Agostinacchio: «Debutto su strada con la Beltrami, ma il sogno è diventare una stella del ciclocross»

Filippo Agostinacchio in azione durante una prova di Coppa del Mondo (foto: Lisa Haumesser)
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Sono numerosi i corridori che nel corso del tempo hanno abbandonato il fuoristrada, tra mountain bike o ciclocross, dedicandosi principalmente al ciclismo su strada. Il motivo? Nella maggior parte dei casi è economico: il fuoristrada dà meno prospettive rispetto alla strada. «Pedalare per mestiere nel fuoristrada è molto complicato, su strada ci sono più sbocchi» ci raccontava, ad esempio, Kevin Pezzo Rosola lo scorso anno. Ma oggi, pian piano, in Italia, il fuoristrada sta cominciando ad assumere una nuova dimensione e la passione è talmente forte da cominciare a pensare alla strada non come un punto d’arrivo ma come un trampolino di lancio e una scuola per pedalare meglio sul fango o sulle pietre di montagna. Schemi che si rovesciano, come nel caso di Filippo Agostinacchio.

Classe 2003, di Aosta, campione italiano in carica di ciclocross, medaglie europee e mondiali in mountain bike, esperienza internazionale tra i circuiti del cross e sulle ruote grasse. A fine anno arriva l’ufficializzazione del passaggio dalla Selle Italia-Guerciotti alla Beltrami TSA Tre Colli. Ma il debutto su strada è tutto mirato al ciclocross, come ci spiega con convinzione. «La scelta di correre anche su strada è ben ponderata ed è tesa a migliorare le mie qualità nel cross. Voglio diventare un crossista, non mi interessa diventare uno dei protagonisti su strada in futuro. La Beltrami mi dà l’opportunità di disputare le corse più importanti del panorama italiano e internazionale, tra i dilettanti e i professionisti. Correre su strada mi permetterà di arrivare alla stagione invernale con una condizione fisica e un’esperienza diversa rispetto a quella che ho avuto fino ad adesso».

Agostinacchio, quando è arrivata questa decisione?

«Già alla fine della scorsa stagione di ciclocross nel 2022 mi ero confrontato con la Beltrami. Loro avevano creato un organico che sul fango seguiva un calendario nazionale e così nel frattempo, a settembre, ho firmato il contratto per la stagione 2023-2024. Un ingaggio quindi rivolto al ciclocross, senza la pressione di fare risultato su strada».

Avete discusso su come portare avanti l’attività su strada per rendere al meglio nel ciclocross?

«Non ne abbiamo ancora parlato bene, ma innanzitutto so che mi lasceranno fare diverse gare anche nella mountain bike. Il loro progetto nel fuoristrada si espande anche a questa disciplina. Su strada ancora non conosco il mio calendario, ma immagino che le gare internazionali saranno il fulcro della stagione. Per il momento non ci penso troppo, sono in off-season».

Perché la Beltrami?

«Dalla strada è arrivata solo la loro offerta, più di una, invece, da squadre di mountain bike. Ma avevo già deciso quale strada percorrere: mi sono innamorato del ciclocross e mi piacerebbe che diventasse la mia disciplina principale. Per farlo devo spostare l’asticella fisica più in alto e solo la strada me lo permette, così ho scelto la Beltrami».

Come è nato l’amore verso il ciclocross? Un colpo di fulmine o un rapporto maturato gradualmente?

«È stato un colpo di fulmine quando ero junior al primo anno. Prima di quella stagione, nel 2019-2020, io mi reputavo un biker. Da allievo ho gareggiato anche nel ciclocross, ma soprattutto per non annoiarmi d’inverno. Quella stagione iniziai a gareggiare all’estero, facendo un po’ di esperienza e vincendo la mia prima gara internazionale in Svizzera. Da lì mi sono concentrato sempre più su questa disciplina. Purtroppo con l’avvento della pandemia le due stagioni seguenti sono state complicate e ho corso solo in Italia. In quella appena conclusa, invece, ho avuto finalmente modo di esprimermi a pieno, avendo terminato anche la scuola».

Perché hai iniziato a pedalare nella mountain bike e non su strada?

«Sostanzialmente perché in Valle d’Aosta, dove abbiamo principalmente montagne, sei più spinto a pedalare fuoristrada, soprattutto in mountain bike. Quando avevo sette anni mio padre entrò a far parte di una squadra locale e l’anno dopo ne ha fondata una, che è il Pila Bike Planet, plurititolata a livello giovanile. Quindi l’interesse per la mountain bike è nato dalla passione condivisa in famiglia e il richiamo su strada non mi è arrivato».

C’è qualcosa che ti preoccupa in vista del debutto su strada?

«L’aspetto che mi preoccupa di più su strada sono le distanze, visto che finora ho fatto solo fuoristrada e pochi chilometri in gara. Mi sono allenato anche su strada, ma sempre per poco tempo. Sono consapevole di dover alzare parecchio la quantità di ore in sella, i chilometri percorsi. Una difficoltà in più è che dovrò farlo soprattutto da solo, visto che in Valle d’Aosta siamo in pochi a praticare ciclismo su strada».

Filippo Agostinacchio in azione durante il Mondiale di Hoogerheide (foto: Lisa Haumesser)

Cosa può darti concretamente la strada per rendere di più nel ciclocross?

«La maggiore distanza percorsa in bici, di cui ho appena parlato come una preoccupazione, è al tempo stesso un aspetto che mi aiuterà molto nel ciclocross. Allenarmi di più, allenarmi meglio, mi porterà ad alzare l’asticella. Un’altra cosa che mi spingerà a migliorare è il ritmo che hanno le gare su strada tra i dilettanti. Si ha un’andatura totalmente diversa dal fuoristrada. In sostanza devo imparare a correre su strada: stare in gruppo mi aiuterà a sgomitare anche nei prati del cross».

Come reputi la tua stagione appena conclusa nel ciclocross?

«La stagione era iniziata molto bene, ma purtroppo il c.t. della nazionale (Daniele Pontoni, ndr) non mi ha selezionato per gli Europei. Ci rimasi male ma ho tenuto duro, continuando ad allenarmi al meglio e gareggiando tutti i weekend per rincorrere la maglia azzurra. Sono stato costante nei risultati, arrivando tra i primi cinque in tutte le gare internazionali tra gli élite. Dopodiché, nella seconda parte di stagione, anche il c.t. ha iniziato a tenermi più in considerazione. Ho partecipato a gare più importanti, come diverse prove di Coppa del Mondo, continuando a fare bene».

Poi al Campionato italiano è arrivato l’acuto…

«Prima del Campionato italiano ho iniziato a pagare i ritmi elevati della prima parte di stagione. In Belgio ho preso l’influenza e sono arrivato ad Ostia con una condizione fisica non ottimale. Il titolo italiano l’ho conquistato più con la testa che con le gambe. Nel finale di stagione ho continuato ad accusare la stanchezza e il peso dell’intera stagione, pagando quest’aspetto anche al Mondiale».

Quindi credi di aver gareggiato troppo?

«Sì, un mezzo errore dettato dalla foga di vestire la maglia della nazionale. La prossima stagione voglio migliorare nella programmazione degli eventi e del riposo, in modo da non arrivare nel finale con le stesse cattive sensazioni di quest’anno».

Il vlog realizzato da Agostinacchio il giorno del Campionato italiano per il proprio canale YouTube

Ti sei già posto degli obiettivi per la prossima stagione?

«In termini di risultato, il mio desiderio è entrare stabilmente tra i primi dieci in Coppa del Mondo, come nelle prove di Europei e Mondiali. E ovviamente riconfermare la maglia tricolore. Ma meno ci penso e meglio è, il chiodo fisso è migliorare gradualmente le mie prestazioni. I risultati saranno una conseguenza dell’impegno che ci metto».

A livello fisico, c’è qualche aspetto in particolare che vuoi migliorare?

«Sì, vorrei arrivare ad avere il ritmo che hanno i belgi in Coppa. In Italia, anche quando si è in testa alla gara, ci si studia molto e non si va mai a tutto gas. Invece in Belgio si prendono a cazzotti pedalando al massimo dall’inizio alla fine. E quando andiamo a gareggiare all’estero questa differenza la si accusa molto».

Nella mountain bike, invece, a cosa punti quest’anno?

«Sicuramente mi piacerebbe partecipare ai Mondiali di Glasgow, guadagnandomi il posto in nazionale anche se farò un calendario ridotto. Questo significa che dovrò andare davvero forte in ogni gara, ma mi motiva. Tra le corse a cui parteciperò ci sarà il Campionato italiano, dove l’anno scorso sono arrivato terzo al primo anno da under 23. Nella nuova stagione punto alla vittoria».

Tra ciclocross, mountain bike e ciclismo su strada riesci a trovare spazio anche per altro? Studi? Come preferisci riposarti?

«Sì, studio e sono iscritto alla facoltà di Scienze Motorie. Quando sono più libero da gare e allenamenti mi piace viaggiare e scoprire meglio l’Italia, mangiando cibi che a casa o durante la stagione non ho possibilità di gustare».