Gasparotto e la nuova vita da “diesse”: «Alla Bora per costruire qualcosa di importante. Squadra giovane con un progetto a lungo termine»

Gasparotto
Enrico Gasparotto ai campionati europei di Trento nell'ammiraglia della nazionale svizzera
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Da quando ha lasciato il mondo delle corse, Enrico Gasparotto non si è mai fermato. È salito sulla moto del regolatore di corsa negli eventi RCS e ha iniziato a studiare da direttore sportivo, il ruolo che il 39enne di Sacile vuole ricoprire in futuro. Due esperienze in ammiraglia tra nazionale svizzera e Nippo-Provence hanno convinto i vertici della Bora-Hansgrohe a volerlo con loro per una nuova avventura nel WorldTour che motiva (e non poco) il “Gaspa”.

Enrico, come è arrivata la proposta della Bora?

«Mi hanno cercato loro. Volevano una nuova squadra di direttori sportivi “giovani” che avessero ancora contatto con il gruppo e fossero vicini al ciclismo moderno. Poi con loro ero già stato in contatto nel 2017».

Per cosa?

«Dopo la vittoria della seconda Amstel Gold Race mi volevano in squadra per costruire una squadra competitiva per le Ardenne. Poi è arrivato il gruppo di Sagan e si sono concentrati sulle classiche del pavé. Comunque ho mantenuto un bel rapporto ed eccoci ora che iniziamo questa nuova avventura…»

Sei motivato?

«Moltissimo. La Bora ha chiuso un ciclo e ne sta aprendo un altro. È ricca di giovani corridori di talento e lo staff è quasi totalmente nuovo. Ho chiesto che fosse un progetto a lungo termine proprio per questi motivi, bisognerà lavorare per tornare ai vertici delle classifiche Uci».

Le esperienze del 2021 ti hanno aiutato ad arrivare più pronto a questa nuova sfida?

«Assolutamente sì. Ho vissuto sia l’ammiraglia di una squadra di club, sia quella di una nazionale. Due mondi completamente diversi ma che mi hanno mostrato vari lati dell’essere direttore sportivo. Il mondo Continental ti forma perché è più piccolo di quello WorldTour. Il diesse deve occuparsi di tutto, dalla preparazione alla logistica. Pensate che ho dovuto guidare il furgoncino fino in Svizzera per tornare dalla trasferta in Norvegia!»

E la vita da regolatore di corsa?

«Anche quella estremamente formativa. Ho capito cosa significa organizzare un grande evento e vi assicuro che non è per nulla semplice. Spesso da corridore mi comportavo in modo “arrogante” con i vari organizzatori, anche con Vegni e lo staff di Rcs, ma non capivo cosa ci fosse veramente dietro. Ha cambiato il mio modo di vedere le cose».

Hai già iniziato a lavorare con la Bora e i corridori?

«Si, abbiamo fatto un mini raduno di cinque giorni a Solden, in Austria. È servito per conoscere un po’ corridori e staff della Bora-Hansgrohe. Piano piano stiamo definendo programmi e tutto il resto».

E il primo raduno di preparazione?

«Sarà a inizio dicembre in Germania, nel quartiere generale della squadra. Però nulla di eccessivo, lasceremo i ragazzi liberi nel periodo di Natale e ci getteremo davvero a capofitto nella stagione con il ritiro a Maiorca di gennaio».