GIRO D’ITALIA / Algeri è sicuro: «Yates non ha lasciato nulla al caso: oggi, ad esempio, è sul Blockhaus»

Algeri
Vittorio Algeri in una foto d'archivio alla Tirreno-Adriatico 2022
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Il Giro d’Italia è la corsa dei sogni di Simon Yates, non a caso vi partecipa ininterrottamente dal 2018. Non è mai andato tanto vicino al successo finale quanto in quella prima, folgorante, partecipazione: vinse tre tappe e indossò la maglia rosa per tredici giorni, prima di naufragare nella giornata leggendaria di Chris Froome tra Colle delle Finestre e Jafferau. Chiuse 21°, ma con la consapevolezza di poter tornare e vincere.

Non ci è ancora riuscito: 8° nel 2019, ritirato a causa di un tampone positivo nel 2020, 3° nel 2021. Quest’anno ci riproverà. Obiettivo dichiarato: il podio, magari il gradino più alto. Vittorio Algeri, uno dei direttori sportivi della BikeExchange-Jayco, se lo augura vivamente.

Vittorio, cos’è mancato a Yates per vincere il Giro?

«Una serie di fattori. Nel 2018 era alla prima vera esperienza da capitano, quando indossò la maglia rosa si fece prendere dall’enfasi e dosò male le energie. La cronometro di Rovereto fu decisiva, riuscì a difendere la maglia ma ad un prezzo altissimo. Nel 2019, invece, sbagliò l’avvicinamento insieme al suo preparatore».

Ovvero?

«Si concentrarono sul fondo per non crollare nella terza settimana come l’anno prima. Il fatto è che Simon si allenò troppo, arrivando al Giro già stanco. L’edizione buona sembrava quella del 2020, lui era convinto di potercela fare ma un tampone positivo ci costrinse ad abbandonare in blocco la gara. Risultarono positivi sia lui che alcuni membri dello staff».

Quali sono le sue ambizioni? Migliorare il 3° posto dello scorso anno oppure riconfermarlo?

«Un anno fa il Giro poteva cambiare padrone nella tappa di Sega di Ala, quando Bernal venne salvato da un grandissimo Martinez. Quel giorno Yates gli mangiò quasi un minuto, ma non seppe riconfermarsi nelle frazioni conclusive, facendosi rimontare anche da Caruso. Il suo sogno è vincere il Giro, quest’anno ritorna quantomeno per salire sul podio».

Avete fatto qualche ricognizione?

«In un modo o in un altro abbiamo visto tutte le tappe del Giro. La maggior parte sono state visionate dai direttori sportivi tra inverno e primavera, alcune le ha provate lo stesso Yates. Proprio oggi, ad esempio, Simon sta pedalando sul Blockhaus».

E’ una delle tappe che vi spaventa di più?

«Inevitabilmente sì, sarà molto dura. Ma ormai l’ha capito anche lui, avendo già partecipato quattro volte al Giro e avendo vinto una Vuelta: una grande corsa a tappe la si vince con la continuità, non andando forte un giorno e così e così quello successivo».

Qual è la squadra di riferimento, secondo te?

«Banale dire la Ineos, ma è così: per il capitano sul quale può contare, Carapaz, per la solidità dell’organico e per la stagione che sta vivendo. Sembra tornata la corazzata di qualche anno fa, ha conquistato tanti successi con corridori diversi e ha iniziato a trionfare anche nelle classiche».

Non avete portato nessun velocista, quindi è lecito immaginare che correrete unicamente per Yates.

«Sì, abbiamo fatto una valutazione del genere. Simon ha già dimostrato di poter vincere il Giro, è alla quinta partecipazione consecutiva e ad agosto compirà 30 anni: è giusto supportarlo al massimo delle nostre possibilità. Difficilmente, infatti, vedrete nostri corridori nelle fughe».

Vittorio Algeri e Matteo Sobrero alla Tirreno-Adriatico

Quindi quale ruolo avrà Sobrero? Da lui era lecito aspettarsi qualcosa in più in questa prima parte di stagione.

«Ci aspettavamo di più anche noi, ma ad essere onesti bisogna dire che la fortuna non lo ha assistito: è caduto al debutto alla Vuelta a Andalucia, si è fatto male ad un braccio e così i primi appuntamenti dell’anno sono andati in fumo. E’ reduce dal Romandia, dove ha potuto affinare la forma. Al Giro cercherà di raccogliere un bel risultato nelle due cronometro e per il resto sarà uno degli uomini più preziosi di Yates».

Invece non ci sono né Colleoni né Konychev.

«Il secondo è reduce da un’intensa campagna delle classiche, è giusto che si riposi. Colleoni, invece, è ancora giovane e sarebbe un peccato farlo debuttare in una grande corsa a tappe mettendolo a lavorare a testa bassa per Yates. Potrebbe partecipare alla Vuelta, avrebbe sicuramente più chance di mettersi in mostra».

Yates parteciperà anche al Tour?

«Può darsi, ma decideremo soltanto dopo il Giro d’Italia: questa è la corsa che vuole vincere, tutto il resto viene dopo».