Evenepoel, un altro alieno fra noi. Ma vincerà solo se si ricorda chi è

Evenepoel
Remco Evenepoel in maglia rossa durante la 9ª tappa della Vuelta di Spagna (foto: UniPublic/Lopez)
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Mentre il nuovo Evenepoel, ovvero Cian Uijtdebroeks, ha vinto il Tour de l’Avenir, raggiungendo nell’albo d’oro Egan Bernal e Tadej Pogacar, primi rispettivamente nel 2017 e nel 2018, noi dobbiamo occuparci ancora del vecchio Evenepoel, Remco. Quello che ha la mania del lavoro, degli allenamenti, della raccolta dati.

Patrick, suo padre, è stato un professionista, e non voleva una vita da corridore per Remco: lo portò a giocare a calcio, e lui arrivò alle giovanili dell’Anderlecht e poi al PSV Eindhoven. È stato anche capitano della Nazionale belga under 16. Pochi mesi dopo, in bicicletta, vinceva il mondiale juniores in linea e a cronometro. Era il 2018, a Innsbruck. Adesso, rinato dopo la grande paura del Lombardia 2020, Remco sta dominando la Vuelta. Non vuole definirsi il favorito, la lezione del Giro 2021 gli ha insegnato che non è Merckx. Non ancora almeno. Però per la prima volta indossa la maglia di leader di un grande Giro, e nella cronometro che riaprirà le ostilità rischia di aumentare sensibilmente il suo vantaggio sui rivali più pericolosi.

Non facciamo in tempo a trovare un fenomeno, che subito ne appare un altro all’orizzonte. Stavamo ancora raccontando di Bernal, quando si è manifestato Pogacar in tutto il suo splendore. Non riuscivamo a trovare nuove parole per Tadej, ed ecco che Vingegaard lo ha spodestato. Abbiamo detto che la Jumbo-Visma è su un altro pianeta, ed ecco Evenepoel nella parte dell’extraterrestre. Da quale pianeta viene? Ci verrebbe da chiedercelo, ricordando le famose parole di Victor Hugo Morales, passato alla storia per la telecronaca del gol del secolo di Diego Armando Maradona ai Mondiali di calcio del 1986. Da quale pianeta arriva Remco?

Del suo talento siamo consapevoli da tempo, ma la strada di Evenepoel è stata più tortuosa del previsto. Tutta in crescendo fino al Lombardia versione estiva del Ferragosto 2020, quando è volato oltre un parapetto, in una scarpata, fratturandosi il bacino. Ma le fratture più profonde erano nella sua testa: paure, pressioni, incertezze. Le ha risolte con l’aiuto di un mental coach, che lo ha aiutato a visualizzare le discese da fermo, e con la decisione del suo team di metterlo nel treno di Fabio Jakobsen.

La sua prima corsa dopo l’autunno passato a casa con il busto è stato il Giro 2021. Una corsa a cui Remco ha chiesto troppo, spendendo energie eccessive nella prima settimana, andando anche a sprintare per i traguardi volanti. Quel Giro non è stato quello che Evenepoel immaginava, ma in fondo è stato determinante per la sua crescita: è stato lì che il giovane belga ha capito di avere dei limiti.

Alle Olimpiadi, altro grande traguardo, ha avuto conferma di questo. Agli Europei di Trento è stato battuto da Colbrelli in uno sprint a due, a cronometro si è fermato al bronzo dietro a Kung e Ganna. Ai Mondiali su strada, a Lovanio, ha fatto da gregario a Van Aert ma poi alcune parole sbagliate hanno incrinato i loro rapporti. A cronometro ancora un bronzo, dietro a Ganna e a Van Aert. Del 2021 il ricordo migliore rischia di essere il diciannovesimo posto al Lombardia, quello che probabilmente ha chiuso il cerchio con il brutto ricordo dell’anno prima e che gli ha permesso di guardare al 2022 come a una nuova vita.

Quest’anno ha vinto due classiche prestigiose e difficili come la Liegi-Bastogne-Liegi e la Clasica San Sebastian, ma il suo obiettivo reale sono le corse a tappe, e le delusioni alla Tirreno e al Giro dei Paesi Baschi hanno fatto sì che alla vigilia di questa Vuelta ci fosse più di un dubbio sulla sua effettiva capacità di tenere per tre settimane. Siamo soltanto all’inizio della seconda, e dunque niente è stato ancora scritto. Remco sta correndo da padrone della corsa, come se fosse lui – e non Roglic – ad aver vinto le ultime tre edizioni: non si volta indietro, guarda soltanto avanti, alla strada che manca. E non si alza sui pedali, ma rimane sempre ancorato alla sua bici. Eppure può vincere questa Vuelta solo se non dimentica da dove è venuto.