Tour de l’Avenir, Milesi è l’uomo in più di Amadori: «Cronosquadre, fughe e tanto lavoro per i capitani. Possiamo fare bene»

Milesi
Lorenzo Milesi in una foto d'archivio al Giro della Valle d'Aosta
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Marino Amadori stilando la rosa dei corridori per il Tour de l’Avenir non ha pensato due volte a inserire Lorenzo Milesi. Le qualità del giovane portacolori del Team Dsm sono sotto gli occhi di tutti: va forte a crono, si difende bene in salita ed è dotato anche di un discreto spunto veloce. Sa fare un po’ di tutto e per questo sarà fondamentale in ogni tappa di questa edizione della corsa.

Lorenzo, il tuo ruolo quindi qual è?

«Mi definisco il jolly di questa nazionale. So che ci sarà tanto da lavorare: nelle prime tappe per esempio avrò il compito di tenere al sicuro e fuori dai guai i capitani e nei finali pilotare Bruttomesso verso la volata. Mi metterò a disposizione della squadra».

Ma ci sarà anche spazio per qualche azione personale?

«Perché no? Se c’è l’opportunità di andare in fuga non mi tiro certo indietro. Valuteremo al momento se sarà saggio attaccare da lontano oppure rimanere in gruppo: una vittoria all’Avenir però sarebbe davvero importante».

E poi c’è la cronosquadre, uno spartiacque in questo Tour de l’Avenir

«Proverò a sfruttare le mie buone doti contro il tempo per non perdere troppi secondi dalle nazionali più attrezzate. Penso a Belgio, Olanda e Gran Bretagna. Credo che con Davide Piganzoli, campione italiano a crono, possiamo difenderci molto bene».

Quello della cronometro è un settore che ti piace molto…

«Sì, mi piace la sfida che c’è contro se stessi e le lancette. In Dsm stiamo lavorando molto anche con la bici da crono e sono felice che gli si dedichi del tempo. Proprio per questo sono ancora amareggiato della crono tricolore, ci puntavo molto a dire la verità».

Come giudichi la tua stagione finora?

«Alti e bassi. Purtroppo però i bassi, ovvero le cadute, sono arrivati nel momento peggiore, ovvero quando stavo molto bene e potevo togliermi diverse soddisfazioni. Penso alle vittorie al Trittico in Belgio e all’incidente in Olanda, alla stessa crono tricolore…»

Hai anche sfiorato la vittoria al Valle d’Aosta…

«Hai detto bene, sfiorato. Sapevo fin dall’inizio che avrei dovuto seguire Baudin, ma non ci sono riuscito. Ancora sono rammaricato di quel secondo posto, anche se è stato un ottimo segnale: la condizione era buona e lo è tutt’ora».

Questo primo anno in Dsm come sta andando invece? Come sai ci sono voci contrastanti sui metodi di questa squadra…

«Quello che dicono gli altri non posso commentarlo. Io mi sono ritrovato in una squadra professionale, seria, che mette i ragazzi al centro di tutto e li fa lavorare con serenità. Per come sono fatto io è l’ambiente giusto per crescere. E i passi in avanti fatti questa stagione sono moltissimi».

Passerai professionista il prossimo anno?

«Ovviamente mi piacerebbe molto, ma è ancora presto per dirlo. Lavoro per quello, vedremo».