A tutto Bettiol: «Ho avuto paura, ringrazio Balducci. Ora non ho più scuse, devo vincere di più»

Alberto Bettiol sogna di vivere un Giro d'Italia da protagonista.
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Ha appena concluso il suo ritiro pre-stagionale con la EF e ora Alberto Bettiol è pronto a tornare in strada per mostrare a tutti di che pasta è fatto. I problemi fisici che lo hanno fermato troppo presto lo scorso anno sembrano ormai alle spalle.

«Forse non passerà mai definitivamente – ha spiegato Bettiol alla Gazzetta dello Sport – ma ora mi sento bene ed è stato giusto non correre più dopo i Giochi di Tokyo. Non riuscivo più neppure ad allenarmi».

L’inverno è passato piuttosto tranquillo, tra allenamenti, preparazione e avventure con gli amici Nibali, Pozzovivo e Ulissi. Il tempo per scherzare è però finito. Il 30 gennaio il toscano sarà al via del GP La Marseillaise, una classica in Francia dove sono previsti molti big al via.

«Poi proseguirò il mio percorso con l’Etoile de Bességes, un secondo training camp sul Teide e una breve corsa a tappe in Spagna, il Gran Camino». A quel punto la stagione entrerà nel vivo. In successione arriveranno Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo, prima di dare il via alla campagna del nord. L’obiettivo principale? Tornare vittorioso al Fiandre.

Incalzato dalle domande del giornalista della “Rosa”, Bettiol parla poi di questa sua abitudine a vincere molto poco, ma in grandi palcoscenici. Oltre al successo al Giro delle Fiandre, lo scorso anno è riuscito a fare sua una splendida tappa al Giro d’Italia.

«È vero, devo vincere di più. Il 2020 con la Pandemia mi ha abbattuto, così come la morte del mio manager Battaglini. C’era tanta incertezza, oltre all’intoppo fisico. Ero arrivato ad avere paura: la paura di avere un male grosso. Mi sentivo gonfio. Adesso però non ho più scuse perché ho fatto un ottimo inverno e mi sono rimesso fisicamente».

Bettiol ricorda che se non fosse stato per Balducci, ex professionista e attuale direttore sportivo della Mastromarco, probabilmente ora sarebbe tutto diverso. «Mi ha praticamente costretto ad andare all’ospedale a farmi vedere. Io non ci sarei mai andato perché avevo paura mi dicessero avessi un male».