Parisini alla caccia del professionismo: «Alla Qhubeka ho ritrovato delle certezze che avevo perso. L’inizio è promettente»

Parisini
Nicolò Parisini sul podio della Firenze-Empoli 2022
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Intervistando Nicolò Parisini e ascoltando le sue analisi e il modo di ragionare, non ci sembra affatto di parlare con un ragazzo del 2000. La sua lucidità nel capire gli errori e le difficoltà di questi tre anni da Under 23 lasciati alle spalle dimostrano tutta la maturità ed intelligenza di un corridore pronto al grande salto tra i professionisti.

Parisini era uno dei maggiori talenti juniores della sua generazione. Faro della nazionale e della sua rappresentativa, aveva più volte sfidato quel talento di Remco Evenepoel che ora domina tra i grandi. E ci sono state occasioni in cui i due sono stati realmente testa a testa. Qualcosa però è cambiato nei suoi anni da Under 23 e con Nicolò proviamo a capirne di più. L’inizio stagione (3° alla Firenze-Empoli) però sembra promettere bene…

Nicolò, cos’è successo in questi tre anni?

«Più che le gambe è mancata la testa. Ho sempre avuto ottimi valori, dati altissimi che mi dicevano che avrei potuto raccogliere molto di più tra gli Under 23. A volte mi buttavo giù, altre volte credevo di poter vincere anche muovendomi meno in gruppo, aspettando il finale per esempio e correndo meno all’attacco. Una serie di fattori che mi hanno portato a oggi, quarto anno, e a giocarmi tutte le possibilità in una stagione».

Perché hai deciso di cambiare squadra?

«Dovevo uscire dalla mia zona di comfort. La Beltrami mi è stata molto vicina in questi anni, mi ha supportato e fatto fare grandissime esperienze. Allo stesso tempo però sapevo che se avessi voluto fare un salto di qualità dovevo andare oltre, mettermi alla prova e regalarmi nuovi stimoli».

Li hai trovati alla Qhubeka?

«Assolutamente sì. Credo sia la Continental più organizzata in Italia per il suo passato da vivaio WorldTour. Tutto qui fa respirare aria di professionismo, dallo staff al modo di ragionare, fino alle tecnologie, l’equipaggiamento e i modi di lavorare. Sento che psicologicamente ho fatto un importante salto in avanti».

Te ne sei accorto in gara?

«Esatto. La corsa non la subisco come prima, piuttosto la faccio anche rischiando di saltare. È un po’ quello che è successo in questo inizio di stagione. È mancato l’acuto ma ho già tre piazzamenti importanti nei dieci, correndo come piace a me e facendomi vedere. Ma anche in allenamento…».

Cioè?

«Ho cambiato un po’ la preparazione. Per esempio sono arrivato a inizio stagione con 3 chilogrammi in più rispetto all’anno scorso, lavorando molto di più in palestra. Insieme al mio coach abbiamo deciso di concentrarci sulla forza. Sono un corridore esplosivo che regge su salite di 2/3 chilometri e dotato di un buono spunto veloce. Pago sulle salite lunghe, ma è giusto puntare su quelle che sono le mie caratteristiche principali».

Alla Firenze-Empoli hai chiuso terzo, non male come esordio stagionale…

«Sì, anche se non ti nascondo un po’ di delusione. Eravamo andati lì per vincere, poi la squadra ha sede a Lucca, molto vicino ai luoghi di gara: Nieri e tutta la Qhubeka ci tenevano particolarmente. Peccato perché credevo davvero di potercela fare, soprattutto quando abbiamo preso l’ultimo giro con solo 35″ da Guzzo…»

E poi cos’è successo?

«Che Guzzo è stato bravissimo a tenere quel distacco. Ho attaccato sull’ultima salita, ma mi sono fatto prendere dalla foga di rientrare e Buratti mi ha staccato. Comunque un buon inizio che mi lascia sperare per i prossimi appuntamenti».

Sai già dove correrai?

«Questa domenica sarò fermo, poi correrò con i professionisti alla Per Sempre Alfredo e infine la Gand con la nazionale se Amadori deciderà di convocarmi».

Amadori ti tiene parecchio in considerazione per quest’anno…

«Non può che farmi piacere. Non mi monto comunque la testa, so che la maglia della nazionale va conquistata e questa cosa non mi spaventa. Farò di tutto per essere convocato con gli azzurri…»