Tokyo 2020 / Roglic si vendica del cronometro: dall’harakiri del Tour al trionfo olimpico

Primoz Roglic abbraccia il suo staff per la conquista dell'Oro a Tokyo 2020
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Dal salto con gli sci al ciclismo. Dalla sconfitta cocente del Tour 2020, nell’ultima cronometro de la Planche des Belles Filles, all’Oro olimpico. Primoz Roglic è semplicemente tutto questo: nella terra dei Samurai ha ribaltato il destino e riscritto un altro finale dopo il crudele harakiri di 312 giorni fa. Tanti ne sono trascorsi da quei chilometri maledetti che consegnavano la Grande Boucle a Tadej Pogacar. E oggi, nella “Gara Sudoku” di Tokyo 2020, ha conquistato un trionfo memorabile e strameritato.

Roglic, re della crono a Tokyo 2020: dall’inferno al paradiso

Allenati per tanti mesi, prepara una corsa di un giorno, giocati la vita in quaranta chilometri. Questo dovrebbero scrivere i corridori nei biglietti da visita, ed è tanto crudele quanto vero. Sicuramente, questa lezione, la imparano meglio i ragazzi sloveni perché sulla mappa del ciclismo mondiale, sventola ancora la loro bandiera e si confermano il centro del potere del circus a due ruote. Roglic ha messo più chili di rabbia, forza e determinazione sui pedali, su un percorso di certo congeniale alle sue caratteristiche che ha confermato un fatto evidente: la prevalenza del ciclismo solido su quello liquido, l’inconfutabilità dei risultati che cancellano qualsiasi pronostico forzato.

Perché nel ciclismo non si parla di sogni, ma di solide realtà. E la realtà racconta che il coraggio di un ragazzo sfortunatissimo, caduto brutalmente in volo, oggi ci ha regalato una storia bellissima di carattere ostinato e contrario rispetto agli ostacoli incontrati sul proprio percorso sportivo. Roglic, tra l’altro, era caduto anche al Tour de France di quest’anno, ritirandosi anticipatamente e vedendo svanire ancora una volta l’obiettivo maglia gialla, da contendere al suo connazionale Tadej Pogacar.

Ma il cuore di certi uomini è profondo e ostinato e quello di Roglic l’ha portato nell’Olimpo dello sport. Dall’inferno al paradiso, chapeau Primoz. Missione compiuta!