Prima il dubbio era tra Aguascalientes, Manchester e Grenchen. Lo stesso Filippo Ganna ha scartato la prima opzione, visto che il piemontese vuole diventare il nuovo primatista del Record dell’Ora senza il cosiddetto “asterisco vicino al nome”. Il velodromo messicano infatti viene riconosciuto dall’Uci, ma rientra nella particolare categoria dei Record fatti in quota. Come sappiamo infatti la quota aiuta a livello di pressione atmosferica le performance aerodinamiche dell’atleta.
Tra Manchester e Grenchen si era poi infilata Tokyo, quella città che regalò la medaglia d’oro olimpica al quartetto dell’inseguimento a squadre. Problemi di fuso orario, di viaggio piuttosto lungo e di permessi, questa ipotesi magica Ineos l’ha presto messa da parte.
Restava dunque da scegliere tra i due impianti inglese o svizzero. Ineos, pur essendo un colosso britannico, ha messo le prestazioni sportive davanti a tutto. Ma perché Grenchen e non Manchester? Ce lo ha spiegato Marco Villa, commissario tecnico della nazionale italiana su pista, nonché tecnico fidato di Ganna.
«Abbiamo visto che anche molti altri che hanno provato il Record dell’Ora hanno scelto Grenchen. Rispetto a Manchester è leggermente più alta come quota, siamo sui 450 contro i 100 dell’Inghilterra. In più è un ambiente in cui è più facile trovare pressione più bassa, fondamentale a livello aerodinamico».
Non solo, Villa ci ha spiegato che anche il design della pista è più congeniale a una prova simile. In più l’umidità, che è molto influente nella penetrazione dell’aria, può essere tolta più facilmente riscaldando l’impianto. «E non dimentichiamoci le disponibilità delle varie piste. Abbiamo scelto l’8 ottobre esclusivamente perché fino al 7 la nazionale svizzera aveva prenotato l’impianto in vista degli imminenti mondiali».
Insomma, a Grenchen ci sono tutte le possibilità per Ganna di strappare il Record al suo ingegnere Dan Bigham, che solo qualche settimana fa ha superato (e bene) il precedente primato appartenente a Victor Campenaerts.
