Giro d’Italia / Le salite di oggi: Macerone, Rionero Sannitico, Roccaraso, Passo Lanciano e il gigante Blockhaus nella 9ª tappa

La salita del Blockhaus, arrivo di oggi, in una foto d'archivio
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MACERONE – La prima parte della tappa di oggi va alla riscoperta delle primissime salite della storia del Giro d’Italia. Nell’edizione inaugurale della corsa rosa, 1909, Macerone, Rionero Sannitico e Roccaraso vennero scalati nella terza tappa, una transappenninica integrale con partenza da Chieti e arrivo a Napoli. Scopriamo tutti segreti delle salite di oggi sulle strade del Giro d’Italia numero 105, su quibicisport.

Pendenze dure e strada sterrata, il Macerone, che in quell’occasione è l’ultima asperità del percorso (242 chilometri), si rivela decisivo. Con biciclette senza cambio che pesano una quindicina di chili, in pochi riescono ad affrontare per intero in sella una salita che si snoda su strade primitive, solcate da carreggiate profonde. Luigi Ganna è vittima di un paio di forature, Cuniolo cade e si rompe un tendine. Giovanni Rossignoli fa la selezione sul Macerone e a Napoli vince in volata su Galetti e Canepari. Lo sfortunato Ganna giunge al traguardo con un distacco di 51 minuti. Si rifarà non solo vincendo tre tappe nelle tre capitali del Regno d’Italia (Roma, Firenze e Torino) ma addirittura vincendo il primo Giro d’Italia (all’epoca non a tempo, ma a punti), con un lieve margine su Galetti. 

Giro d’Italia, le salite della 9ª tappa

Nel 1921 sul Macerone si celebrò il calvario di Costante Girardengo. Il piemontese aveva vinto tutt’e quattro le prime tappe di quel Giro ed era saldamente in testa alla classifica. La Chieti-Napoli gli fu fatale. In una discesa si arrotò con un suo compagno di squadra e cadde battendo violentemente la schiena, Decise di proseguire ma sul Macerone avanzava faticosamente, sudatissimo. Il suo d.s, Longhi lo convinse a continuare. Gira strinse i denti, proseguì per qualche chilometro,.poi, oltre il Macerone, distrutto dal dolore, scese di sella e gettò a terra la bicicletta. Poi disegnò una croce con un piede sulla ghiaia, esclamò “Girardengo si ferma qui” e salì mestamente sull’ammiraglia.

Il Macerone è stato scalato dal Giro più di 30 volte. Compare nelle altimetrie ufficiali, ma negli annali è citato solo dal 1934, ossia da quando è stato inventato il Gran premio della montagna. Su questa salita sono transitati in testa anche campioni di alto livello come Bertoni (1934), Bartali (1946), Carlesi (1957), Bitossi (1967), Baronchelli (1980), il belga Van Impe (1982) e Chiappucci (1992). Oltre a Van Impe, i soli stranieri al comando sono stati un altro belga, De Schoenmaker (1976), lo spagnolo Torres (1978), il colombiano Rodríguez (1993) e il polacco Marczyński (2012).

RIONERO SANNITICO – Al Giro d’Italia la salita del Macerone è stata spesso abbinata a quella di Rionero Sannitico. Stesso anno per il debutto (1909) e spesso stesso destino e stessa funzione. Nella prima edizione della corsa rosa il vincitore del primo tappone appenninico della storia, Giovanni Rossignoli, transitò in testa anche a Rionero, precedendo Galetti, Cuniolo, Pesce, Lampaggi e Marchese. Rionero diventò subito un classico e sino al 1932, ultimo anno senza Gran premio della montagna, fu affrontato ben 12 volte. Negli ultimi decenni non ha ispirato campioni. L’ultimo fuoriclasse a transitarvi in testa è stato il belga Van Impe, nel 1982. Nel 1936 fu primo Gino Bartali, nel ’57 Carlesi, nel ’63 Taccone, nel ’67 lo spagnolo Aurelio González, nell’80 il francese Hinault e nel ’93 Bortolami.

ROCCARASO – Roccaraso non è stato solo luogo di passaggio del Giro, ma per ben cinque volte ha ospitato arrivi di tappa: il primo ad imporsi fu nel 1952 Giorgio Albani, seguito da Fabrizio Fabbri (1976, arrivo in località Aremogna), il francese Bernard Hinault (1980) e il belga Tim Wellens (2016, traguardo ad Aremogna) e il portoghese Ruben Guerreiro (2020, idem).

Scalato dieci volte prima dell’invenzione del Gran premio della Montagna, Roccaraso ricorda la doppietta di Vito Taccone, l’unico ad essere scollinato due volte in testa, sia nel 1963 che nel ’69, ed inoltre i passaggi di Aurelio Gonzàlez (1967), Zilioli (’70), Groppo (’92), del danese Worre (’88) e dello spagnolo Tondo Volpini (2010).

Passo Lanciano – Dieci transiti ed un arrivo di tappa nel passato del Giro sul Passo Lanciano, che sino a qualche decennio fa era indicato sulle altimetrie con un doppio toponimo, l’altro era Passo della Majelletta. è una salita che ha sempre messo appetito ai grossi nomi, anche perché a volte è stata abbinata all’arrivo sul Blockhaus. Nelle edizioni in cui dopo Passo Lanciano la corsa proseguiva direttamente per il Blockhaus (1967, ’68, ’72, ’84 e 2009) il passaggio non è stato però considerato valido per il Gran premio della montagna.

E’ proprio a Passo Lanciano che nel 2006 Ivan Basso conquista la sua prima maglia rosa, che da quel giorno non cederà più, portandola trionfalmente sino a Milano. Terzo in classifica alla partenza da Civitanova Marche (leader l’ucraino Gonchar, che lo precedeva di 11”), il varesino si scatena in terra d’Abruzzo. Sul Passo Lanciano risponde brillantemente ad un attacco di Cunego, che poi stacca di mezzo minuto. Terzo lo spagnolo José Enrique Gutiérrez.

Nel 1969 al termine della tappa che prevedeva la scalata del Passo Lanciano Eddy Merckx perde temporaneamente la maglia rosa. E Vittorio Adorni, vittima di una clamorosa crisi, giunge al traguardo di Silvi Marina con un ritardo di 23’51”. Sulle ultime rampe del Passo Lanciano, Dancelli scatta e in cima precede di 7” Zilioli, di 15” Gimondi e Merckx, di 30” Schiavon. La sorpresa nel finale: prende il largo un quartetto che il lombardo Ugo Colombo regola poi in volata. Sul podio Taccone e Zilioli. Quarto il veneto Schiavon che guadagna 9” su Merckx e gli strappa temporaneamente la maglia rosa. Il Cannibale se la riprenderà due giorni dopo a San Marino ma a Savona sarà escluso dal Giro per essere risultato positivo a un controllo antidoping.

Merckx si riscatta nel 1973, in maglia rosa dall’inizio alla fine del Giro. Sul Passo Lanciano scollina con soli 10” di ritardo dallo spagnolo Fuente. Poco più indietro Panizza (a 25”), mentre è di oltre un minuto il distacco di Galdos, Battaglin, Lazcano, De Schoenmaker, Gimondi e Ritter. Nella discesa, mentre Battaglin è vittima di una brutta caduta, si riuniscono Merckx, Fuente e Panizza che taglieranno poi nell’ordine il traguardo, posto nel centro di Lanciano.

Sul Passo Lanciano sono transitati in testa anche il belga Vandenbossche (1970), il venezuelano Sierra (1992) e Visconti (2020).

BLOCKHAUS DELLA MAJELLA – Merckx, Fuente, Argentin e Quintana: un poker d’assi calato sul Blockhaus, che sarà affrontato oggi per la settima volta dal Giro d’Italia. L’elenco dei trionfatori su questa durissima salita abruzzese comprende anche Bitossi e Garzelli, che hanno però ottenuto la vittoria a tavolino dopo la squalifica rispettivamente di Bodrero e di Pellizotti, che avevano tagliato per primi il traguardo.

Merckx nel 1967 ottenne proprio sul Blockhaus, a sorpresa, il suo primo successo in una tappa di un grande giro, scrollandosi di dosso la fama di campione adatto solo alle corse di un giorno. La salita finale era preceduta dai GPM di Macerone, Rionero Sannitico e Roccaraso. La giornata era freddissima, con un vento gelido che scoraggiò le iniziative. Non ci fu grande battaglia, tant’è che a 2 chilometri dall’arrivo in testa c’era ancora un folto plotone di una trentina di corridori. I primi attacchi furono quelli di Schiavon e Zilioli. Il piemontese forzò e quando sembrava fosse destinato ad una brillante vittoria il giovanissimo Merckx partì come una fucilata. Zilioli venne raggiunto a 800 metri dal traguardo; ai meno 500 Merckx era già tutto solo. Vinse a mani alzate, con Zilioli secondo a 10”, mentre la maglia rosa Pérez Francés precedette Anquetil e Motta. Pagò dazio Gimondi, staccato di 57”

Nel 1968 il Blockhaus delude le aspettative. La tappa, la penultima di quel Giro, è dura, su Forca Caruso e Campo di Giove la battaglia sembra accendersi, ma poi sulla salita finale la corsa si addormenta. Merckx è in maglia rosa e i suoi principali avversari (Gimondi, Zilioli e Motta) si rendono conto che è inattaccabile. Va via una fuga di comprimari e sulle ultime rampe del Blockhaus restano soli Bodrero e Bitossi. Ai meno 500 metri il toscano guadagna una quindicina di metri, ma quando manca pochissimo al traguardo si pianta, il piemontese cambia rapporto, lo raggiunge e lo batte di misura dopo un emozionante gomito a gomito. Alle spalle di Bodrero e Bitossi si piazzano Schiavon (3° a 10”), lo spagnolo Ocaña (4° a 13”) e il francese Girard (5° a 14”). Merckx, a 1’27”, controlla gli avversari e il giorno dopo vince il Giro a Napoli. E’ l’11 giugno, sei giorni dopo arriva la comunicazione della squalifica di Bodrero, positivo al controllo antidoping. La vittoria di tappa viene assegnata “a tavolino” a Bitossi. Soli due anni dopo Franco Bodrero scompare a causa di un male incurabile.

Nel 1972 al Blockhaus il grande scalatore José Manuel Fuente conquista tappa e maglia al Giro d’Italia. Anzi, semitappa. E’ una frazioncina, infatti, che si corre al mattino su soli 48 chilometri. Si decide tutta nel finale, con il traguardo posto a quota 1631, in prossimità di Fonte Tettone. Lo spagnolo prende il largo a 15 chilometri dalla cima, dove precederà di 1’35” il connazionale Lasa e di 2’36” Motta. Gimondi perde 4 minuti, Bitossi più di 7. In una tappa così breve il tempo massimo è cortissimo, un quarto d’ora. Il “gruppetto” comprendente i più forti velocisti (tra cui Basso, Sercu e Zandegù) va “hors delai” e sancisce l’esclusione dalla corsa di una ventina di corridori. Fuente resterà in maglia rosa un paio di giorni, poi la cederà a Merckx.

Un Argentin in giornata di grazia fa suo il Blockhaus nel 1984. Con uno scatto in vista del traguardo, anticipa Moser (a 2”), il portoghese Da Silva (a 3”) e lo spagnolo Lejarreta (a 6”). Saronni limita i danni (a 42”), mentre Fignon, in crisi di fame negli ultimi 3 chilometri, perde oltre un minuto ed è costretto a passare la maglia rosa a Francesco Moser. Non bene anche Battaglin (a 1’11”), Baronchelli (a 1’22”) e persino Van Impe (a 2’16”).  

Perde la vittoria a tavolino anche Franco Pellizotti, nel 2009. E’ una tappa breve, soli 83 chilometri, e il friulano, luogotenente di Ivan Basso, scatta ai piedi della salita del Blockhaus. Guadagna in breve un buon vantaggio e taglia il traguardo con 42” su Garzelli e Di Luca, 48” sulla maglia rosa Menchov e 57” su Basso. Nel marzo del 2011 Pellizotti viene sospeso per due anni dal Tribunale dello Sport di Losanna per aver violato le norme antidoping. Poiché vengono annullati tutti i risultati conseguiti dall’atleta dal 9 maggio 2009, il successo di tappa passa a Garzelli.

Il colombiano Quintana è stato l’ultimo conquistatore del Blockhaus nel 2017. Già vincitore del Giro tre anni prima, il colombiano tornò in possesso della maglia rosa al termine della nona giornata, spodestando il lussemburghese Jungels, ma il suo periodo di leadership durò pochissimo, perché già al termine della cronotappa successiva fu costretto a cedere le insegne del primato a Dumoulin. Quintana s’impose al Blockhaus con un vantaggio di 24” su Pinot e Dumoulin, mentre Nibali accusò un ritardo di un minuto esatto, preceduto anche da Mollema.