Amadori verso l’Avenir: «Frigo, Piganzoli, Milesi e Bruttomesso sicuri del posto»

Amadori
Marino Amadori in una foto d'archivio al Giro della Valle d'Aosta
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Tour de l’Ain, Briga, Poggiana: sono queste le tre corse che Marino Amadori sta aspettando per definire la formazione azzurra che dal 18 al 28 agosto parteciperà al Tour de l’Avenir. Tante indicazioni, e anche più di una certezza, sono arrivate dal ritiro di due settimane che la nazionale ha svolto al Sestriere. Quattordici giorni, dal 17 al 31 luglio, molto intensi.

«Eravamo io, Scirea e una decina di ragazzi – racconta Amadori – Ci reputiamo soddisfatti per tutto quello che siamo riusciti a fare. Ad esempio, abbiamo lavorato attentamente sulla cronosquadre. Quella del quinto giorno rischia di scavare dei solchi importanti, senza dimenticare l’inedito prologo: una cronosquadre, appunto, di soli quattro chilometri. Non dobbiamo farci trovare impreparati».

Amadori, di solito si dice che i nostri dilettanti hanno poca confidenza con le prove contro il tempo. Puoi confermarlo?

«Per una questione di onestà devo dire che chi milita in squadre straniere come Frigo, Germani e Milesi è molto più preparato. La adoperano di più, non la trascurano per mesi e mesi, e l’approccio è professionale, non di scarsa sopportazione della disciplina. Però mi rendo conto che non sto dicendo niente di nuovo. Io e Scirea ai ragazzi lo abbiamo detto: dovete continuare a usare la bici da cronometro almeno due volte a settimana anche quando il ritiro al Sestriere sarà finito».

Siete andati a visionare il percorso delle ultime tre tappe. Quali indicazioni avete raccolto?

«Trovandoci già al Sestriere, mi sembrava doveroso. E’ giusto sapere quello che ci aspetta, anche per quel che riguarda la sicurezza stradale. L’ultima tappa l’abbiamo affrontata quasi per intero, mentre della settima e dell’ottava abbiamo pedalato gli ultimi cinquanta chilometri circa. Io credo che l’ottava, la penultima, possa essere quella decisiva: prima la Madeleine e poi l’arrivo in quota a La Toussuire. Certo, non scherza nemmeno l’ultima con il Col de l’Iseran…».

Lorenzo Germani a Fontainemore, in una foto d’archivio dal Giro della Valle d’Aosta. Amadori puntava su di lui prima dell’incidente per l’Avenir

Marino, hai parlato di sicurezza stradale non a caso: un incidente ha messo fuori gioco Lorenzo Germani, il campione italiano sul quale facevi grande affidamento.

«Bisogna essere pronti a qualsiasi evenienza, purtroppo. Prima di partire dovremo sottoporci ai tamponi molecolari, quindi speriamo di non dover gestire altre emergenze. Che dire, l’incidente di Germani non ci voleva. Mi consola un sollievo: le conseguenze potevano essere peggiori».

Qual è stata la dinamica?

«Una coppia di signori tedeschi non ha rispettato uno stop e ha buttato fuori dalla carreggiata ben quattro azzurri: Frigo, Ciuccarelli, Dapporto e Germani

, che purtroppo sta avendo a che fare con una microfrattura alla rotula. Non è un infortunio grosso, per fortuna, ma per il momento non può forzare e quindi automaticamente deve rinunciare all’Avenir. Dapporto, invece, la microfrattura l’ha rimediata ad un pollice della mano, ma non ha perso un giorno d’allenamento».

Iniziamo a parlare dei nomi. Chi, ad oggi, può definirsi sicuro della convocazione per l’Avenir?

«Al netto degli imprevisti che purtroppo, come abbiamo visto, possono accadere, direi che Frigo, Piganzoli, Bruttomesso e Milesi parteciperanno alla corsa francese. Il primo è andato in fuga anche alla Vuelta a Burgos, il secondo al Tour de Savoie Mont Blanc è stato battuto soltanto da un australiano (Dinham, ndr). Ottimi segnali. I due nomi che mancano li deciderò dopo aver visto il Tour de l’Ain dei professionisti, e il Trofeo Briga e Poggiana dei dilettanti».

Al Tour de l’Ain partecipa Fancellu, che con non poca sorpresa degli addetti ai lavori stai provando a coinvolgere nuovamente tra gli Under 23 nonostante sia già un professionista della Eolo-Kometa.

«Allora, per me in Italia i talenti più importanti per quanto riguarda le corse a tappe sono quattro: Verre, Zambanini, Tiberi e Piccolo. Alle loro spalle vengono i vari Frigo, Piganzoli, Martinelli e appunto Fancellu, uno scalatore puro con del potenziale. Ne ho parlato con Zanatta e con Basso e li ho trovati disponibili e d’accordo con la mia idea: per lui l’Avenir può essere un’esperienza importante, direi forse decisiva per il prosieguo della sua carriera».

Alessandro Fancellu della Eolo-Kometa. Amadori lo porterà probabilmente al Tour de l’Avenir

Terzo tra gli juniores ai mondiali di Innsbruck vinti da Evenepoel, per ora non ha saputo riconfermarsi. Che sia approdato troppo presto tra i dilettanti?

«Cosa vuoi, ogni corridore ha la propria storia, possiamo parlarne per un giorno intero e non troveremmo comunque una legge che valga per tutti. Col senno di poi si potrebbe dire di sì, che forse è passato professionista troppo presto, ma allo stesso tempo gli infortuni hanno colpito più lui di tanti altri. Io gliel’ho detto: non mi aspetto che tu vinca il Tour de l’Ain, anche se adesso spuntano fuori persino gli stagisti che trionfano alla prima occasione utile, ma ho bisogno che tu mi dia qualche segnale. Mi metto nei panni di questi ragazzi e capisco che non è facile pedalare coi migliori al mondo e reagire alle batoste, ad una fatica immane, a qualche ritiro di troppo».

Amadori, chi si gioca gli altri due posti?

«I nomi che non ho fatto, ma che erano al Sestriere. Dapporto non è assolutamente escluso nonostante l’incidente, pur non essendo uno scalatore sabato è arrivato quinto sul Monte Cengio a 15” da De Pretto. Potrebbe essere la miglior alternativa a Germani. Martinelli, invece, è reduce da un periodo molto complicato: si è ritirato dal Valle d’Aosta e potrò valutarlo soltanto a Poggiana. Si vedeva che al Sestriere non stava bene, ma nonostante tutto si è impegnato a fondo e l’ho visto in crescita. E poi non mi dimentico di Ciuccarelli, che in salita si difende sempre bene».

Banale dirlo, ma l’obiettivo è allestire una nazionale equilibrata.

«E’ banale, lo dico anche io, ma fa tutta la differenza del mondo. Nella seconda e nella terza tappa, ad esempio, Norvegia e Olanda ci faranno diventare matti coi ventagli e allora in quel momento un corridore come Milesi si rivelerà fondamentale. Per Bruttomesso, invece, sarà una bella esperienza anche in ottica mondiale: accumulerà tanta fatica che gli tornerà sicuramente buona. Ma attenzione, ci sono anche delle volate e io mi aspetto di vederlo nella mischia».

Chi curerà la classifica generale?

«Bella domanda. Non abbiamo lo Zana di turno, come fu lo scorso anno. Io direi che Frigo, Piganzoli e uno tra Martinelli e Fancellu partiranno sullo stesso livello, poi sarà la strada a decidere. Quello che posso dire è che nelle ultime giornate del Tour de l’Avenir si vede di tutto: il caldo, le salite e la giovane età dei corridori in gara favoriscono i ribaltamenti, anche quelli improvvisi e meno pronosticabili. Doti come il recupero e il fondo, uniti ad una saggia gestione delle proprie energie, possono portarti molto avanti. Si vedrà chi è già pronto per il professionismo…».