Prudhomme svela i retroscena del Tour de France in Italia

Prudhomme
Christian Prudhomme a Palazzo Farnese per la Presentazione del Tour de France con partenza in Italia
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Quando parla della partenza del Tour de France dall’Italia, a Christian Prudhomme, grande capo della corsa francese, brillano gli occhi. Continua a ripetere in ogni circostanza che non capisce come sia potuto accadere che il Tour negli oltre cent’anni di vita non abbia mai saputo celebrare con la sua partenza l’Italia, con la sua storia, la sua cultura ed i suoi campioni.
«Occupo questo ruolo dal 2007 e ho sempre sognato di poter realizzare questa cosa, anche se nessuno meglio di me ne comprende le difficoltà. Nel 2013 – racconta – Firenze si era candidata seriamente alla partenza del Tour de France, poi accadde che a vestire la maglia gialla fu un inglese (nel 2012 Wiggins, ndr) e le cose andarono diversamente (partenza da Londra, ndr). Ci dispiacque…».

Prudhomme è un fiume in piena. Il suo entusiasmo tracima.
«Sono rimasto impressionato, nel corso dei miei sopralluoghi, dall’offerta di storia, di cultura e di bellezza che Firenze, Bologna e Torino hanno messo in campo. E mi ha colpito la volontà, la determinazione a voler portare il Tour in Italia con una sintonia ed uno spirito di squadra che raramente ho trovato altrove».

E’ rimasto colpito dalla visita al museo dedicato a Gino Bartali a Firenze.
«Sono rimasto impressionato dall’omaggio che la città, l’Italia ha voluto fare a Gino Bartali. Bartali il giusto, Bartali il pio. L’Italia ha avuto dei campioni che sono stati dei giganti non solo in bicicletta. E il Tour aveva il dovere di celebrarli perché hanno dato lustro anche alla corsa francese».

Non nasconde le difficoltà trovate nella costruzione del percorso.
«Normalmente il Tour de France parte con tappe intorno ai 170/175 chilometri, non troppo impegnative dal punto di vista altimetrico. In Italia non rispetteremo questa abitudine perché abbiamo voluto celebrare un territorio che offriva troppi spunti che non potevano essere ignorati. Avremo tappa superiori ai duecento chilometri, ma potremo offrire al mondo le bellezze uniche di questi territori».

Sembra quasi un manifesto turistico, più che una scelta tecnica. Ma Prudhomme non si tira indietro.
«Il Tour de France è un grande evento sportivo, ma non ha mai trascurato la storia, la cultura, la geografia, i suoi grandi protagonisti. Il Tour vuole essere un evento capace di narrare una storia che sa unire le generazioni, i popoli, senza trascurare mai la memoria».

Ma non trascura nemmeno gli aspetti sociali.
«Il Tour vuole essere una locomotiva che sa diffondere l’uso della bicicletta. Tutti possono usarla per andare a lavoro, a scuola, per la propria mobilità. Sa garantire una migliore salute e soprattutto credo rappresenti uno stile di vita sostenibile verso il quale tutto il mondo deve avere più attenzione».