Tour de France 2022 / 17° DeTour: quella volta che James Bond fece fuoco e fiamme a Peyragudes

Bond
La locandina di James Bond, Tomorrow never dies
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deTOUR, deviazione: è quel momento prezioso che interrompe il tempo di un viaggio, costringendoci a uscire dalla strada segnata sulle mappe (o sul Garibaldi). Quando fai una deviazione ti si apre un mondo di possibilità. Vi invitiamo a seguirci, a venire con noi ogni giorno, per tutte e 21 le tappe di questo Tour de France 2022.


Se conoscete i film di 007, allora non c’è bisogno di dirvi che cosa non deve mai mancare. L’Aston Martin, lo smoking nero, la bellona di turno, il Martini, lui che dice «il mio nome è Bond, James Bond», e soprattutto lei, quella musica eterna e incalzante che ti dice che stai per assistere alle improbabili, imperdibili, mirabolanti avventure dell’agente segreto più famoso del mondo, quello al servizio di sua maestà la Regina d’Inghilterra. Ed è proprio il Bond theme, la colonna sonora dei titoli di testa, a fare da sfondo alla tappa di oggi del Tour de France. 

Gli abitanti di Val Louron se la ricordano ancora quella volta che James Bond – era Pierce Brosnan all’epoca – arrivò nel loro altiporto incastonato in mezzo ai Pirenei. Era il gennaio del 1997, e 007 non era solo, si capisce: lo accompagnavano 250 tecnici, 50 fra attori e stuntmen, 50 tonnellate di equipaggiamento, 50 veicoli da guerra e un aereo da addestramento ceco degli anni ’80, l’L39. E Peyragudes, stazione sciistica nata dalla fusione fra Peyresourde, negli alti Pirenei, e Agudes, nell’alta Garonna, diventò per tutto il tempo delle riprese il passo di Khyber, al confine tra l’Afghanistan e il Pakistan, e alla fine della pista fu costruito un mercato di armi clandestino. 

E’ a quel punto, prima ancora dei titoli di testa, come certamente saprete se siete appassionati di 007, che Bond-Brosnan arriva senza che nessuno lo veda, smaschera i trafficanti d’armi, fa saltare per aria tutto, sale su un jet, lo fa decollare all’ultimo istante utile e poi deve ancora uscire indenne dalla nuvola di fuoco in cui ha fatto sparire i suoi nemici. Un budget di 110 milioni di dollari per un incasso in tutto il mondo di 333. Prima di Bond il piccolo altiporto – che era lì da quarant’anni – non poteva ospitare neanche gli aerei da turismo, per esigenze di ripresa fu ampliato e migliorato. Furono anche interrati diversi chilometri di linee elettriche ad alta tensione per evitare che si vedessero brutti tralicci. Oggi la pista si chiama Altiport 007, in omaggio al film.

Gli abitanti di Val Louron se li ricordano ancora i botti, il fumo, il fuoco, le gigantesche esplosioni e i duelli aerei sulle loro teste. Peyragudes era stata scelta per la bellezza della vallata e delle vette, per l’assoluta mancanza di centri abitati e per la neve immacolata. Ci vollero tre settimane di riprese per un’intro di nove minuti. Quella che apre il diciottesimo episodio della saga tratta da Ian Fleming. Il titolo doveva essere «Tomorrow never lies», il domani non mente, ma un refuso in un fax lo trasformò in «Tomorrow never dies», i produttori decisero di tenerlo così, e insomma da allora per 007 il domani non muore mai.

Tappa 17: Saint-Gaudens-Peyragudes, km 129,7.