Cristian Rocchetta non si arrende e va alla Zalf: «Speravo di passare professionista, ma senza procuratore oggi è impossibile»

La vittoria di Rocchetta al 1° GP General Store - Sulle strade della Valpolicella ad agosto 2020. (Photo Credits: Riccardo Scanferla)
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Tutto sembrava presagire che questo fosse l’anno buono per passare professionista e invece, ancora una volta, Cristian Rocchetta è costretto a restare tra gli Elite. A nulla sono servite le cinque vittorie stagionali, tra cui quella prestigiosa al Giro di Romagna. Nessuna squadra si è fatta avanti, neppure l’Androni nella quale ha corso da stagista negli ultimi mesi.

È la storia di molti ragazzi che per un motivo o per un altro non sono riusciti a fare il grande salto da Under 23 e che a 24 o 25 anni vengono considerati ormai “vecchi”. Lui non vuole arrendersi, ama la bicicletta e le corse, ma prova a darsi una spiegazione…

E ti sei risposto?

«In realtà no. Forse perché per la prima metà di stagione non ho avuto un procuratore. Ormai tutto ruota attorno a queste figure e di parlare con il corridore le squadre non ne vogliono sapere».

Perché non ti sei affidato a un procuratore?

«Ero convinto di potercela fare da solo. So cosa voglio e cosa no, so cosa posso chiedere e cosa no. Non credevo mi servisse una persona che parlasse per me. E invece…»

Lo stage con l’Androni come è andato?

«Bene, credo di aver dimostrato di essere un corridore che può fare buoni risultati. Mi sono trovato bene con loro…»

Ti aspettavi una loro proposta?

«Probabilmente sì. Forse dovevo fare di più, non saprei, ma preferisco non pensarci».

Cosa significa essere un secondo anno Elite?

«Bella domanda. Più passa il tempo più diventa difficile, ma io non ho alcuna intenzione di mollare. Mi diverto ancora in bicicletta e mi piace allenarmi e correre. Finché non sarà impossibile, io continuo».

Ed è arrivata la Zalf…

«Sì, una delle squadre più forti del panorama dilettantistico/elite italiano. La proposta era interessante e l’ho voluta cogliere al volo. Questo è un anno decisivo e bisogna sfruttarlo al meglio».

Come mai hai lasciato la General Store?

«Con Furlan e tutto lo staff della General Store ho lavorato benissimo in questi anni, abbiamo fatto qualcosa di grande. Allo stesso tempo però sentivo di dover cambiare aria. Non sono riuscito a passare professionista in questi anni, era giusto fare un altro tentativo ma provando una nuova esperienza».