conseguenze di un gesto sbagliato. Si cerca di parlare del Giro, del futuro, ma inevitabilmente si finisce per parlare dell’ansia e delle preoccupazioni di un genitore che vede il figlio depresso ed emarginato. Ci offre dei pasticcini. E’ pronto a fare un caffè. Dal frigo tira fuori aranciata e Coca Cola. E’ contento di una visita che gli fa capire di essere meno solo.

«E l’arrivederci è fatto con l’augurio di poter presto rivedere Antonio in bicicletta. Il sogno che quel bambino ha coltivato riuscendo a realizzarlo si è spezzato bruscamente, ma nulla deve impedirgli di rinverdirlo. Ci sono due, tre squadre pronte a raccogliere quanto la Trek ha emarginato con una imprevedibile severità. I suoi tifosi sono pronti ad aspettarlo lungo le strade convinti che saprà anche ritrovare la via della vittoria. In fondo Antonio Tiberi è uno dei giovani ciclisti italiani più promettenti.
Il papà ci accompagna all’auto. I cani ci circondano quasi a volerci trattenere. Torneremo e quel giorno ci sarà anche Antonio Tiberi a raccontarci il suo futuro».