Davide Colnaghi smette con amarezza: «Chi aveva garantito il posto a me e a mio fratello adesso non risponde nemmeno al telefono»

Colnaghi
Davide Colnaghi in azione con la maglia della Trevigiani Campana Imballaggi GeoTex
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Davide è nato il 9 ottobre del 1997, esattamente come il gemello Andrea. Sono i fratelli maggiori di Luca, il più noto e talentuoso dei fratelli Colnaghi che dal primo gennaio della prossima stagione correrà tra i professionisti con la Bardiani-Csf- Faizanè.

Anche Davide e Andrea, come tutti i giovani corridori, inseguivano quel traguardo. Non erano sicuri di farcela, però ci hanno sempre provato, riuscendo in più di un’occasione a centrare dei piazzamenti importanti

Andrea insisterà, Davide invece ha deciso di abbandonare. Per un motivo molto semplice nella sua bruttezza: la squadra che aveva promesso loro un posto per il 2022 (Davide non la nomina mai, ma secondo alcune informazioni in nostro possesso risulta essere proprio la Trevigiani, la formazione per la quale i tre fratelli erano tesserati quest’anno) è improvvisamente sparita, comunicando un organico ufficiale nel quale non erano contemplati né Andrea né Davide Colnaghi.

Davide, dobbiamo considerarti un ex corridore?

«Assolutamente sì, a tutti gli effetti. Mi sto giusto cambiando per farmi una bella girata in bicicletta, ma l’attività agonistica appartiene definitivamente al mio passato. Non avrò ripensamenti».

Cos’è successo alla tua carriera? Perché questa decisione così drastica?

«E’ molto semplice: la squadra che aveva garantito un posto per il prossimo anno a me e a mio fratello ci ha fatto fuori e lasciato a piedi senza nemmeno degnarci di una telefonata».

E allora in che modo lo siete venuto a sapere?

«Nella maniera più normale e allo stesso tempo peggiore: la formazione in questione ha annunciato l’organico per la prossima stagione e noi, né io né mio fratello Andrea, ne facciamo parte».

Quali erano i patti tra di voi?

«Una stretta di mano in estate che ci aveva lasciato più che tranquilli. Sia io che Andrea ci alleniamo da anni per provare a raggiungere il nostro sogno, quello di diventare professionisti. La pandemia ci ha frenato proprio quando potevamo fare il definitivo salto di qualità, ma nonostante questo non ci eravamo scoraggiati: ci avremmo riprovato nel 2022».

Alla fine, invece, tu non ci riproverai.

«No, di botte e delusioni ne ho incassate tante, ma questa è stata il colpo di grazia. Non appena ho appreso la notizia, oltre a stupore e tristezza, ho provato anche una grande voglia di non perdere tempo e rimettermi in gioco. Questo insegna il ciclismo: a non mollare mai».

E cosa ti sei messo a fare?

«Sto cercando lavoro e allo stesso tempo studio per diventare personal trainer, anche se il mio sogno rimane quello di fare il meccanico per una squadra di ciclismo».

Dunque vorresti rimanere nell’ambiente nonostante questa scottatura.

«Pedalo da 18 anni e il ciclismo è la mia più grande passione: quindi sì, vorrei rimanere nell’ambiente. Andrea, ad esempio, ha reagito in maniera diametralmente opposta alla mia: lui vuole continuare a pedalare per dimostrare a questi signori quanto vale».

Tu, al contrario, non senti questa voglia di rivalsa.

«No, sono veramente troppo deluso per riprovarci. Ormai è andata così, magari non ce l’avrei fatta lo stesso, non voglio più pensarci. Se penso a come ci hanno trattati non mi do pace: stiamo provando a chiamarli da settimane e nessuno ci risponde. Io mi sono fatto un’idea».

Quale?

«Che alcuni juniores, quelli più talentuosi, vengono fatti passare direttamente professionisti pur di non transitare dal dilettantismo, che a volte si dimostra un mondo davvero paradossale. Questa dovrebbe essere una categoria bellissima, in cui s’impara il ciclismo con ancora quel pizzico di leggerezza che serve. E invece guardate che storie…»

Serve più professionalità, intendi questo?

«Sì, più professionalita e più sensibilità. Queste persone hanno trattato come due stracci due ragazzi di 24 anni che non facevano altro che inseguire il loro sogno. Non è giusto, c’è troppo opportunismo. Non è normale essere abbandonati quando non si fa più comodo. E’ un atteggiamento troppo italiano, perché dobbiamo sempre fare i furbi?»

Ipotesi: tu e tuo fratello siete stati abbandonati non appena Luca ha firmato per la Bardiani.

«Tutto può essere, io non escludo nulla. Vorrei davvero potervi dare qualche spiegazione plausibile, ma non saprei da che parte cominciare. Comunque la si possa mettere, questa per quanto piccola è una brutta pagina per il ciclismo italiano».