Amadori: «Alla Corsa della Pace ci è mancato soltanto il successo di tappa, ma abbiamo corso bene»

Amadori
Il commissario tecnico della nazionale U23 Marino Amadori
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Rientrato a casa dopo aver seguito le ultime frazioni dell’Adriatica Ionica Race e prima di partire per il Giro d’Italia, Marino Amadori si ritiene discretamente soddisfatto della prova dei suoi ragazzi alla Corsa della Pace. La vittoria di tappa non è arrivata, ma in compenso tra i primi tredici della classifica generale ci sono tre italiani: Piganzoli 9°, De Cassan 10° e Germani 13°.

«Se posso permettermi, non sono d’accordo con quello che avete scritto riguardo, ad esempio, alla prima frazione: la nostra non è stata una corsa anonima, magari perdiamo ma soltanto dopo aver provato a vincere e dopo aver dato tutto. E’ molto difficile che io scelga dei corridori che non vogliono darsi da fare e mettersi in mostra. La maglia azzurra è un privilegio, onorarla andando all’attacco è il minimo che si possa fare».

Da questo punto di vista, Marino, che segnali hai avuto?

«Ottimi, non posso lamentarmi. Ho trovato un gruppo convinto e affiatato, disposto a lasciare tutto sulla strada, composto da ragazzi pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro e per la causa azzurra. Nella terza tappa, ad esempio, Guzzo e Busatto si sono riportati da soli sul gruppo dei fuggitivi dopo aver perso l’attimo in un primo momento». 

E De Cassan ci ha provato nel finale insieme ad un tedesco.

«Esatto, li hanno ripresi a un chilometro circa dall’arrivo. Come ho detto, al massimo può essere mancato il risultato grosso, ma la volontà di lasciare il segno c’era eccome. Nella prima tappa, per dirne un’altra, noi c’abbiamo provato dall’inizio alla fine perché sapevamo di non avere un passista veloce sul quale puntare». 

Avrebbe potuto essere Marcellusi, che inizialmente doveva far parte della spedizione.

«Nella prima tappa l’uomo di riferimento doveva essere lui. Vallonata e con arrivo in leggera salita, perfetta per le sue caratteristiche e per permettere a me di capire se posso contare su di lui per europei e mondiali. Purtroppo, qualche giorno prima di partire, un tampone positivo ci ha costretto a rivedere i piani. Spero possa essere protagonista al Giro».

Dei tre scalatori italiani che hanno fatto classifica, chi ti ha impressionato di più?

«Non voglio fare graduatorie per un semplice motivo: perché complessivamente la squadra era molto giovane. Il più maturo era De Carlo, del 2000; poi Guzzo, del 2001; e gli altri quattro del 2002, quindi alla seconda stagione tra i dilettanti. Posso dire che ho visto bene Piganzoli, un corridore solido e regolare che al Giro può fare una bella classifica. E sono curioso di vedere come si muove De Cassan, se punta alle tappe o a rimanere il più possibile in graduatoria».

E Germani, invece? La sua Groupama-Fdj è fortissima: oltre a lui, infatti, al Giro ci saranno Martinez, Grégoire, Watson e Thompson.

«Gliel’ho detto anche io: ma quanto ti faranno tirare? A parte gli scherzi, io sono il primo a chiedere a questi ragazzi di mettersi in mostra e di provarci sempre. Mi dispiace vederli lavorare soltanto per gli altri. Tuttavia, il caso di Germani è particolare: corre in una squadra importante e ha dei grandi compagni di squadra. Secondo me può imparare tanto, lui sa come la penso. E sono sicuro, come in parte ha già dimostrato, che ogni tanto avrà le sue chance e saprà sfruttarle».

Di Guzzo a inizio anno dicevi: quando corre con gli italiani li batte, adesso lo aspetto nelle prove internazionali. Ti ha convinto?

«E’ un bel corridore, non c’è niente da dire. Soffre sulle salite lunghe, ma già lo sapevo. Per il resto è molto valido: è resistente, sa leggere bene la corsa, gli piace andare all’attacco. E sono soddisfatto anche delle prove di Busatto e De Carlo: il primo andrà al Giro a caccia di tappe, il secondo lo vedo adatto alla classifica generale».

Degli stranieri, invece, chi ti ha colpito?

«C’è l’imbarazzo della scelta. Mi hanno colpito Vacek e Van Eetvelt, il vincitore della Corsa della Pace, che sarà uno dei protagonisti del Giro. E pensando all’europeo e al mondiale mi hanno impressionato Watson e Bittner, rispettivamente primo e secondo nell’ultima tappa. Sono corridori veloci, ma non degli sprinter puri: l’ultima frazione era mossa e se la sono giocata in quaranta, tanto per capirsi. Ce li ritroveremo senz’altro tra i piedi, non ho dubbi».

Dal Giro d’Italia mancheranno Marco Frigo, che si è fratturato il radio cadendo all’Appennino, e Alessio Martinelli, vittima di una contrattura muscolare.

«Mi dispiace molto per entrambi. Frigo è un ragazzo molto sfortunato sul quale personalmente puntavo molto. Non dovrebbe essere un infortunio molto grave, quindi spero proprio di averlo per il Tour de l’Avenir. Stesso discorso per Martinelli, uno scalatore molto talentuoso che al Giro avrebbe potuto raggiungere un bel piazzamento. Perso Garofoli almeno per quest’anno e con un Frigo che deve fermarsi e poi ripartire, mi auguro che il Giro ci regali parecchie conferme: penso a Raccani e a Meris, se proprio vogliamo fare due nomi. E magari qualche sorpresa, sempre ben accetta».