TOKYO 2020 / Cioni: «Tra cronometro e quartetto, Ganna ha dimostrato d’essere un campione. E vi racconto un aneddoto»

Dario Cioni, direttore sportivo della Ineos-Grenadier al Giro d'Italia.
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Nonostante la proverbiale maschera di impassibilità, Dario David Cioni ha vissuto giornate piene di tensione nel corso di queste Olimpiade. Gli atleti della Ineos impegnati a Tokyo erano molti, ma Cioni ha sofferto in particolare le gare di Filippo Ganna, del quale è il preparatore. La cronometro l’hanno preparata fianco a fianco, mentre il lavoro su pista è affidato interamente a Marco Villa.

Giornate difficili, Dario?

«Sì, non lo nego. Ieri Filippo e gli altri italiani hanno fatto qualcosa d’incredibile, una battaglia sul filo dei secondi. Stesso discorso per la cronometro, c’è stata incertezza fino alla fine».

C’è stata delusione per il risultato?

«Per il risultato sì, ho sentito Filippo e lui era il primo ad esserlo, io stesso ho provato dispiacere. Ma per la prestazione no: secondo me quella di Tokyo è stata una delle migliori cronometro di Ganna».

Cosa ti ha stupito di lui nelle ultime settimane?

«Il coraggio. Avrebbe potuto scegliere soltanto una delle due discipline, invece ha deciso di prepararsi sia per la strada che per la pista. Nella prima ha sfiorato il podio, arrivando a 5″ dall’argento, e nella seconda ha già una medaglia in tasca, che sia d’oro o d’argento. Comunque vada, ha disputato una grande Olimpiade».

Quale medaglia vinceremo tra poco?

«La Danimarca ha un passo superiore, inutile negarlo. Vincere sembra molto difficile. Però è pur vero che il loro avvicinamento non è stato privo di tensioni, tra polemiche e la caduta di ieri, mentre quello dell’Italia è scivolato via molto bene. Che la Danimarca sia fortissima già lo sappiamo, dove possa arrivare l’Italia invece ancora no».

E Ganna? Dove può arrivare? Ad ottobre, ad esempio, c’è la Parigi-Roubaix…

«Non escludo che possa farla, però ne parleremo soltanto quando tornerà dalle Olimpiadi. E’ uno dei suoi obiettivi, prima o poi la preparerà per provare a vincerla. Bisogna anche dire, tuttavia, che una Roubaix corsa ad ottobre c’entra poco con l’edizione classica di aprile. Non so quanto possa tornargli utile…»

Se dovessi descrivere Ganna quali aggettivi useresti?

«Di lui mi stupisce il cambiamento quando è in gara e deve preparare un obiettivo. Quando non pedala è tranquillo, disponibile, sereno. In bicicletta si trasforma, diventa una macchina, impressionante per efficacia, consapevolezza e determinazione».

Sembra che nel quartetto soffrano il suo ritmo. Cosa ne pensi?

«Se lo dicono sarà vero, però non vorrei che dicendo così si sminuisse il valore degli altri componenti del quartetto. Ganna non vince da solo, magari è quello che impressiona di più, ma anche gli altri tre non sono da meno. E in merito vi posso raccontare un aneddoto».

Prego.

«Filippo soffre molto le partenze di Francesco Lamon. Per dire che Ganna è forte, fortissimo, ma è questa Italia ad essere grande. Così come Marco Villa, un tecnico che ormai non ha più bisogno di presentazioni».