Quello che ci ha insegnato Pinot

Tour of the Alps
Thibaut Pinot in azione durante l'ultima tappa del Tour of the Alps 2022, poi vinta (foto: Tornanti.cc)
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«Sono finalmente pronto per la vita vera. Quando correrò, sapremo tutti che sarà la mia ultima volta». Thibaut Pinot non è stato banale nemmeno nell’annunciare l’addio al ciclismo al termine della stagione che sta per cominciare. L’ha fatto con parole forti, come per cuori forti è stata tutta la sua carriera ciclistica. Ha portato sulle spalle l’amore dei francesi che storicamente hanno un legame particolare con i propri vinti, più che vincitori, i quali hanno gettato, però, sempre il cuore oltre l’ostacolo. Pinot partiva spesso per vincere, quasi sempre rischiando di perdere, e diverse volte ce l’ha fatta, anche su traguardi prestigiosi. Ma l’impressione è che la sua vita in sella («in attesa di quella vera») sarà ricordata soprattutto per le sue debacle. Molte volte ci hanno colpito più le sconfitte che i successi, che per antifrasi potremmo quasi definirle “belle”, al contrario di quanto recita il suo tatuaggio sul braccio sinistro rigorosamente in italiano: «Solo la vittoria è bella».

Sorrisi, lacrime, gioie, amarezze: siamo convinti che Pinot si sia goduto ogni pedalata e vuole farlo maggiormente in quest’ultima stagione, grazie alla consapevolezza dell'”ultima volta”. Ha vinto e festeggiato, è caduto e si è rialzato, sempre con la massima sincerità verso il ciclismo e se stesso. Una figura che ha attratto a modo suo ogni appassionato, finendo per andare oltre i meriti sportivi, i risultati, le prestazioni, ma emozionando essenzialmente per la sua storia umana. Nello sport, nel ciclismo ci si concentra soprattutto sui vincenti, i fenomeni, ma spesso gli atleti che ci toccano più da vicino, nell’intimità, sono quelli che si sono sudati la vittoria, l’hanno costruita mattone dopo mattone e non colta al volo grazie ad un talento estremamente fuori dall’ordinario. «La storia di Pinot parla alle nostre vite» disse Pierre Carey in telecronaca su “la chaine L’ÉQUIPE”, dopo la vittoria di Thibaut nella quarta tappa del Tour of the Alps dello scorso anno. Sul traguardo di Lienz, dopo un numero da fuoriclasse, alzò le braccia al cielo 1007 giorni dopo l’ultima volta. Vale a dire più di mille difficoltà, di paure e ostacoli superati per raggiungere un successo. È così che puntualmente Pinot ci è tornato a ricordare quanto la vita sia piena di nodi e non liscia e che senza quei nodi coglieremo meno il sapore di una grande soddisfazione. L’ha fatto uscendo fuori dallo stereotipo dell’eroe tragico, troppo stretto per lui e che in fondo non gli appartiene affatto.

Nel 2022 Pinot è tornato a vincere al Giro di Svizzera nella settima tappa, sfiorando l’impresa anche al Tour de France e alla Vuelta di Spagna. Ma quei 1007 giorni del Tour of the Alps ci riportano indietro sulle strade della Grande Boucle, su quelle del Tourmalet e di un Tour, che una volta per tutte, Pinot sembrava potesse realmente vincere. Ma ecco che un muscolo si stira, quelle poche certezze crollano e le lacrime tornano a scendere. Amare quel giorno, dolci dopo la vittoria più importante della sua carriera: il Giro di Lombardia 2018. Un trionfo in solitaria, allo stesso modo in cui ha vinto quasi sempre, in particolare tre tappe al Tour, due alla Vuelta 2018 e una al Giro 2017. Lo stesso modo in cui ama trascorrere il tempo nella sua abitazione in montagna tra i Vosgi, tra la tranquillità della natura e la compagnia degli animali. «Ci pensavo da un po’, poi mi seppellirò nella mia tana» ha detto ad Alexandre Roos di L’Equipe dopo avergli confidato la notizia del ritiro. Un’intervista ricca, non facile da digerire, come quelle che Pinot è stato solito rilasciare negli ultimi tempi, e durante la quale è tornato all’origine della sua scelta di lasciare il ciclismo a fine 2023.

«Durante il lockdown ho cominciato a pensarci – rivela Pinot – Era la prima volta che avevo l’impressione di essere me stesso. Mi sono posto molte domande, sul fatto che vivevo a mille all’ora e non mi godevo al meglio certi momenti». Eccolo di nuovo, Pinot in solitaria, ma non più in sella ad una bicicletta coperto dalle urla dei tifosi a bordo strada. «Il lockdown mi ha confermato che mi sarei goduto la vita dopo il ciclismo. La bici si è presa un terzo della mia vita e ora voglio dedicarmi alla mia seconda passione: gli animali e la natura. Ho sempre desiderato creare cose da ció che la natura offre: produrre miele, coltivare frutta e verdura, vedere cosa possono darci gli animali». In quest’ultime parole ritorna l’importanza del percorso verso un obiettivo, di un sogno da realizzare. Con la consapevolezza che il viaggio conta più della destinazione, ce l’ha insegnato Pinot.