Brocci, l’inventore della Strade Bianche tra ricordi e ferite: «Quando Zomegnan mi consigliò di cambiare nome alla corsa e poi me la portò via»

Brocci
Giancarlo Brocci, ideatore dell'Eroica e della Strade Bianche
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Pochi sanno che la corsa delle Strade Bianche è nata nella redazione di Bicisport. Era il 2005 e Giancarlo Brocci, ideatore dell’Eroica, venne nella redazione del giornale per lanciare l’idea di una corsa professionistica sulle strade non asfaltate della provincia di Siena dove già si correva l’Eroica…

Giancarlo Brocci nutre una passione infinita per la bicicletta e da buon toscano nel 1995 aveva lanciato una Gran Fondo amatoriale intitolata a Gino Bartali. Era un bell’evento che galleggiava nel ricco movimento delle Gran Fondo con un discreto numero di partenti, ma lontano dalle grandi manifestazioni simili perché nella sua regione si preferivano le gare amatoriali in circuito a forte connotazione agonistica.

Il suo amore per la storia del ciclismo lo portava ad approfondire sempre di più la conoscenza dell’epoca del ciclismo più leggendario. Quello di Bartali, appunto. E, in un periodo storico in cui il ciclismo si era un po’ imborghesito (siamo negli anni novanta), Giancarlo ebbe l’idea di far riscoprire alla gente quello che era stato il ciclismo della leggenda, delle grandi imprese. Nacque così l’idea di riscoprire le strade bianche senesi, quelle che attraversavano gli splendidi paesaggi toscani che il mondo ci invidia. Ecco la proposta dell’Eroica che nacque nel 1997.

«Si fece a ottobre – racconta oggi – alla fine della stagione. E chi partecipava alla Bartali acquisiva l’iscrizione anche all’Eroica. All’inizio si poteva partecipare anche con biciclette contemporanee, ma volevamo tornare sulle strade di Bartali, di Magni, di Coppi. A quella che io ritengo essere l’essenza del ciclismo…»

Brocci ebbe subito successo. La sua idea trasudava di fascino e, se da una parte esaltava un certo ciclismo, dall’altra permetteva la valorizzazione di una rete di stradine con i relativi fontanili che rappresentava un valore ambientale assoluto. Era il 2005 quando Brocci approdò alla redazione di Bicisport, che attraverso Cicloturismo aveva partecipato attivamente alla nascita ed allo sviluppo dell’Eroica, per lanciare l’idea di proporre lo stesso tracciato ad atleti professionisti. Ci furono più incontri per riusc ire a dare corpo ad un’idea che appariva clamorosamente innovativa in quegli anni.

«Claudio Martini, governatore della Toscana, e Bonechi, del Monte dei Paschi, erano pronti a sostenere un grande evento nella nostra regione ed al loro fianco c’era anche il nipote di Nencini. Insomma – continua Brocci – si poteva partire. Mi era stato proposto il nome di Adriano Amici per avere il necessario supporto nel mondo professionistico che io conoscevo poco, ma preferii rivolgermi alla Gazzetta che organizzava le più importanti corse italiane».

«La prima edizione – racconta – si corse un martedì di ottobre, subito dopo la Gran Fondo, e vinse Kolobnev che era arrivato secondo al mondiale, dietro Bettini, poche settimane prima».

Quella fu l’unica edizione ottobrina.

«Sì, perché Angelo Zomegnan, della Gazzetta, mi suggerì l’anticipo a marzo per avere maggiore visibilità, la televisione e gli sponsor. Ed io non ebbi nulla in contrario. Vinse Cancellara, vincitore della Roubaix, davanti a Ballan, vincitore del Fiandre. Non si poteva chiedere di più per una corsa che era appena alla seconda edizione».

Ma i cambiamenti non erano finiti.

«L’anno dopo, sempre Zomegnan, suggerì di cambiare il nome. Sosteneva che il nome Eroica era troppo legato alla corsa amatoriale e gli sponsor non lo gradivano. Propose perciò di cambiare il nome facendola diventare Strade bianche. Non avevo nulla in contrario perché la valorizzazione di queste antiche stradine contadine era uno degli obiettivi che ci prefiggevamo. Ma il nome fu registrato da RCS e la proprietà della corsa divenne loro…»

Rimpianti?

«Certo. Il primo rimpianto è che so di non essere gradito a Siena nei giorni della corsa e questo mi dispiace molto avendo abitato in Piazza del Campo per diversi anni. Il secondo è che credo che il mio progetto potesse essere sviluppato di più e meglio visto che il concetto dell’Eroica ha preso campo in tutto il mondo. Invece a pochi giorni dall’evento, sulla stessa Gazzetta non c’è una riga».

E commercialmente?

«No. Nessun rimpianto. Ho regalato una bella idea al mondo del ciclismo e di questo sono orgoglioso. Vedere tutti i più grandi campioni al via di una gara che abbiamo pensato noi è una grande soddisfazione. E’ il mondo che amo ed aver diffuso l’amore per un certo ciclismo è il mio orgoglio maggiore».