Hindley, il maestro “Umbertone” Di Giuseppe e i segreti del re del Blockhaus: «A Verona sarà sul podio, la Bora è più forte della Sunweb di due anni fa»

Jai Hindley stremato, ma felicissimo per la vittoria conquistata sul Blockhaus del "suo" Abruzzo (foto: Fabio Ferrari/LaPresse)
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Prima della tappa sul Blockhaus tutti aspettavano un grande spettacolo all’interno della cornice dorata della montagna abruzzese e i corridori lo hanno regalato. Uno in particolare, Jai Hindley, è tornato a vincere ancora una volta al Giro d’Italia, sulle salite che conosce sin da giovanissimo quando Umberto Di Giuseppe lo accolse a casa sua, portandolo nel mondo del grande ciclismo dalla porta principale. Con il maestro “Umbertone“, storico manager dell’Aran Cucine Vejus, il giorno dopo il successo dell’australiano d’Abruzzo davanti ai big della corsa rosa, entriamo tra i segreti del giovane corridore di Perth. Di Giuseppe è convinto e crede nel suo talento: «A Verona sarà sul podio e forse qualcosa di più». Jai Hindley e Umbertone, non è un film: è tutto vero. La storia di oggi, su quibicisport.

Umberto, Hindley il numero uno sul “suo” Blockhaus: ti è piaciuto?

«Jai in Abruzzo sa esaltarsi. Ha vinto il tappone al Giro d’Italia dei dilettanti ed è arrivato poi secondo in classifica generale. Ha conquistato un successo di tappa nel 2020, indossando la maglia rosa ed è sempre stato con i migliori salendo sul podio. Da Under 23 ha vinto il Gran Premio di Capodarco e all’Aran da dilettante è sempre andato forte. Parliamo di un bel corridore».

Ha vissuto in Abruzzo per sei mesi e ha posto le basi per il futuro. Chi te lo ha fatto scoprire e ricordi com’era agli inizi?

«Ho scoperto Jai nel 2014. Mi è stato segnalato da un caro amico che vive in Australia e io non ho esitato a portarlo nell’Aran Cucine. È un ragazzo d’oro, oltre che un corridore fortissimo. Per me è un vero onore averlo avuto in squadra e poi ama la cucina italiana: va matto per gli spaghetti alla chitarra. Ha sempre saputo cosa voleva ottenere ed è convinto del suo potenziale: “Niente Continental, niente Professional, solo World Tour”, mi disse un giorno».

Dai Laghi di Cancano al Blockhaus, due vittorie di prestigio.

«Sapevo che avrebbe ottenuto un bel risultato. Ieri si è imposto davanti a corridori importanti. Speriamo continui così il suo Giro d’Italia».

Il Giro d’Italia è disegnato per scalatori puri e nella terza settimana ci si gioca tutto. Hindley è da podio?

«Se non succede niente di particolare, a Verona lo vedremo tra i primi tre. E con poca cronometro potrebbe essere il favorito, fermo restando che, se tutto gira alla perfezione, per me vincerà Landa o comunque ci sarà un duello Hindley-Landa: lo spero perché Jai lo merita».

Tra i tanti corridori che hai lanciato nel mondo del professionismo, l’australiano della Bora-hansgrohe è uno dei più forti?

«Sì. Ha una grande determinazione e sa bene quello che vuole. Da domani al 29 maggio ce ne farà vedere delle belle».

Umbertone dall’ammiraglia, che consigli vuole dare al suo “abruzzese d’Australia” per la seconda parte del Giro?

«Deve stare calmo e stare lì insieme ai migliori, evitando di sprecare energie inutili e quindi dosare bene le forze».

La Bora-hansgrohe è una squadra migliore rispetto alla Sunweb con la quale Hindley ha corso fino allo scorso anno?

«Penso di sì, soprattutto sul piano dell’organizzazione. Poi ottengono risultati con diversi corridori: Kamna, Vlasov e adesso il nostro Jai. Ieri è stato grande, gli auguro tutta la fortuna del mondo».