Continental, dal 2019 ben 25 neopro’ dal vivaio della Groupama-FDJ. In Italia nessuno come la Colpack

Martinez
Lenny Martinez in maglia gialla e Rueben Thompson della Groupama-FDJ in azione al Giro della Valle d'Aosta
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Tante volte negli ultimi anni si è discusso sulla nascita e sul conseguente sviluppo delle squadre Continental. La perdita della centralità delle formazioni Under 23 tradizionali, l’internazionalizzazione del ciclismo, i vivai delle squadre WorldTour, l’arrivo di tecniche e modalità di allenamento tipiche dei professionisti e molto altro. Ma il punto e l’obiettivo è sempre lo stesso, far passare quanti più corridori possibili tra i “grandi”. Quali sono dunque le squadre più virtuose? Quali quelle che faticano di più? E in Italia come siamo messi? Rispondiamo a queste domande attraverso un’interessante analisi.

Guardando quali squadre Continental hanno lanciato il maggior numero di giovani negli ultimi quattro anni spiccano le cosiddette “Development“, formazioni di sviluppo direttamente collegate alle WorldTour. Ben più delle metà tra le prime dodici infatti appartengono a questa categoria, con la Groupama-FDJ che stacca decisamente tutte le altre.

I francesi, solo nel 2023, hanno promosso ben otto corridori, numero che si allarga a venticinque se prendiamo in esame l’ultimo quadriennio. I nomi poi sono davvero interessanti: Geniets, Stewart, Van den Berg, Martinez, Gregoire, Thompson e Paleni. Questi ultimi quattro hanno grandi possibilità di emergere e che hanno dimostrato tra i dilettanti di andare davvero molto forte. In un quadro molto transalpino e parzialmente anglosassone si inseriscono anche due italiani, Cristian Scaroni passato pro’ nel 2020 con la Gazprom (ora all’Astana) e Lorenzo Germani quest’anno (FDJ).

Segue il Team DSM Development (ex Sunweb) con diciotto atleti ora nel mondo dei grandi. Il nome di Marc Hirschi è senza dubbio quello più importante: dalla vittoria del mondiale 2018 tra gli Under 23 alla tappa al Tour de France 2020 e la Freccia Vallone dello stesso anno, lo svizzero è il prodotto meglio riuscito del particolare ambiente della formazione olandese. Da seguire per il futuro anche Van Uden, Vandenabeele, Mayrhofer e Onley. Anche qui troviamo un italiano, da quest’anno professionista proprio con la Dsm: Lorenzo Milesi.

Chiude il podio un altro vivaio, quello della Uno-X Pro Cycling. Il team norvegese è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni, tanto da guadagnarsi per il 2023 l’invito per il Tour de France. Noi li abbiamo scoperti da vicino al Tour of Oman dello scorso anno, un modello da seguire e che in parte è fonte d’ispirazione per il progetto giovani della Bardiani. Tra i sedici corridori passati pro’ troviamo anche il campione del mondo delle cronometro, Tobias Foss, ora alla Jumbo-Visma.

Rimaniamo brevemente sulle Development. Dodici i corridori della Dimension Data/Qhubeka (tra cui sette italiani), dodici anche quelli della Polartec/Eolo-Kometa (con tre azzurri) e della Jumbo-Visma, anche se quattro saranno pro’ tra il 2024 e 2025. Scendiamo a sette nel caso della Israel Cycling Academy, con Puppio e Frigo come unici italiani, sei per l’Alpecin-Fenix, cinque per la CCC Team, due la Lotto-Dstny, uno l’Astana-Qazaqstan.

Il quadro che ne emerge? Non sempre correre per una Development è garanzia di passaggio al professionismo, ma sicuramente le possibilità di fare il grande salto aumentano notevolmente. Alcune squadre più rodate, con alle spalle un passato importante come vivaio, funzionano in modo davvero efficiente, lavorando con i giovani minuziosamente. Non è un caso che le squadre WorldTour si affidino così tanto ai vivai, lasciando spesso perdere altre squadre Continental o peggio non Continental.

Il caso delle Continental indipendenti

Prima squadra non Development nella speciale classifica, al quarto posto, è la SEG Racing Academy, squadra che ha chiuso i battenti alla fine della scorsa stagione. Ben sedici i corridori lanciati in undici squadre diverse con nomi altisonanti: Kaden Groves, Edoardo Affini, Cees Bol, Thymen Arensman, Ide Schelling, Alberto Dainese e Jordi Meeus. Tornando un anno indietro, al 2018, anche il campione europeo Fabio Jakobsen. A livello di talenti, senza avere il supporto di una World Tour, il modello della SEG non ha assolutamente rivali nel mondo. Peccato che il progetto non sia riuscito a proseguire la sua azione.

A testimoniare il grande investimento fatto nel nord Europa nel ciclismo anche l’azione del Team ColoQuick, brava a mettere tra i grandi ben dodici corridori negli ultimi quattro anni e tra questi anche il vincitore dell’ultimo Tour de France, Jonas Vingegaard. Non solo il danese, unico a battere Pogacar sulle strade della Boucle, ma anche Price-Pejtersen, campione del mondo a crono nel 2021 e due volte campione europeo contro il tempo tra gli Under 23.

Virtuosissimo poi l’esempio della Hagens Berman Axeon di Axel Merckx, una vera e propria fucina di talenti (dodici dal 2019). Non solo Leo Hayter, vincitore del Giro d’Italia Under 23 2022, ma tornando più indietro possiamo scorgere i nomi di Neilson Powless, Eddie Dunbar, Tao Geoghegan Hart, Ruben Guerreiro, i fratelli Ivo e Rui Oliviera e Jonathan Narvaez. Grandi risultati, corridori che arrivano pronti al passaggio e insegnamenti di livello, un altro modello di sicura ispirazione.

Da segnalare anche i numeri della Tirol KTM Cycling Team (dieci corridori lanciati tra cui gli italiani Della Valle e Rivi), Canyon-Eisberg (dieci), Swiss Racing Academy (dieci), Team Vorarlberg (nove), Leopard Pro Cycling (otto) con Skjelmose e Schmid punte di diamante e Trinity Racing (quattro).

Cosa dedurne? Le Continental non direttamente affiliate alle squadre WorldTour funzionano, anche se probabilmente un po’ di meno. I team professionistici guardano anche oltre il proprio orticello, ma sono solite affidarsi a formazioni che negli anni si sono create una certa credibilità, come la Seg o la Hagens. Il discorso dunque si complica per le Continental di più recente costituzione.

Le italiane

Infine arriviamo al caso che ci sta più a cuore, quello delle Continental italiane. Osservando i dati, viene subito alla luce la situazione della Colpack-Ballan, realtà consolidata del nostro ciclismo e che negli ultimi anni ha regalato diversi talenti ancora tutti da scoprire. Sono ben tredici i corridori lanciati dalla formazione bergamasca, otto dei quali tra le World Tour: il campione del mondo U23 Filippo Baroncini, Antonio Tiberi, Juan Ayuso, Alessandro Covi, Andrea Bagioli, Andrea Piccolo, Karel Vacek (ora Corratec), Alessandro Verre e Michele Gazzoli (ora senza squadra).

Il modo di lavorare del team bergamasco è di assoluto valore e per i giovani italiani, nonostante l’arrivo delle corazzate Development, la Colpack resta e resterà ancora per i prossimi anni la rampa di lancio più sicura ed efficiente. Una realtà che il ciclismo italiano deve proteggere assolutamente.

Se togliamo la Dimension Data/Qhubeka, che è sempre stata il vivaio della WorldTour con base in Italia, in seconda posizione troviamo il Cycling Team Friuli. Chiunque passi professionista attraversando uno o più anni con il team di Boscolo, ammette di aver trovato un ambiente senza particolari pressioni, ma che ha tecniche di allenamento e staff di pari livello ai professionisti. Gli investimenti fatti in queste stagioni stanno dando i loro frutti e non è un caso che la Bahrain-Victorious abbia scelto di affiliarsi proprio al Friuli per costruire una sorta di vivaio. Dal 2019 sono passati ben nove corridori tra cui Jonathan Milan e Giovanni Aleotti, ma anche Mattia e Davide Bais. L’anno prossimo correranno nel WT anche il vincitore del Prestigio Bicisport 2022, Nicolò Buratti, e il velocista Alberto Bruttomesso.

Sono nove i Corratec ora professionisti, ma è l’intera squadra ad aver cambiato la licenza da Continental a Professional, mentre è molto interessante il caso della Sangemini Mg.K.Vis con ben sette corridori dal 2019, tra cui anche il campione italiano Filippo Zana. Parliamo di una squadra spesso sottovalutata, ma che in fin dei conti è riuscita a lanciare più corridori di altri team più quotati.

Bene anche la Biesse-Carrera con cinque corridori: Ravanelli, Conca, Colleoni, Svrcek e Garosio. Il fatto che la Quick-Step si sia affidata a Milesi e Nicoletti per la crescita del giovane corridore ceco Svrcek non è assolutamente di poco conto. Professionalità e metodo sono le basi del team.

Probabilmente ci si aspettava di più dalla Zalf Euromobil Désirée Fior, ma come attenuante c’è da dire che il team di Faresin è tra le Continental solo dal 2021, quindi molti passati nel 2019 e 2020 non rientrano in questa statistica. I nomi di coloro che adesso militano tra i grandi però sono molto interessanti: Edoardo Zambanini (Bahrain), Alex Tolio (Bardiani), Simone Raccani (Eolo-Kometa). Ci sarebbe anche Gabriele Benedetti, ma il campione italiano 2021 U23 ha annunciato il ritiro.

Gli altri? Due la Work Service, due la D’Amico, uno la Gallina Ecoteck Lucchini Galosio, uno la Iseo-Rime. E qui probabilmente si torna su un tema a lungo discusso: tredici Continental in Italia non sono troppe? Specie se consideriamo che solo poche tra queste riescono effettivamente a essere un trampolino di lancio importante per il professionismo. Un discorso ancora aperto e che non ha trovato risposta…