Modolo torna al successo dopo tre anni. La moglie Valentina: «Che liberazione! Era al settimo cielo, non credeva di aver vinto davvero»

Sacha Modolo in vacanza a Bora Bora con sua moglie Valentina
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In questi tre difficili anni tra problemi fisici e dolori che non ne volevano proprio sapere di andarsene via, Sacha Modolo ha avuto un punto fisso a cui aggrapparsi. Non era facile mantenere alto il morale e l’ottimismo quando le vittorie non arrivavano e diventava addirittura difficile stare in gruppo. Se il corridore della Alpecin-Fenix non ha mollato quando tutto sembrava precipitare, questo lo dobbiamo alla sua splendida famiglia, ovvero la moglie Valentina e la bimba Matilde.

Valentina e Sacha si sono sposati poco più di tre anni fa, ma lei era presente fin dalle prime fasi della carriera del velocista. C’era, «anche se non fisicamente perché a Jesolo pioveva quel giorno e nessuno poteva accompagnarmi» quando Modolo vinse la prima delle due tappe al Giro d’Italia. Poi è nata Matilde, la gioia più grande della coppia. Proprio con Valentina, che è la persona che più conosce Sacha nella vita di tutti i giorni, proviamo a ripercorrere questi anni complicati e il significato della vittoria di ieri al Giro del Lussemburgo.

Valentina, chi più di te può raccontarci cosa significa rivedere Sacha a braccia alzate?

«Più di me solo Sacha stesso! No, a parte gli scherzi, è stata una liberazione. Credo sia la parola più giusta per descrivere quel momento. Tutti sappiamo che gli ultimi tre anni dal punto di vista ciclistico sono stati molto difficili per lui. Vincere, oltre a essere una soddisfazione, gli ha permesso di scrollarsi un po’ di dubbi di dosso…»

Quali dubbi?

«Sai, quando un corridore passa dal vincere a ripetizione a non riuscire più nemmeno a disputare le volate, è normale che un po’ di certezze si perdono. Tante volte ho sentito Sacha chiedersi “Ma ce la farò a tornare quello di prima?”».

In più c’erano anche quei problemi fisici che non andavano via…

«Si esatto. Ai vari problemi al ginocchio, al fegato e tutti i restanti si è poi unito il problema mentale, che forse è il più difficile da superare. Il momento più complicato però è stato un altro…»

Quale?

«La rinuncia al Giro d’Italia di quest’anno. Il problema al ginocchio è arrivato a dicembre, ma vigeva ottimismo perché il tempo necessario per recuperare c’era. Poi al Giro di Turchia si sono ripresentati i dolori e ha dovuto alzare bandiera bianca. Ecco, lì l’ho visto molto dispiaciuto, voleva tanto tornare alla corsa rosa».

Vi eravate parlati prima della tappa di ieri?

«Si e non credeva fosse la giornata giusta. Al telefono mi aveva detto di essere abbastanza sicuro dell’arrivo della fuga. Però quello era il suo traguardo, un po’ tendente all’insù e molto potente. Anche in corsa Mareczko si è avvicinato a lui e gli ha detto “Questo è il tuo arrivo”».

E subito dopo ti ha chiamato?

«Voleva subito sapere se avessi visto la corsa. Ebbene sì ero lì, sul divano con la televisione accesa, con Matilde in braccio e mio padre a fianco».

La prima reazione qual è stata?

«Non so se dovrei dirlo, ma per la gioia stavo lanciando Matilde sul divano! (ride ndr.)»

Come lo hai sentito al telefono?

«Era al settimo cielo. Continuava a dirmi che non ci credeva, che non era vero. E invece, fortunatamente, era tutto vero. Che bello!»

E ora cosa dobbiamo aspettarci da lui?

«Allora innanzitutto spero si sia sbloccato. Manca ancora un po’ alla fine della stagione e non gli farebbe certo male riconfermarsi. Poi speriamo possa trovare una squadra per la prossima stagione, che sia una nuova o la stessa Alpecin-Fenix con un rinnovo, Sacha merita di continuare».