Vingegaard: «Il Tour de France? Un bombardamento mentale»

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Jonas Vingegaard in trionfo dopo la vittoria al Tour de France (foto: A.S.O./Ballet)
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Si è rivisto Jonas Vingegaard: in borghese, sorridente, il vincitore del Tour de France ha fatto un salto all’ultima tappa del PostNord Danmark Rundt, il Giro di Danimarca. «È stato bello ritrovare i fan danesi», ha detto, intervistato da DR Sporten. La sua mancata partecipazione alla corsa aveva un po’ deluso gli organizzatori, che lo avevano invitato prima che diventasse il re del Tour, e avevano previsto che la quarta tappa costeggiasse la città natale di Jonas, Glyngøre.

Quando però Vingegaard si è presentato a sorpresa alla partenza dell’ultima tappa ed è salito sul palco del foglio firma, gli applausi non finivano più. Colleghi e tecnici danesi hanno detto che il successo al Tour ha frastornato Jonas, hanno parlato anche di stress postraumatico per il campione della Jumbo-Visma, come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi. Lui ha spiegato come ha passato le ultime settimane. «Sono stato per lo più sdraiato sul divano e mi sono goduto il tempo a casa. Mi sono rilassato, mi sono ripreso bene e in realtà non ho fatto molto».

Vingegaard ha raccontato che la pressione derivata dalla grande vittoria in Francia è stata grande, e ha ammesso di aver sentito la necessità di una pausa. «Quello che ti succede quando sei in testa al Tour de France è una specie di bombardamento mentale. È molto impegnativo dover parlare con i media e con i fan ogni giorno. E’ una fatica. Certo è fantastico, ma ti stanchi anche», ha raccontato Vingegaard.

L’unica volta che è tornato in gara da quando ha vinto la Grande Boucle lo ha fatto per un criterium (l’Ette Leur) nel Brabante del nord: la squadra lo ha portato in Olanda con un aereo privato e lo ha riportato immediatamente indietro, e Jonas ha vinto davanti a Wout Van Aert e a Bauke Mollema. Davanti a lui, prima di chiudere la stagione che gli ha cambiato la vita, ci sono il Giro dell’Emilia e il Lombardia, a ottobre. Vingegaard ha rinunciato al Mondiale.

«Penso che sia già stata una stagione lunga, se andassi al Mondiale difficilmente potrei essere al cento per cento per il Lombardia. Se il Mondiale fosse stato in Europa, lo avrei sicuramente corso, ma dall’altra parte del mondo no».