Primo in Oman, ottavo alla Parigi-Nizza, quarto ad Harelbeke, secondo al Romandia, Matteo Jorgenson ha chiuso la sua migliore primavera da quando fa il corridore. E per celebrare i suoi risultati il ventitreenne americano ha raccontato il segreto della sua trasformazione con un lungo thread su Twitter. «Le persone continuano a chiedermi come ho fatto a fare un passo così grande», ha spiegato. Così è entrato nel dettaglio. «Prima di tutto queste cose non accadono dall’oggi al domani. Nemmeno in un anno, veramente. La cosa più importante che ho imparato anni fa da Nate Wilson è stata che finché mantieni la coerenza e fai bene le cose semplici, ogni giro o ogni corsa, non importa quanto bene o male percepita in quel momento, spingerà il tuo corpo in avanti. Forse la cosa più importante che ho fatto negli ultimi quattro anni è stata andare davvero in profondità, a volte in profondi abissi di fatica, e poi – cosa più importante – riposare finché non ne venivo fuori».
Jorgenson è nato in California ma è cresciuto a Boise, nell’Idaho, dove esiste la più grande comunità basca di tutti gli Stati Uniti. «Ogni stagione ho ripetuto questo ciclo. Nel 2021 sono andato molto in profondità nel periodo primaverile e ho avuto un Giro assolutamente orrendo in cui sono arrivato a malapena al traguardo ogni giorno con gli ultimi. Nel 2022 il Tour de France è servito da gigantesco stimolo, sono dovuto arrivare fino a dicembre per riprendermi. Quel Tour mi ha dato fiducia, quindi per il 2023 mi sono dato grandi obiettivi. Erano particolarmente sfidanti perché volevo provare a saltare avanti e indietro da corse a tappe e classiche, e viceversa».
Ma il percorso non è stato indolore, né a buon mercato. «Ora posso dire che quest’anno ho speso ogni centesimo del mio stipendio per la mia performance. Tra ritiri in altura da solo, materiale da crono, alimentazione, massaggi e dietro moto: tutto mi ha reso migliore. Ho passato quasi tutto il mese di gennaio da solo in un albergo in quota. Ho comprato materiale personalizzato per le crono con l’aiuto e i test di Ivan Velasco. Ho assunto un nutrizionista e ho pesato e registrato ogni grammo di cibo che ho mangiato da dicembre per assicurarmi di essermi sempre nel peso forma per la gara e adeguatamente alimentato. Sono stato ripagato».
Adesso è il momento dei ringraziamenti. «Un grazie speciale al mio allenatore Patxi Vila: ha tracciato il confine tra corsa e recupero in un modo che non avevo mai sperimentato prima. La sua capacità di spingere il mio corpo verso l’esplosività per alcune gare e poi tornare all’efficienza per altre è stata davvero impressionante. Inoltre, gestire i miei continui messaggi vocali e l’ossessione per i dati è stata un’impresa a parte», aggiunge Matteo. «Ultima cosa, ma non meno importante, grazie alla mia fantastica Movistar, a ogni corridore che ha sacrificato i propri risultati per prendersi il vento al posto mio. Non posso nominarvi tutti, ma voi sapete chi siete. Ora devo riposare e riflettere per qualche giorno prima di rifare tutto quest’estate».
Stando alle voci di mercato, Jorgenson sarebbe vicino alla firma con la Jumbo-Visma, anche se altri grandi team – come Ineos Grenadiers, Soudal-QuickStep, Trek-Segafredo e UAE Team Emirates – lo hanno cercato per la prossima stagione. Nome italiano (senza un vero perché: piaceva ai suoi genitori), passaporto americano, Matteo vive a Nizza ed è pronto a fare il salto definitivo nel grande ciclismo.