Addio a Gianni Minà / A Pantani scrisse: «Resisti Pirata»

Mina'
Gianni Mina' in una foto d'archivio al Premio CONI-USSI 2006/2007
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La morte di Gianni Minà, che se n’è andato ieri sera a 84 anni per una malattia cardiaca, ci priva di un giornalista, scrittore, conduttore e autore televisivo che aveva conosciuto, intervistato tutti i grandi della terra. E tutti i fuoriclasse dello sport. Minà ha seguito da inviato otto Mondiali di calcio e sette Olimpiadi.

Ecco quello che scrisse su Repubblica a proposito di Marco Pantani il 10 giugno 1999, pochi giorni dopo la sua esclusione dal Giro d’Italia a Madonna di Campiglio. Lo ha riportato Angelo Carotenuto su «Lo Slalom» nell’edizione di questa mattina.

«Anche il mondo delle biciclette (dove pure non circolano i soldi del calcio) è pressato, condizionato dalle esigenze del business televisivo, degli sponsor e del disinvolto agire delle grandi industrie farmaceutiche che hanno trovato nell’universo di chi fatica sulle due ruote, terreno più facile di cultura per i loro esperimenti. In bicicletta più che andar forte è importante infatti resistere, oltre ogni limite, superando la soglia del dolore più che in qualunque altra disciplina sportiva.

«Così anche un campione come Pantani che non ha rivali, a parità di condizioni, con nessun altro in salita o nelle corse a tappe, deve fare i conti con l’ambiguità della medicina, della cosiddetta scienza applicata allo sport. E così ne può uscire beffato, offeso Purtroppo, i tempi che viviamo non hanno più tempo per queste considerazioni. Il campione non ha scampo. Deve vincere sempre e non importa come. E se poi questa logica lo porta ad inciampare in qualche contraddizione non aspetti comprensione. Così è la vita. Per questo sentiamo di dover dire: resisti Pirata».