Under 23, Cipollini contro Cassani accende il dibattito: «Lui critica, ma per otto anni ha comandato tutto, insieme alla Federazione»

Mario Cipollini in una foto d'archivio come special guest alla Nove Colli di Cesenatico
Tempo di lettura: 2 minuti

Under 23, Giro d’Italia, Cassani e Bicisport che ha acceso i riflettori sul delicato e importante tema dei giovani italiani ovvero il futuro del nostro ciclismo, sono state le “parole-chiave” per analizzare e commentare un movimento come quello dilettantistico che rappresenta la base per costruire i campioni di domani. Mario Cipollini, ci va giù pesantissimo contro Davide Cassani e alimenta con il suo consueto taglio pungente e infuocato la discussione. «Lui critica, ma per otto anni ha comandato tutto, insieme alla Federazione», si legge tra le righe della lunga riflessione di “Re Leone”, a margine di una foto pubblicata in ricordo del Gran Premio Liberazione a ruota di Dimitri Konyshev. E Cipollini fa anche i nomi dei possibili “salvatori” del ciclismo italiano. Tutto e di più, su quibicisport.

Cipollini contro Cassani, sul tema degli Under 23: «Ha gestito tutto per otto anni e ora critica?»

Ecco le parole di Cipollini: «In questa foto si possono fare una serie di valutazioni, in relazione al ciclismo dilettantistico italiano. Il Liberazione valeva come il Campionato del Mondo dei dilettanti, in testa Dimitri Konishev, super capitano della Nazionale Russa (la settimana dopo vincerà il Giro delle Regioni) il terzo è Udo Bölts campione tedesco e capitano della Nazionale, poi diventerà uno degli uomini fondamentali della Telekom di Ullrich e Zabel …. nel mezzo io, cazzabubolo del Bottegone serre Berneschi… loro vivevano con la Nazionale, sempre in ritiro come i prof, con la quale si confrontavano spesso, tipo alla Corsa della Pace o Tour de l’Avenir.. mentre io mi allenavo su un mio circuito tra San Giusto di Compito e San Ginese..»

La riflessione di “Super Mario” prosegue con l’attacco frontale a Davide Cassani, al quale lo “lega” un astio antico e feroce: «In questo periodo post Giro d’Italia dei dilettanti, dove sono sorte critiche al ciclismo dilettantistico, mosse “soprattutto” da chi ne ha gestito le sorti negli ultimi 8 anni (cioè due mandati governativi statunitensi) … (questa proprio non la capisco). Ovvero criticare la mancanza di alto livello del nostro ciclismo (essendo tu stesso al comando della baracca, con la compiacenza della FCI) e tranquillizzando per anni garantendoci un ciclismo minore in salute e di grande livello».

L’appello a Moser e Saronni

Infine un appello agli appassionati e soprattutto a Moser e Saronni: «Ho gareggiato da dilettante in una squadra (storica come il Bottegone) resa famosa perché Francesco Moser, fu ingaggiato dal Team Pistoiese. Non c’erano mega compagnie o industrie a sponsorizzare la squadra, ma imprenditori locali, che con l’aiuto di meravigliosi appassionati, che grazie alla loro passione, infondevano energia (e risparmi) alimentando un movimento che forniva uomini (e forse talenti al ciclismo).

Ora io mi chiedo? Cosa possiamo fare per invertire questa situazione? Leggo di consigli o visioni di chiunque faccia (un po’, ma non troppo del vero ciclismo) dispensando lezioni “particolari” e naturalmente non ho una la risposta esatta. Però mi viene da pensare una cosa? Noi (in Italia) abbiamo un Patrimonio (tutti gli ex campioni ) Moser e Saronni in testa e dietro tutti gli altri… ma perché non sfruttarli in un progetto risanatore, dando potere a chi vinceva?».