Barzaghi, l’artista dei campioni. Le scarpe di Aru, il simbolo di Ganna, il pappagallo di Scarponi e quel primo casco di Luca Paolini: Stefano ci racconta tutto (FOTO)

Stefano Barzaghi con uno dei suoi bellissimi caschi, realizzato per Luca Paolini
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Stefano Barzaghi corre con il pennello dei creativi, alla Art Attack. Quando si guarda una gara di ciclismo lui è sempre in testa al gruppo, nel vero senso della parola, e gli occhi del pubblico sulle strade e da casa riconoscono i corridori grazie al suo tocco. Sì, perché Barzaghi è un artista dei caschi, anzi l’artista. Tutti ormai lo chiamano così, anche se lui preferisce farsi conoscere come grafico e volare con la fantasia attraverso un’attenta ricerca cromatica per ottenere l’originalità di un prodotto unico, diventato negli anni un autentico oggetto di culto, icone-pop del nostro sport. Dal 2006 con il primo casco tricolore di Luca Paolini, realizzato con il marchio di fabbrica del “Barza Design” all’ultima creazione delle scarpini di Fabio Aru per la Vuelta, Stefano Barzaghi disegna i suoi caschi in un piccolo eremo e racconta a quibicisport come sia nata questa passione che lo porta ogni giorno, da quindici anni, a colorare il treno magico del grande ciclismo.

Barzaghi e i caschi dei campioni: da Paolini a Ganna, da Aru a Nibali e “Frankie”, nel ricordo di Scarponi

«Questa passione è nata per caso – spiega Barzaghi Ho iniziato a disegnare caschi per il motocross nel 1989, dopo aver realizzato il mio da autodidatta e uno per un amico. Al ciclismo sono arrivato nel 2006 con Luca Paolini. L’ho affiancato e fermato per strada, ero molto emozionato e gli ho chiesto di decorare il suo casco. E poi con lo stesso casco ha vinto il Mondiale con Paolo Bettini».

Tutto parte dal momento dell’ispirazione, dall’input dei corridori che da “mecenati” commissionano le bellissime opere d’arte da indossare in gara al genio creativo di Barzaghi, estemporaneo e privo di schemi fissi o bozzetti da seguire. Gli scarpini in versione Looney Tunes sono nati così: «Fabio me l’ha chiesto tre giorni prima della partenza della Vuelta, la sua ultima gara. La fine di un film che ho trasformato in un fumetto. I ciclisti si affidano a me e mi lasciano carta bianca».

E se Aru dovesse continuare? Stefano ha già pronta la soluzione: «Ci mettiamo una X sopra e si riparte». E nella gallery fotografica potete vedere i caschi realizzati per il “Bala” Alejandro Valverde, quello in ricordo di Michele Scarponi – richiestissimo dai clienti – e il Leone delle Fiandre per celebrare il trionfo di Alberto Bettiol nel 2019.

Non solo caschi: la bici speciale di Gianni Moscon e gli assida raggiungere

Ma quanto si impiega a realizzare un casco così particolare e i corridori che tipo di richieste hanno? Stefano Barzaghi ci parla delle scelte di Filippo Ganna: «Non mi dice nulla, faccio io. Lui è molto scaramantico. Per realizzare il casco delle Olimpiadi di Tokyo ho impiegato tre giorni e Kask mi ha fornito sei-sette modelli di casco da crono: con la polvere d’oro devi fare tre strati di trasparente e dedicare particolare attenzione ai parametri indicati dall’UCI e alle esigenze degli atleti».

Non solo caschi, anche bici. Il telaio di Gianni Moscon sublima la filosofia del campione trentino della Ineos-Grenadiers: un gruppo di pecore bianche con una pecora nera che va controcorrente. Ma la “corrente artistica” di Barzaghi è ormai un movimento dominante e dai connotati riconoscibilissimi. I tasselli mancanti del meraviglioso puzzle? «Fabian Cancellara è il corridore che mi è mancato e anche Scarponi mi chiese più volte di realizzarlo, ma con l’Astana non si poteva. Da quando non c’è più Michele, tutti vogliono il casco con il pappagallo Frankie e questo mi rattrista. I campioni che mi piacerebbe avere in futuro? Van der Poel o Van Aert, Pogacar e Roglic. Sarebbe un poker d’assi niente male».