Gasparotto sulla nuova stagione: «Ripetersi è più complesso, ma è il nostro obiettivo»

Gasparotto
Jai Hindley ed Enrico Gasparotto della Bora-hansgrohe in una foto d'archivio allo scorso Giro d'Italia
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La scorsa stagione è stata come l’anno zero per la Bora-Hansgrohe: la prima senza Peter Sagan, che per anni era stato il leader e il punto di riferimento della squadra. Con la sua partenza il team tedesco ha deciso di cambiare la rotta e puntare tutto sui grandi Giri. La scelta si può dire sia stata ben ripagata visto il successo di Jai Hindley nella corsa rosa, il 5° posto di Alexander Vlasov al Tour e la top ten alla Vuelta, sempre dell’australiano. Questo appena iniziato, però, sarà un anno ancora più complesso per la Bora. Perché, come detto dallo stesso direttore sportivo della squadra, Enrico Gasparotto, “sorprendere è facile, ripetersi meno”.

Dopo la scorsa stagione siete uno dei team di riferimento nelle corse a tappe. Questo vi mette pressione o vi porta ad avere ancora più stimoli?

«Credo che possa essere solo uno stimolo in più per tutti, non solo per i ragazzi, ma anche per l’ambiente Bora e il nostro staff. Perché noi non dobbiamo mai dimenticare che lo scorso anno abbiamo fatto bene, ma era solo un primo step di un processo, dopo il cambio di rotta e l’addio di Sagan».

Qual è il prossimo step?

«Ora puntiamo a riconfermarci ad alti livelli nei grandi Giri, senza mai dimenticare le classiche. Ripetersi è sempre più complesso che vincere, ma è il nostro obiettivo e un passo fondamentale per ambire un giorno a vincere il Tour de France».

L’acquisto lo scorso anno di Jai Hindley è stato il simbolo di questo vostro cambio di rotta. Dopo il successo al Giro, quest’anno l’australiano andrà al Tour de France?

«Jai non ha mai corso il Tour, quindi è normale e importante che dopo la scorsa stagione provi la Grande Boucle. In più quest’anno il Tour è anche più adatto a lui, visto che molto incentrato sulle salite e non sulle cronometro a differenza del prossimo Giro d’Italia».

Con quali obiettivi?

«Essendo il primo Tour l’obiettivo principale è quello di crescere. È importante per lui che faccia quest’esperienza e che la faccia correndo con la responsabilità di un team che punta a far classifica».

Quest’anno avete preso un corridore che sembra rinato come Jungels e sembra voglia puntare forte sul Fiandre. Può fare un risultato importante secondo te?

«Bob ha onestamente detto che vorrebbe ampliare il suo palmares con un’altra grande Monumento e che il Fiandre è un suo sogno. Il suo passato in Quick-Step fa sì che abbia un bagaglio di esperienze ottimo per gare come questa».

Lo seguirai tu in ammiraglia al Fiandre?

«No, io farò le Ardenne e in quel periodo sarò in ritiro in altura con il gruppo del Giro. Però sono sicuro che si farà valere. Quest’anno è partito bene, ha avuto un inverno senza intoppi e ora si sta preparando in altura. Poi farà Parigi-Nizza e Milano-Sanremo, dove finalmente lo rivedrò».

Jungels è appunto stato il vostro innesto principale del mercato. Cosa vi ha convinto di lui?

«Oltre alla già citata solidità e duttilità, Jungels ha una caratteristica importantissima e innata, che è il saper essere un leader. Esistono due tipi di leader: chi lo diventa per i risultati e chi lo diventa per carisma. Bob fa parte del secondo caso e in ogni squadra, serve almeno uno/due corridori con questa caratteristica».

Sam Bennett ha chiuso l’anno con due vittorie alla Vuelta e lo ha ricominciato vincendone una al debutto in Argentina.

«Sam ha iniziato la stagione nel miglior modo possibile, dando continuità al finire dell’anno scorso. Ora testa all’UAE Tour, che è il festival dei velocisti per continuare a confermarsi. Sono convinto che in stagione si possa togliere tante soddisfazioni».

Programma per il futuro dell’irlandese? Andrà al Tour solo per le tappe o anche per puntare alla maglia verde?

«Tornato in Europa farà Parigi-Nizza e Milano-Sanremo. Poi sicuramente andrà il Tour con l’obiettivo di vincere più volate possibili, se sarà bravo può puntare a vincere la maglia».

A guidare l’irlandese ci sarà ovviamente Danny Van Poppel. Stiamo parlando del miglior lead out del gruppo?

«In questo momento si. Anni fa Morkov non aveva rivali. Ora è Danny a essere una spanna sopra in quel ruolo. Fisicamente è una bestia, ma è anche un corridore molto intelligente che sa leggere molto bene la corsa, facendosi trovare sempre nel posto giusto al momento giusto».

Ma lo vedremo sempre lavorare per Bennett o avrà delle giornate in cui potrà fare una volata, magari a ranghi ristretti?

«Sicuramente avrà giornate dove potrà ritagliarsi spazio per un successo personale. Ma anche caratterialmente Danny preferisce il ruolo di lead out».

Se Jai va al Tour, al Giro il capitano sarà Vlasov?

«Si, sarà lui il nostro capitano al prossimo Giro d’Italia e la squadra sarà, come lo scorso anno, tutta incentrata sulla classifica generale».

Cosa vi aspettate da lui?

«Alex è un altro corridore molto solido, con una capacità di soffrire e di superare i momenti no sorprendente. La terza settimana si adatta di più alle sue caratteristiche. Quindi le prime due dovrà solo cercare di perdere il meno possibile da Thomas e Roglic, soprattutto a cronometro. Il suo obiettivo potrebbe essere centrare il podio».

Kamna, invece, alla corsa rosa solo per le tappe o anche per provare a far classifica?

«Lennard è un corridore molto furbo e che quando va in fuga difficilmente sbaglia. Questa è una caratteristica che al Giro torna utile a lui e alla squadra, in quanto la corsa italiana è più imprevedibile del Tour. Però quest’anno vorrebbe provare anche a far classifica in un grande Giro. Quindi correrà in appoggio a Vlasov, ma proverà anche a prendersi un piazzamento nella generale».

Altro corridore che l’anno scorso ha stupito tra le vostre fila è stato Higuita. Sarà di nuovo l’uomo chiave nelle corse di una settimana? Può far risultato in qualche classica?

«Per Sergio il programma sarà più o meno quello dello scorso anno. Al Lombardia dell’anno scorso avrebbe tranquillamente potuto prendere il podio se avesse iniziato il Civiglio a ruota di Landa o Pogacar. Poi ha fatto 5° alla Liegi. Higuita è un corridore che in gare con arrivi così esplosivi può dire la sua. Quindi occhio al ragazzo in corse Monumento come Liegi e Lombardia».

Guardando un po’ al futuro avete tra le vostre fila un giovane di talento come Uijtdebroeks. Che progetti avete per lui?

«Cian ha dimostrato che tra i ragazzi della sua età è un passo avanti, ha gran motore e pochi possono stargli dietro. L’anno scorso l’ho seguito al Sibiu, dove ha chiuso terzo dimostrando di poter competere nei pro. È chiaro che ha ancora ampi margini di miglioramento, sotto diversi aspetti, ma è molto giovane».

Potrebbe essere, nei prossimi anni, un corridore da classica nelle corse a tappe?

«Per caratteristiche fisiche e attitudinali sì. Però deve crescere sotto molti aspetti prima di poterlo dire con certezza. Ad oggi è prematuro esprimersi, bisogna prima vedere se impara a gestire la fatica, lo stress, i momenti critici in gara, i giorni di pioggia, le lunghe discese… Però ci sta lavorando, stiamo vedendo i frutti e il talento c’è».

Alla Vuelta sarà uno degli uomini in supporto a Higuita?

«La Vuelta è Giro più difficile da programmare a lungo termine, essendo il più lontano e la stagione molto lunga. Detto ciò, prima fa le esperienze e meglio è. Quindi speriamo la possa correre già quest’anno. Sicuramente si testerà al Catalunya e al Giro di Svizzera».

Chiudiamo con gli italiani, Fabbro e Aleotti. Che stagione li aspetta? Faranno il Giro?

«Fabbro ha avuto una stagione molto travagliata. Soprattutto la prima parte. Lui sarà un uomo chiave per noi e per la classica di Vlasov. Nella terza settimana le sue qualità saranno fondamentali e speriamo di averlo in condizione ottima».

Avrà spazio per cercare successi personali?

«La Bora, avendo deciso di puntare forte sulle classifiche generali, cerca di dare spazio a questi ragazzi per successi personali nelle altre corse. Magari già a partire dalla Vuelta a Catalunya».

Aleotti invece?

«Abbiamo deciso di farlo partire in Australia. Ora è in Oman e poi vedremo, probabilmente riposo e poi altura. Fino al Giro correrà poco. Anche lui verrà alla corsa rosa e sarà un uomo chiave per noi come lo è stato l’anno scorso. Avrà più spazio nelle gare di fine agosto/settembre. Nel 2022 ha preso bei piazzamenti in Canada e anche quest’anno potrà cercare gloria tra Nord America, Polonia e Benelux».

Per le classiche?

«Giovanni sarebbe anche uomo da Ardenne, ma non quest’anno. Ci andrà nel 2024, speriamo con ancora maggior consapevolezza. Non dimentichiamo che anche lui è molto giovane e ha bisogno di esperienza».