Crescioli: «Per andare in ritiro con la Ef ho preso il primo aereo della mia vita»

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Ludovico Crescioli al Giro della Valle D'Aosta 2022 con la maglia della nazionale italiana
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Ludovico Crescioli non aveva mai preso un aereo. Poi è arrivata la proposta della Ef, la squadra in cui corre Alberto Bettiol, uno dei prodotti più eccellenti della Mastromarco, la stessa realtà in cui milita anche Crescioli.
«Diciamo che da qualche tempo le due realtà collaborano – racconta il giovane scalatore toscano – La Ef si è fatta avanti sul finire della scorsa stagione. Io, all’inizio, ho sempre parlato con Wegelius, il riferimento dei direttori sportivi. Mi hanno chiesto se mi sarebbe piaciuto partecipare al loro ritiro di gennaio in Spagna. A me non sembrava vero, non mi sono proprio posto il problema se accettare o meno».

Com’è stato prendere l’aereo?

«Un’esperienza nuova ed elettrizzante, per quanto piccola. Non ho avuto paura, per niente. E partire dall’aeroporto di Firenze, tutt’altro che gigantesco, mi ha aiutato ad orientarmi. Ho preso due voli all’andata e due al ritorno, ho imparato in fretta. All’andata ho fatto scalo a Zurigo, dove ho incontrato Bissegger».

Uno dei leader della squadra e il tuo primo impatto col professionismo, almeno in questa situazione.

«Mi avevano già detto che lo avrei incrociato. E’ stato bello poterci scambiare due parole con più calma e in un contesto diverso dal solito. Per tutta la settimana abbiamo parlato in inglese. In un primo momento, più che parlare, ascoltavo perché mi sentivo insicuro. Poi, giorno dopo giorno, mi sono sciolto ed è andata meglio. Credo sia normale quando si ha a che fare con una lingua che non si allena quotidianamente».

Una volta in Spagna cos’hai fatto?

«Siamo atterrati a Palma de Mallorca, a meno di un’ora dalla località in cui la Ef era in ritiro, Port d’Alcudia. I direttori sportivi presenti erano Nate Wilson e Sebastian Langeveld. Dei corridori, invece, mancavano quelli impegni al Tour Down Under e i sudamericani, poiché a breve saranno impegnati coi campionati nazionali. Peccato non aver trovato Carapaz e Uran, ma comunque l’ambiente era ottimo».

Come trascorrevi le giornate?

«Sveglia alle 8, 8 e 30. Fino alle 10, più o meno l’ora dell’uscita, si faceva colazione e ci si concentrava su qualche semplice esercizio: respirazione, stretching. Pranzo intorno alle 15, una volta tornati all’hotel. Poi una doccia, i massaggi, il riposo. E in serata la cena, ovviamente. Una routine tranquilla e piacevole».

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Ludovico Crescioli in maglia Mastromarco

Ti sei sentito un professionista?

«Sì, d’altronde era inevitabile. L’organizzazione è stata impeccabile, non ci mancava niente: c’erano il nutrizionista, il biomeccanico, l’osteopata. E poi ho avuto modo di vedere da vicino tutti i corridori. Ogni giorno si pedalava in gruppi da sette o otto, ma non eravamo mai gli stessi. Una scelta giusta, secondo me, almeno tutti hanno modo di conoscersi e osservarsi».

Chi era il tuo compagno di camera?

«Andrea Piccolo. Sapevo chi era soltanto di nome e di fama, ma devo dire che dopo appena qualche giorno insieme mi sembrava di conoscerlo da una vita. Mi ha aiutato anche con l’inglese, spiegandomi quello che magari mi era sfuggito. Per me è stato d’esempio: ha soltanto due anni più di me, ma si muove con mestiere ed esperienza. E si vede che la squadra lo tiene in considerazione».

Ti hanno mai tirato il collo in allenamento?

«Normalmente il ritmo era sostenuto, ma io riuscivo a rimanere con gli altri senza soffrire eccessivamente. Soltanto un giorno abbiamo fatto una simulazione di gara, ma mi è bastato: tre in fuga e cinque che li rincorrevano, e poi alternandosi così. Tutta esperienza».

Quando sei rientrato a casa?

«Il 24, l’altro ieri, all’ora di cena. Alla fine sono rimasto con loro nove giorni, dal 15. Al ritorno ho volato prima su Francoforte e poi di nuovo su Firenze. E’ stata una bella esperienza, chiaro. Forse pensavo di trovare più caldo, invece spesso la temperatura non superava i dieci gradi: bisognava vestirsi, insomma. La vittoria di Bettiol al Down Under l’abbiamo festeggiata il giusto, da noi era mattina, però ovviamente ci ha fatto piacere. Ho notato che ero l’unico stagista, spero che qualcosa voglia dire. E adesso non vedo l’ora che cominci la stagione degli Under 23».